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La crisi della fiducia e il peso del risentimento: cosa rivela l’Edelman Trust Barometer 2025 sull’Italia

A venticinque anni dal primo Edelman Trust Barometer, il 2025 segna una svolta epocale: la fiducia, capitale intangibile ma decisivo per la coesione sociale e lo sviluppo economico, entra in una fase di “crisi da risentimento” (Crisis of Grievance). L’indagine, condotta su oltre 33.000 intervistati in 28 mercati, fotografa un sistema istituzionale che non riesce più a generare consenso diffuso. In Italia, come nel resto del mondo, il senso di ingiustizia economica e sociale mina la credibilità delle istituzioni e trasforma il risentimento in un elemento strutturale della cultura civica.

1. Fiducia stagnante, risentimento crescente

Nel Trust Index 2025, l’Italia resta inchiodata a quota 50 punti, una soglia di neutralità che riflette una fiducia fragile e diseguale. A livello europeo la media è di 47 punti, mentre la media globale si attesta a 54. Nonostante un miglioramento di otto punti rispetto al 2015, la fiducia italiana non mostra segnali di crescita sostanziale negli ultimi tre anni.
A incidere è soprattutto la disuguaglianza di fiducia tra classi sociali: la differenza tra cittadini a reddito alto e basso raggiunge i 12 punti (44 contro 56). Il “divario di fiducia” non è più solo economico, ma cognitivo: chi si percepisce escluso dal sistema tende a considerare istituzioni, media e imprese come entità che agiscono nell’interesse di pochi.

2. Il sentimento anti-élite e la crisi della legittimità

Oltre il 70% degli italiani crede che “i ricchi non paghino la loro giusta quota di tasse” e che “la loro egoistica ricerca di profitto” sia alla base di molti problemi del Paese. Questo sentimento anti-élite è accompagnato da un dato allarmante: il 77% teme che leader politici e aziendali “mentano intenzionalmente” al pubblico, un livello mai raggiunto prima. La percezione di manipolazione sistematica dell’informazione e la sfiducia verso la comunicazione istituzionale alimentano un clima di sospetto cronico.

3. Dalla sfiducia all’ostilità: l’attivismo come risposta estrema

Uno dei fenomeni più preoccupanti emersi dal report è la normalizzazione dell’attivismo ostile. Quasi quattro italiani su dieci approvano comportamenti aggressivi per “spingere al cambiamento”, includendo attacchi online (28%), diffusione di disinformazione (23%) e persino atti di violenza o vandalismo (19%). La fascia più giovane (18-34 anni) è la più incline a considerare accettabili queste pratiche: il 56% dichiara di approvarle.
Questo dato segnala una radicalizzazione del dissenso che nasce da un cortocircuito di fiducia: se le istituzioni non sono ritenute capaci di rispondere ai bisogni collettivi, cresce la tentazione di scavalcarle o distruggerle.

4. Lavoro, tecnologia e globalizzazione: le nuove ansie italiane

L’incertezza economica si traduce in paura diffusa. Il 71% dei lavoratori italiani teme che una nuova recessione possa minacciare il proprio impiego, mentre il 73% teme la delocalizzazione e il 62% l’automazione. È un cocktail di ansie — globalizzazione, tecnologia e stagnazione — che alimenta la percezione di un futuro privo di opportunità. Solo il 22% crede che la prossima generazione vivrà meglio, uno dei dati più bassi tra i Paesi sviluppati.

Il 71% dei lavoratori italiani teme che una nuova recessione possa minacciare il proprio impiego


Questo crollo di ottimismo intergenerazionale evidenzia un passaggio critico: la fiducia nel progresso, pilastro delle democrazie industriali, non è più data per scontata.

5. Discriminazione e paura dell’esclusione

L’edizione 2025 segna anche un record di paura della discriminazione. In Italia, il 65% degli intervistati teme di essere vittima di pregiudizi, un aumento di 14 punti rispetto al 2021. Il timore attraversa tutte le fasce sociali, compresi i redditi alti e i giovani professionisti. L’erosione della fiducia non è quindi soltanto verticale (nei confronti del potere), ma anche orizzontale: cresce la diffidenza reciproca tra cittadini, generi e generazioni.

6. Il risentimento come nuovo paradigma sociale

Quasi sette italiani su dieci dichiarano di provare un senso di risentimento verso “il governo, le imprese e i ricchi”. È la cifra più esplicita della crisis of grievance. Questo sentimento si traduce in una mentalità “a somma zero”: il 62% di chi mostra alti livelli di risentimento crede che “ciò che favorisce chi ha idee politiche diverse rappresenti una perdita per sé”. In altre parole, l’empatia sociale viene sostituita dalla competizione permanente.

L’empatia sociale viene sostituita dalla competizione permanente.

Edelman identifica in questa polarizzazione la minaccia più seria per il contratto sociale: più cresce il risentimento, più si riduce la fiducia nelle istituzioni e nelle tecnologie emergenti (ad esempio, solo il 20% dei più risentiti dichiara di fidarsi dell’intelligenza artificiale, contro il 48% dei meno risentiti).

7. Il ruolo dell’impresa nella ricostruzione della fiducia

Nonostante tutto, il business resta l’istituzione più affidabile in Italia, con il 56% di fiducia, contro il 52% dei media, il 51% delle ONG e il 40% del governo. Le aziende vengono percepite come le uniche entità “competenti ed etiche”, con un miglioramento di 17 punti nella dimensione etica dal 2020. Tuttavia, anche qui la fiducia è condizionata dal livello di risentimento: tra i soggetti con alto grievance, l’etica percepita delle imprese cala di 84 punti e la loro competenza di 50.
Questo significa che il ruolo reputazionale delle imprese non è garantito: deve essere continuamente alimentato da pratiche trasparenti, inclusione economica e attenzione reale alle comunità locali. Non a caso, l’83% degli italiani chiede che le aziende offrano lavori ben retribuiti e programmi di reskilling per competere nel mercato futuro. Inoltre, chi si sente più escluso è anche chi pretende più intervento sociale da parte del business: il 72% degli individui con alto risentimento ritiene che le imprese non stiano facendo abbastanza su temi come cambiamento climatico, accessibilità e disinformazione.

8. Il mandato per i CEO: agire con legittimità sociale

Il Barometer 2025 conferma che i CEO hanno una “licenza di agire” su questioni sociali solo se il loro intervento è percepito come coerente con la mission aziendale e capace di produrre risultati concreti. Il 70% degli italiani approva l’impegno dei leader d’impresa quando serve a risolvere problemi creati dalle aziende stesse o a proteggere clienti e dipendenti. Il mandato etico è chiaro: la responsabilità sociale non è un optional, ma un prerequisito per mantenere la fiducia in un contesto dove l’autorità istituzionale è in declino.

9. Media e informazione: la battaglia per la verità

Nel 2025, la fiducia nei media tradizionali italiani si ferma al 53%, mentre i motori di ricerca restano la fonte più credibile (63%), seguiti da media “owned” (41%) e social media (35%). È un dato coerente con la tendenza decennale: il pubblico considera sempre più inaffidabili i canali editoriali tradizionali e si sposta verso strumenti percepiti come neutrali, anche se spesso lo sono solo in apparenza.

La fiducia nei media tradizionali italiani si ferma al 53%, mentre i motori di ricerca restano la fonte più credibile (63%)


Tre quarti degli italiani credono che “i media privilegino il pubblico o l’ideologia rispetto alla verità”, confermando un clima informativo dominato da sospetto e frammentazione.

10. Fiducia, risentimento e ottimismo: il triangolo decisivo

Uno dei messaggi più potenti dell’Edelman Trust Barometer 2025 è che la fiducia e l’ottimismo economico sono direttamente correlati. Nei Paesi dove il livello di fiducia è alto, l’ottimismo personale cresce in modo esponenziale e il risentimento diminuisce. Dove la fiducia è bassa, prevale la narrativa del declino e la percezione di ingiustizia diventa sistemica.
Per Edelman, la ricetta è chiara: per dissipare il risentimento e riaccendere la speranza, le istituzioni devono “restituire risultati tangibili che migliorino la vita quotidiana delle persone”. Ciò implica trasparenza, inclusione economica e una nuova alleanza pubblico-privato basata su un principio di equità percepita.

11. Verso una nuova governance della fiducia

Il report si chiude con un invito all’azione: “Restoring trust and building optimism amid the crisis of grievance”. Le istituzioni devono agire su tre fronti.

  1. Affrontare le cause del risentimento – riconoscendo le disuguaglianze economiche e le asimmetrie informative che lo alimentano.

  2. Esercitare il “license to act” del business – le imprese devono farsi carico di obiettivi sociali, senza rinunciare alla redditività.

  3. Collaborare in modo inter-istituzionale – solo l’alleanza tra governo, media, ONG e aziende può invertire la tendenza alla sfiducia.

Un Paese intrappolato

L’Edelman Trust Barometer 2025 restituisce l’immagine di un Paese intrappolato tra paura, risentimento e ricerca di autenticità. La fiducia non è scomparsa, ma si è spostata: dai vertici istituzionali alle reti di prossimità, dai sistemi formali alle relazioni percepite come genuine. Per uscire dalla crisi del risentimento, l’Italia deve ridefinire il proprio contratto sociale partendo da una convinzione semplice ma rivoluzionaria: la fiducia è il primo motore della crescita.

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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