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Il 28° regime: l’idea europea che potrebbe semplificare la vita alle startup

Creare un’impresa in Europa significa spesso confrontarsi con una giungla di regole diverse, una per ogni Paese. Ciò che è semplice in Italia può diventare complicato in Germania, Francia o Spagna. Eppure, l’obiettivo dell’Unione Europea è da sempre quello di costruire un mercato unico davvero integrato.
Ma come si può unificare senza imporre tutto dall’alto? La risposta, secondo Bruxelles, si chiama 28° regime.

Un’idea nata per semplificare

Il cosiddetto ventottesimo regime giuridico è un meccanismo pensato per semplificare la vita delle imprese europee, soprattutto quelle che operano oltre confine.
Invece di obbligare i 27 Stati membri a modificare le proprie leggi – un processo lungo, complesso e spesso politicamente delicato – l’UE crea un regime giuridico opzionale, valido in tutta Europa.

Chi vuole può adottarlo, chi preferisce mantenere la normativa nazionale può continuare a farlo.
In pratica, accanto ai 27 regimi nazionali ne nasce un ventottesimo, comune e uniforme, che convive con gli altri e permette alle aziende di scegliere.

Cosa significa per chi fa impresa

Per una startup che lavora in più Paesi europei, la possibilità di applicare un unico insieme di regole rappresenta un vantaggio enorme.
Pensiamo al caso di un e-commerce italiano che vende prodotti anche in Germania, Francia e Olanda. Oggi deve rispettare quattro diverse normative sui contratti, la privacy e la tutela dei consumatori. Con un 28° regime europeo, potrebbe applicare una sola normativa valida ovunque, riducendo tempi, costi legali e burocrazia.

In altre parole, il 28° regime è un passaporto legale per operare in Europa.
Un modo per spostarsi da un Paese all’altro senza cambiare “lingua giuridica” a ogni confine.

Un diritto europeo più semplice non è un sogno, ma una necessità. Perché se l’Europa vuole davvero essere un mercato unico, deve prima di tutto parlare una sola lingua: quella della semplicità.

Gli esempi già in campo

L’idea del 28° regime non è solo teorica: alcuni esempi esistono già.
Il più noto è la Società Europea (SE), una forma societaria che può essere adottata da imprese che operano in più Stati membri e vogliono un’unica struttura giuridica riconosciuta ovunque.
Un altro è il Brevetto Unitario Europeo, che consente di proteggere un’invenzione con un solo titolo valido in diversi Paesi.

Negli anni, la Commissione ha proposto anche un contratto europeo di vendita per gli scambi online, pensato per semplificare il commercio digitale. Il progetto non è mai stato approvato, ma ha contribuito a mantenere aperto il dibattito sul futuro del diritto europeo per le imprese.

Un’Europa che sperimenta

Il 28° regime rappresenta una via intermedia tra armonizzazione e libertà.
Non cancella le differenze nazionali, ma offre un’alternativa più semplice e moderna a chi vuole crescere oltre i confini. In un momento storico in cui la competitività passa dalla capacità di muoversi rapidamente nei mercati internazionali, avere regole comuni può fare la differenza. Per molte startup europee, il 28° regime potrebbe significare meno burocrazia e più tempo da dedicare all’innovazione.

Un modello per il futuro

L’obiettivo non è solo giuridico, ma politico: costruire un’Europa che semplifica invece di complicare, che non impone ma propone, che crea fiducia tra cittadini, imprese e istituzioni.
Il 28° regime, se applicato con intelligenza, può diventare un modello per la governance europea del futuro: un laboratorio dove sperimentare norme comuni, farle crescere e poi – solo se funzionano – renderle universali. In un’Unione che punta sempre più all’integrazione digitale e all’innovazione transnazionale, questa logica potrebbe essere la chiave per una nuova stagione di crescita condivisa.

Una nuova spinta per la semplificazione dell’Europa

Una lettera firmata da 19 Stati membri — tra cui l’Italia, la Germania e la Francia — è stata inviata ai vertici delle istituzioni europee con un messaggio chiaro: «Commissione Europea, Consiglio dell’Unione Europea e Parlamento Europeo devono cambiare passo in materia di semplificazione normativa e competitività del mercato unico».

Nella missiva, gli Stati chiedono tre azioni principali:

  • una revisione sistematica delle normative UE per individuare quelle obsolete o eccessive;

  • una riduzione del corpus normativo con pacchetti legislativi omnibus proposti con continuità;

  • un limite più rigoroso nella produzione di nuove norme, a favore dei principi di attribuzione, sussidiarietà e proporzionalità.

Le parole di Meloni

Giorgia Meloni interviene sul 28° regime.
Giorgia Meloni interviene sul 28° regime.

L’Italia, tramite il premier Giorgia Meloni, ha sottoscritto la lettera e ha rilanciato la propria posizione. Come dichiarato:

«Chiediamo la riduzione del corpus normativo e lo smantellamento delle norme obsolete, pur mantenendo gli obiettivi politici, gli standard pertinenti e l’integrità del mercato unico. Ciò richiede un flusso costante di proposte omnibus da parte della Commissione europea per tutta la durata del suo mandato».

Per le imprese che operano su più mercati europei — come le startup che cercano scalabilità internazionale — la prospettiva di un quadro normativo più snello e uniforme può rappresentare un vantaggio concreto. Meno burocrazia, tempi più rapidi per l’avvio di progetti, maggiore chiarezza nelle regole. In pratica: meno ostacoli legali e maggiore agilità operativa.

Lo stato dell’arte e cosa succede ora

La lettera impone una scadenza politica: i firmatari chiedono che già al prossimo vertice del Consiglio Europeo (indicativamente alla fine di ottobre) vengano definite le prime “missioni specifiche” per impostare il nuovo corso. La sfida è sia tecnica sia politica: dovrà convincere una maggioranza degli Stati membri e realizzare uno strumento operativo di semplificazione che vada al-di là dei proclami.

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