
Quando nel febbraio 2021 Robert Downey Jr. citò entusiasticamente Ÿnsect al “Late Show” durante il weekend del Super Bowl, la startup francese dell’insect farming sembrava incarnare alla perfezione il sogno dell’innovazione sostenibile europea. Quasi quattro anni dopo, la realtà è diametralmente opposta: Ÿnsect è entrata in liquidazione giudiziale per insolvenza, chiudendo una parabola che solleva interrogativi profondi su strategia, tempismo e capital allocation nel mondo delle startup industriali.
Oltre 600 milioni raccolti, ricavi insufficienti
Il fallimento di Ÿnsect non è arrivato all’improvviso. Da mesi la società era in difficoltà finanziaria, nonostante avesse raccolto oltre 600 milioni di dollari da una combinazione di investitori privati, fondi impact e capitale pubblico. Tra questi figuravano la FootPrint Coalition di Downey Jr., fondi come Astanor Ventures e la banca pubblica d’investimento Bpifrance.
Il nodo centrale era il fatturato. Secondo dati pubblici, i ricavi della capogruppo hanno raggiunto un picco di 17,8 milioni di euro nel 2021, una cifra in parte gonfiata da trasferimenti intercompany. Nel 2023, la perdita netta ha toccato i 79,7 milioni di euro. Numeri difficilmente compatibili con un modello industriale che richiede investimenti massivi in impianti, automazione ed energia.
Una strategia di mercato mai realmente scelta
Contrariamente alla percezione comune, il cibo per il consumo umano non è mai stato il core business di Ÿnsect. La startup puntava principalmente su due mercati: mangimi per animali (in particolare acquacoltura) e pet food. Due segmenti con logiche economiche profondamente diverse. Il primo è un mercato commodity, estremamente price-sensitive; il secondo consente margini più elevati e storytelling premium.
Questa ambiguità strategica si è riflessa anche nelle scelte di M&A. Nel 2021 Ÿnsect ha acquisito Protifarm, azienda olandese focalizzata su insetti per l’alimentazione umana. All’epoca, l’allora CEO Antoine Hubert ammise che quel segmento avrebbe rappresentato solo il 10–15% dei ricavi nel medio termine. Un’acquisizione, dunque, in un mercato marginale proprio mentre l’azienda aveva urgente bisogno di crescita dei ricavi core.
Il problema strutturale dei mangimi animali
Il pitch di Ÿnsect era convincente: sostituire proteine ad alto impatto ambientale come fishmeal e soia con proteine da insetti, teoricamente più sostenibili e circolari. È la stessa tesi che ha attratto capitali verso player come Innovafeed.
Tuttavia, nella pratica industriale, la promessa di circolarità si è scontrata con la realtà dei costi. Gli insetti allevati su scala industriale non vengono nutriti con rifiuti alimentari, ma con sottoprodotti cerealicoli già utilizzabili come mangime. Il risultato è un passaggio produttivo aggiuntivo che aumenta i costi. In un mercato guidato dal prezzo, la sostenibilità non basta a giustificare un premium.
Il pivot tardivo sul pet food
Solo nel 2023 Ÿnsect ha effettuato un pivot deciso verso il pet food e altri segmenti ad alto margine. Hubert lo spiegò citando inflazione energetica, aumento del costo del capitale e necessità di concentrarsi sui mercati più remunerativi. Una mossa strategicamente sensata, ma temporalmente tardiva.
Nel frattempo, l’azienda aveva già impegnato la maggior parte dei capitali nel progetto più ambizioso e rischioso: Ÿnfarm.
Ÿnfarm: la giga-factory che ha affondato l’azienda
Situata nel nord della Francia, Ÿnfarm era stata presentata come la più grande e costosa “bug farm” al mondo. Un impianto pensato per la produzione su scala massiva, costato centinaia di milioni di euro, avviato prima che il product-market fit e le unit economics fossero realmente validati.
Per gestirne il lancio, Ÿnsect aveva ingaggiato Shankar Krishnamoorthy, ex dirigente di Engie, che in seguito ha sostituito Hubert come CEO. Ma la chiusura dello stabilimento Protifarm e i tagli al personale non sono bastati: una giga-factory progettata per il mercato sbagliato resta un sunk cost ingestibile.
Un caso scuola sullo scaling europeo
Secondo Joe Haslam, professore di Scaling Up all’MBA della IE Business School, il caso Ÿnsect non riguarda gli insetti, ma “un mismatch tra ambizione industriale, mercati dei capitali e tempistiche, aggravato da scelte strategiche ed esecutive”.
Haslam lo inserisce in un contesto più ampio: “Ÿnsect è un esempio dello scaling gap europeo. Finanziano i moonshot, sotto-finanziano le fabbriche, celebrano i pilot e abbandonano l’industrializzazione”. Cita casi come Northvolt, Volocopter e Lilium.
Non la fine dell’insect farming, ma un monito
Il fallimento di Ÿnsect non segna la fine dell’insect protein. Player più prudenti, come Innovafeed, hanno scelto una strategia di scaling incrementale, con impianti più piccoli e crescita progressiva. La differenza non è tecnologica, ma finanziaria e strategica.
Lo stesso Hubert ha tratto una lezione sistemica, co-fondando Start Industrie, un’associazione che promuove politiche a supporto delle startup industriali. Un segnale che, per costruire veri campioni deep tech, l’Europa ha bisogno non solo di capitali, ma di pazienza industriale, governance rigorosa e timing impeccabile.





