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Gianluigi Bonanomi, lavorare in proprio ripartendo da zero

Inventarsi un lavoro e puntare tutto su se stessi quando non si ha più un'azienda alle spalle. Gianluigi Bonanomi, un freelance del 2014

Partire con un proprio progetto imprenditoriale è sempre una sfida. Una sfida prima di tutto con se stessi e con la capacità di trasformare in realtà i propri sogni e le proprie ambizioni, ma si tratta comunque di un’avventura che non sempre deriva da una libera scelta. In molti casi mettersi in gioco e diventare un freelance o una startup a tutti gli effetti rappresenta una scelta obbligata, dettata da eventi che non dipendono direttamente da noi.
Gianluigi Bonanomi, giornalista informatico, impiegato per 10 anni presso una grande casa editrice sa bene di cosa stiamo parlando…

Avevo lo stipendio fisso tutti i mesi…

Gianluigi, tu in pratica sei stato costretto a reinventarti?

Sì, per fortuna il tracollo dell’azienda non è avvenuto dalla sera alla mattina. C’è stato un periodo, molto duro, in cui però ho potuto guardarmi in giro. Mi sono accorto subito di avere un problema: dopo anni rinchiuso in ufficio, la mia immagine e la presenza online (il mio personal branding, come  si dice oggi) erano deboli, quasi inesistenti. Rimboccate le maniche, mi sono costruito da zero delle professioni: quella del freelance, dello scrittore, del consulente, del docente.

Da uno a quattro lavori. Dove sta il trucco?

Nell’usare diversi canali per veicolare gli stessi contenuti. Non nascondo che ho dovuto lavorare anche gratis (pare un ossimoro), ma è la norma ormai.

Quanto sono importanti i social network per costruirsi un’identità professionale?

Sono fondamentali, soprattutto per chi si occupa di comunicazione (ma non solo). Sembra fantascienza, ma negli Usa le agenzie di PR, già oggi, scartano chi ha un Klout score basso…

Oggi di cosa ti occupi?

Ho fatto tesoro della mia lunga esperienza di giornalista hi-tech, e scrivo ancora per riviste e siti di settore e non. Ma ho dovuto fare un passo indietro: sono tornato a fare il collaboratore, come una dozzina di anni fa. Poi faccio il consulente per la comunicazione di un paio di multinazionali, curando blog e social media (sempre lato contenuti). Infine mi occupo di formazione: tengo corsi di informatica, Internet e social network: da libero professionista e collaboro con due o tre aziende del settore. Ma la cosa che mi diverte di più, che però porta più visibilità che denari, è leggere e scrivere. Leggo per fare le recensioni di manuali ed eBook: in TV, su Telelombardia prima (Netc@fe) e 7 Gold poi, e altrove (vedi il nuovo progetto Tech Radio). Scrivo anche manuali e saggi per diversi editori: Hoepli e Fag, e dirigo una collana di eBook (“Fai da tech”) per Ledizioni. Insomma, faccio davvero un sacco di cose perchè oggi si lavora così. Proprio in questo periodo, sto avviando una società con altre due persone, una vera startup che si occuperà di e-learning. Tanto per non farmi mancare nulla…

Ma si riesce a sopravvivere scrivendo libri?

Domanda di riserva? :) Il mercato dei libri, in Italia, non se la passa bene. E nemmeno gli autori, tranne i soliti noti (non certo io). Un autore, poi, se lavora con un editore tradizionale, si deve accontentare di un 8% di royalties (scordandosi gli anticipi). Prima o poi mi butterò anche sul self-publishing, magari provando a fare e-commerce direttamente sul mio sito. In ogni caso, nel mio settore (divulgazione tecnologica, manualistica informatica), a meno che tu non sia un “mostro sacro” o un “serial writer”, un libro non è un veicolo di guadagno, almeno non direttamente… Vi racconto una chicca: un libro uscito molto tempo fa è ormai a “fine vita”: l’editore, la scorsa settimana, mi ha mandato il resoconto dei miei introiti trimestrali. Sono negativi. Non nel senso che le vendite vanno male (alla faccia della mitica “coda lunga”): hanno proprio il segno meno davanti. Ho guadagnato -0.89 euro. Problemi di resi. Un delirio.

Hai scritto anche un eBook gratuito, non puoi lamentarti dei guadagni…

Ecco, appunto. Visto che con gli eBook non si guadagna, per una volta l’ho deciso io. Dopo anni di letture e recensioni di testi digitali, ho lavorato al progetto “101 eBook gratis (oltre questo)”, una raccolta dei migliori eBook free che si possono scaricare dalla Rete, per dimostrare che costo zero non vuol dire zero valore, anzi. Dal mio punto di vista, è stato un esperimento, una scommessa.

Quindi, la tua è stata una vera e propria strategia…

Sì. Volevo guadagnare visibilità, e sta funzionando. Nell’arco di ventiquattro ore dalla pubblicazione il libro era già in testa alla classifica dei più scaricati di Amazon e, a distanza di tre mesi, è ancora stabilmente in top ten.

Che consigli daresti a chi sta per investire su se stesso?

Prima di tutto, fare il punto della situazione per capire quali sono le basi da cui partire, un po’ come quando si cercano le keyword giuste da piazzare nel profilo LinkedIn. Quindi specializzarsi, i tuttologi esistono solo in TV: leggere, studiare, informarsi. Diventare esperto del proprio settore, meglio se una nicchia. Far emergere le proprie competenze, promuovendosi online (con siti, blog e sui social) e, soprattutto, facendo networking.
La butto lì. Un tempo pensavo che fare il giornalista fosse: 80% scrivere e 20% tutto il resto (pubbliche relazioni, fare rete, costruirsi un brand e così via). Ora non dico che sia esattamente il contrario, ma poco ci manca.

Un consiglio? Diventare esperto del proprio settore, meglio se una nicchia…

Da 1 a 10, quanto è difficile oggi lavorare in proprio?

Dal punto di vista economico, 8. Ma la qualità della vita (weekend o sere sul computer e soldi a parte) migliora nettamente.

 

Per conoscere meglio Gianluigi Bonanomi, il suo sito è www.gianluigibonanomi.com

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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