
La fintech svedese Klarna ha finalmente coronato un percorso ventennale con la quotazione al New York Stock Exchange. Un traguardo che racconta una storia di resilienza, di impatto sull’ecosistema e di fragilità dei mercati europei.
Il lungo cammino verso Wall Street
“Andare in Borsa a New York è enorme. Non è solo una pietra miliare; è una dichiarazione. È la prova che un gruppo di sognatori testardi di Stoccolma può affrontare il mondo — e vincere.” Con queste parole, il cofondatore e CEO Sebastian Semiatkowski ha celebrato l’ingresso in Borsa, vestito con una giacca rosa in perfetto stile Klarna.
Il primo giorno di contrattazioni ha visto un balzo del titolo, chiudendo con una capitalizzazione di mercato pari a 17 miliardi di dollari. Un risultato importante, raggiunto al termine di un percorso tutt’altro che lineare: tra oscillazioni di valutazione, battaglie interne al consiglio e un contesto di mercato sempre più volatile.
Lezioni di un percorso ventennale
La storia di Klarna dimostra innanzitutto quanto sia arduo costruire una startup di successo. Non esistono scorciatoie. “Ripenso spesso ai primi giorni — a come riuscivamo a sopravvivere a fatica, a come puntammo tutto su questa visione”, ha ricordato Semiatkowski. “Siamo stati respinti ovunque, derisi più volte di quante ne possa contare. Ma abbiamo continuato.”
Vent’anni di prove, errori, successi e battute d’arresto hanno insegnato che gli ingredienti fondamentali restano la perseveranza e una straordinaria capacità di resistenza. Non a caso, secondo il report State of Tech Exits di CB Insights, l’età media delle startup che approdano in Borsa nel 2024 è di 16 anni, rispetto ai 12 anni registrati nel 2015.
A rallentare l’IPO di Klarna hanno contribuito sia le turbolenze dei mercati sia le tensioni interne. Nel 2021, in piena bolla degli investimenti, SoftBank guidò un round che valutò la società 46 miliardi di dollari. Solo tre anni dopo, nel 2024, si consumò un acceso scontro in consiglio: Matt Miller di Sequoia tentò — senza successo — di sostituire Mike Moritz come presidente.
L’effetto domino sull’ecosistema
Il secondo insegnamento riguarda l’impatto positivo che un’exit di successo può avere sull’ecosistema locale. Le IPO alimentano nuove ambizioni, riciclano capitale e attraggono ulteriori investitori.
Secondo l’investitore Nick Katz, almeno 62 startup sono già state fondate da ex dipendenti Klarna. Tra questi Niklas Adalberth, cofondatore della fintech e creatore di Norrsken, Sara Johansson, fondatrice di Briqpay, e Lena Hackelöer, fondatrice di Brite Payments.
Il fenomeno non sembra destinato a fermarsi: oltre 40 dipendenti Klarna sono diventati milionari grazie all’IPO, secondo le stime di Sifted. Un nuovo nucleo di “Klarna mafia” è pronto a diffondere competenze, capitali e ambizioni nella scena tech europea.
Il nodo irrisolto dei mercati europei
Se da un lato l’IPO ha rafforzato Klarna e il suo ecosistema, dall’altro ha messo in luce ancora una volta la debolezza dei mercati dei capitali europei.
A un certo punto, Semiatkowski aveva valutato l’ipotesi di una quotazione a Londra, attratto dalle opportunità di un quadro normativo più flessibile post-Brexit. Tuttavia, la liquidità superiore e le valutazioni più elevate offerte da Wall Street hanno finito per prevalere.
Il risultato? Prima della quotazione, i maggiori azionisti di Klarna erano perlopiù investitori non europei: Sequoia (21%), Heartland A/S (10%), Commonwealth Bank of Australia (5%), Silverlake (5%), GIC (2%), Blackrock (2%), HMI Capital (2%) e Mubadala Investment Co (2%). L’unico europeo era Heartland, la family office del miliardario danese Anders Holch Povlsen.
La domanda resta aperta: dove erano i venture capital e gli investitori istituzionali di Stoccolma? Perché la società non ha scelto una piazza europea?
Tre lezioni per l’Europa
La parabola di Klarna evidenzia tre messaggi chiave per le startup e per i policymaker europei:
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Costruire una startup richiede tempo, resilienza e sacrifici. L’exit di Klarna è il frutto di vent’anni di ostinazione.
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Le exit rafforzano l’ecosistema. La nascita della “Klarna mafia” testimonia come il capitale umano e finanziario generato possa alimentare nuove imprese.
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L’Europa deve colmare i suoi limiti strutturali. La fuga delle IPO oltreoceano e la scarsa presenza di capitali locali negli azionariati sono segnali di un problema irrisolto.
L’IPO di Klarna mette in luce sia i punti di forza incoraggianti sia le debolezze persistenti dell’ecosistema tecnologico europeo. Forse è arrivato il momento di fare qualcosa.
Il debutto di Klarna a Wall Street non è quindi solo la celebrazione di una fintech visionaria, ma anche un monito all’Europa: senza un rafforzamento dei mercati dei capitali e un maggiore coinvolgimento degli investitori istituzionali, rischiamo di vedere altri campioni locali crescere, ma maturare altrove.
Fonte: Sifted