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Il caso Crunchbase, come l’AI sta rivoluzionando le previsioni di fundraising e IPO

L’intelligenza artificiale di Crunchbase analizza “segnali nascosti” – cioè azioni meno visibili ma significative – come aggiornamenti nei profili aziendali, variazioni nel team esecutivo, picchi nelle ricerche utente e altri dati comportamentali sulla piattaforma. Usando oltre 17 anni di dati storici, l’algoritmo riesce a identificare pattern che anticipano eventi finanziari.

Prevedere con precisione quando una startup è pronta a raccogliere fondi, a essere acquisita o a fare il suo debutto in borsa è da sempre una delle sfide più ambiziose per investitori, analisti e imprenditori. Ma oggi, grazie all’intelligenza artificiale, questa previsione sta diventando molto più accurata. Crunchbase, uno dei principali database globali dedicati alle startup, ha lanciato un motore predittivo in grado di anticipare questi eventi con una precisione che può raggiungere il 95%.

Fondata nel 2007 e separatasi da AOL nel 2015, Crunchbase è conosciuta per il suo vasto archivio di dati su startup e operazioni di investimento. Per anni, il suo modello di business è rimasto pressoché invariato: offrire accesso a dati finanziari, profili aziendali e cronologie di raccolta fondi. Tuttavia, di fronte alla crescente concorrenza nel settore dell’analisi predittiva – guidata da strumenti sempre più avanzati come ChatGPT – la società ha scelto di reinventarsi.

Il motore predittivo

Il nuovo strumento lanciato da Crunchbase è il risultato di 17 anni di dati raccolti e aggregati su centinaia di migliaia di startup. L’intelligenza artificiale è stata addestrata a individuare pattern significativi nei comportamenti digitali delle aziende e degli utenti che interagiscono con la piattaforma. Tra questi segnali ci sono le modifiche ai profili aziendali, i cambiamenti nella composizione del team dirigenziale, l’aumento delle visite ai profili e le ricerche effettuate dagli utenti registrati.

L’intelligenza artificiale è stata addestrata a individuare pattern significativi nei comportamenti digitali delle aziende e degli utenti che interagiscono con la piattaforma.

Questi “segnali deboli”, spesso invisibili all’occhio umano, vengono rielaborati dall’algoritmo per generare previsioni estremamente accurate su quando una startup è prossima a raccogliere fondi, a essere acquisita o a lanciarsi nel mercato azionario. Secondo Crunchbase, l’accuratezza del modello nelle previsioni di fundraising può arrivare al 95%. Tuttavia, l’AI si è dimostrata molto meno affidabile nel prevedere la chiusura delle startup, con un’accuratezza ancora inferiore al 50%.

Perché ora?

L’evoluzione di Crunchbase verso un modello AI-driven non è nata in un vuoto strategico, ma è frutto di pressioni competitive concrete. L’arrivo sul mercato di strumenti come ChatGPT ha reso evidente la necessità di integrare funzionalità predittive e di generazione automatica di contenuti. L’azienda ha risposto non solo investendo pesantemente in scienza dei dati, ma anche ridimensionando il personale in alcune aree per allocare risorse verso l’intelligenza artificiale.

La capacità di prevedere con largo anticipo trend e operazioni chiave può trasformare il modo in cui gli investitori prendono decisioni e in cui le startup costruiscono il proprio percorso verso la crescita

Questa trasformazione, secondo il CEO Jager McConnell, rappresenta una vera e propria “reinvenzione” del core business. La sfida non è solo mantenere la competitività, ma anche diventare una piattaforma proattiva, in grado di suggerire opportunità e strategie prima ancora che i trend emergano nel mercato.

I vantaggi per gli utenti

L’obiettivo finale di Crunchbase è quello di fornire ai propri utenti – analisti, investitori, corporate, startup – uno strumento che non si limiti a mostrare ciò che è già successo, ma che anticipi il futuro. I segnali predittivi possono aiutare i venture capitalist a identificare le aziende più promettenti prima che entrino nei radar dei concorrenti. Allo stesso tempo, le corporate possono individuare opportunità di acquisizione con tempismo migliore, mentre le startup stesse possono ottenere visibilità e capitali nel momento in cui sono più pronte a crescere.

Questo tipo di servizio predittivo si affianca alla già esistente funzionalità di “SignalRank”, che consente di valutare le startup in base alla probabilità che ottengano finanziamenti, e si configura come un passo avanti nell’automazione del deal flow.

Le sfide

Nonostante l’entusiasmo, restano alcune incognite. La più evidente riguarda la fiducia nel sistema predittivo. Sebbene l’accuratezza dichiarata sia elevata per quanto riguarda le raccolte fondi, le previsioni sulle IPO o le acquisizioni sono ancora soggette a margini d’errore più elevati, soprattutto in mercati volatili come quello attuale. Inoltre, l’affidabilità dell’AI dipende in larga parte dalla qualità e quantità dei dati: le startup che non mantengono aggiornato il proprio profilo o che operano in settori poco visibili rischiano di sfuggire al radar dell’algoritmo.

Un’altra sfida sarà quella di distinguere tra correlazione e causalità. Un aumento delle visite a un profilo può indicare un prossimo round di finanziamento, ma può anche essere il risultato di una campagna di PR o di un picco d’interesse temporaneo.

E in Italia?

Le implicazioni per l’ecosistema italiano sono rilevanti. In un Paese dove spesso manca una cultura del dato e dell’aggiornamento sistematico delle informazioni aziendali, strumenti come quello di Crunchbase potrebbero penalizzare le startup meno digitalizzate. Tuttavia, rappresentano anche un’opportunità. Le aziende italiane che adotteranno un approccio più trasparente, proattivo e orientato ai dati potranno aumentare significativamente le proprie possibilità di attrarre capitali internazionali.

Le aziende italiane che adotteranno un approccio più trasparente, proattivo e orientato ai dati potranno aumentare significativamente le proprie possibilità di attrarre capitali internazionali.

Inoltre, un simile modello potrebbe essere replicato da piattaforme locali o integrato in ecosistemi nazionali, favorendo un mercato del venture capital più efficiente e meritocratico.

Un punto di svolta

Il motore predittivo di Crunchbase è una delle prime applicazioni concrete dell’intelligenza artificiale nel campo della previsione di eventi finanziari legati alle startup. Non è perfetto, ma rappresenta un punto di svolta. La capacità di prevedere con largo anticipo trend e operazioni chiave può trasformare il modo in cui gli investitori prendono decisioni e in cui le startup costruiscono il proprio percorso verso la crescita.

Il motore predittivo di Crunchbase è una delle prime applicazioni concrete dell’intelligenza artificiale nel campo della previsione di eventi finanziari legati alle startup

L’Italia, se vuole restare competitiva in questo nuovo scenario, dovrà abbracciare l’AI non solo come tecnologia, ma come cultura di gestione dei dati. La previsione non è più solo una sfera di cristallo: è una scienza fatta di segnali, modelli e algoritmi. E il futuro, sempre più, sarà dei dati che sappiamo leggere prima degli altri.

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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