Avviare un’impresa è difficile 8 volte su 10
Avviare un'impresa è difficile 8 volte su 10: ecco cosa ci suggeriscono gli ultimi dati forniti dal report di Unioncamere.

In un contesto economico in così rapida evoluzione, aprire un’impresa in Italia è ritenuto molto difficile per la stragrande maggioranza dei giovani imprenditori. Secondo quanto riportato dal segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, durante un incontro dedicato all’orientamento, alle nuove imprese e al placement organizzato in collaborazione con Almalaurea, infatti, quasi l’80% dei neoimprenditori segnala difficoltà nell’avviare una nuova attività commerciale.
Il mercato del lavoro
Il mercato del lavoro italiano sta attraversando una trasformazione strutturale. La popolazione giovanile, pur rappresentando una risorsa sempre più preziosa, è in costante diminuzione: i dati – che mostrano un trend preoccupante – confermano infatti che tra il 2011 e il 2024, l’Italia ha perso circa un milione di giovani nella fascia d’età 18-34 anni.
La contrazione demografica ha evidentemente avuto ripercussioni dirette sul tessuto imprenditoriale nazionale. Si è infatti registrata una riduzione del 31% delle imprese attive gestite da under 35, accompagnata da una progressiva diminuzione delle nuove iscrizioni, passate dal 34,6% del totale nel 2011 al 27,8% nel 2024.
Parallelamente, si osserva un incremento dell’occupazione dipendente: dal 2015 al 2024, il numero di occupati dipendenti principalmente a tempo pieno nella fascia 15-34 anni è aumentato di 640mila unità. Un dato che sembra dunque suggerire una preferenza crescente dei giovani per il lavoro subordinato rispetto all’autoimprenditorialità.
Le barriere all’ingresso nel mondo imprenditoriale
Secondo l’analisi di Unioncamere, più della metà dei nuovi imprenditori identifica nelle procedure amministrative l’ostacolo principale all’apertura di un’impresa. La burocrazia, insieme alle crescenti competenze tecnologiche, manageriali e finanziarie richieste per gestire un’attività imprenditoriale nel contesto attuale, rappresenta pertanto un deterrente non certo marginale per molti aspiranti imprenditori.
Come sottolineato da Tripoli, occorrono dunque politiche e strumenti adeguati a sostenere l’imprenditorialità giovanile. L’implementazione di misure di supporto mirate potrebbe facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo imprenditoriale, contribuendo a rivitalizzare questo segmento del mercato.
Segnali positivi: l’ascesa dell’innovazione
Nonostante il quadro generale presenti diverse criticità, emergono anche elementi incoraggianti. Un dato particolarmente positivo riguarda la crescita delle imprese più tecnologiche e il rafforzamento delle start-up innovative. Le statistiche mostrano un trend in controtendenza per questo specifico segmento: tra il 2016 e il 2024, le start-up innovative sono più che raddoppiate, passando da meno di 6.000 a oltre 12.000, con un incremento del 111,6%.
Il fenomeno indica quindi una trasformazione qualitativa dell’imprenditoria giovanile, sempre più orientata verso settori ad alto contenuto tecnologico e innovativo. I giovani imprenditori, pur diminuendo in termini numerici complessivi, sembrano pertanto concentrarsi in ambiti che richiedono competenze avanzate e offrono maggiori prospettive di crescita.
Uno sguardo al futuro
L’analisi dei dati presentati da Unioncamere evidenzia infine la necessità di un intervento strutturato per incentivare l’imprenditorialità giovanile in Italia. La semplificazione delle procedure amministrative, l’accesso facilitato al credito e programmi di formazione mirati potrebbero contribuire a invertire la tendenza negativa registrata negli ultimi anni.
Inoltre, il successo delle start-up innovative suggerisce l’opportunità di potenziare gli ecosistemi dell’innovazione, creando ambienti favorevoli allo sviluppo di nuove idee imprenditoriali ad alto potenziale di crescita.