
La tecnologia alla base dei moderni prodotti per la difesa — dai droni intelligenti ai veicoli terrestri autonomi — ha compiuto passi da gigante. Secondo Will Blyth, cofondatore e CEO della startup londinese Arondite, che sviluppa strumenti di AI per migliorare l’interazione tra esseri umani, robot e sensori, le innovazioni più significative emergeranno da “una combinazione di tendenze già in atto: tecnologia delle batterie, navigazione alternativa, sensori e edge computing continueranno a migliorare”. Questo renderà i sistemi autonomi più affidabili, accessibili e performanti.
Nel 2024 gli investimenti europei in tecnologie per “difesa, sicurezza e resilienza” hanno raggiunto il record di 5,2 miliardi di dollari
Il settore della difesa, trainato anche dall’invasione russa dell’Ucraina, ha attirato l’attenzione di molti investitori. Secondo dati Dealroom e NATO Innovation Fund, nel 2024 gli investimenti europei in tecnologie per “difesa, sicurezza e resilienza” hanno raggiunto il record di 5,2 miliardi di dollari. Una cifra destinata a crescere nel 2025, mentre l’Europa accelera sul riarmo.
Rimuovere l’essere umano dal campo è l’obiettivo e sarà raggiunto.
Verso un campo di battaglia robotizzato
La prospettiva di un campo di battaglia completamente automatizzato non è più un’utopia. Eveline Buchatskiy, managing partner del fondo ucraino D3, spiega: “Rimuovere l’essere umano dal campo è l’obiettivo, e sarà raggiunto. Abbiamo già alcuni esempi in Ucraina — una ‘zero line’ completamente robotizzata è una delle ovvietà”.
Secondo Buchatskiy, la linea di contatto si sta allargando, e in futuro potremo immaginare “una continua armata di robot che marcia come un esercito romano, ma fatta di macchine”. Tuttavia, esclude che si vedranno presto robot umanoidi in battaglia: “Li butteresti sul campo per essere distrutti in cinque minuti, e sono estremamente costosi”.
In futuro potremo immaginare una continua armata di robot che marcia come un esercito romano, ma fatta di macchine.
Tecnologie integrate sul campo
Per Nicholas Nelson, a capo del fondo estone Archangel, il cambiamento più dirompente nella defence tech sarà l’integrazione di tecnologie avanzate “a livello di team, come una migliore consapevolezza situazionale tramite nuove soluzioni di comando e controllo, e asset di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR) su scala unitaria”.
Anche se la piena autonomia è già possibile, la questione resta etica. Startup defence tech come Helsing lo hanno dimostrato, ma come afferma Nelson: “L’Occidente difficilmente accetterà un’autonomia totale senza supervisione umana, motivo per cui l’AI deve essere comprensibile e verificabile”. Se non si seguirà questa strada, “ci troveremo in netto svantaggio rispetto a Cina e Russia”.
L’ascesa dei robot terrestri
I robot di terra — come quelli sviluppati da ARX Robotics e Shark Robotics — stanno iniziando a farsi strada, anche se sono ancora in una fase embrionale. Buchatskiy li descrive come “per nulla intelligenti al momento, ma con un grande potenziale”.
Attualmente impiegati per la logistica, in futuro questi veicoli potrebbero sostituire completamente la fanteria, con capacità di fuoco come lanciagranate e sistemi di contromisure. Secondo Buchatskiy, “vedremo un uso ubiquo degli UGV tra dieci anni”, reso possibile dall’integrazione con l’AI per la visione artificiale e la comunicazione tra unità.
Il declino dei carri armati e l’ascesa della guerra invisibile
Con l’aumento esponenziale dei sensori — inclusi quelli satellitari — muoversi senza essere rilevati diventerà sempre più difficile. Blyth afferma: “Sarà fondamentale restare invisibili ai sensori nemici e spostarsi rapidamente per colpire”.
In quest’ottica, i carri armati tradizionali stanno perdendo rilevanza. “Ora vengono usati solo in missioni molto specifiche. Ogni oggetto grande e visibile sarà messo in discussione”, spiega Buchatskiy. Al contrario, potrebbero fiorire i veicoli sottomarini e sotterranei, dove le comunicazioni limitate richiederanno sistemi autonomi sofisticati. “Le leggi della fisica non cambieranno”, ricorda Blyth.
Nasce il modello Defence as a Service
Oltre alla tecnologia, anche i modelli di business della difesa stanno evolvendo. Secondo Buchatskiy, assisteremo alla nascita di nuove aziende integrate, simili ai grandi contractor ma con un approccio orientato all’innovazione continua. L’obiettivo? Portare il modello SaaS nel settore militare.
“I ministeri della difesa dovranno accettare che, per tecnologie come i droni, serve la versione successiva ogni mese. Non si può comprare un software una tantum, ma serve un abbonamento a un flusso continuo di innovazione”, spiega. Questo darà vita al modello Defence as a Service (DaaS).
Le startup offriranno pacchetti di soluzioni — sensori, droni, sistemi difensivi — aggiornabili per missione, con un prezzo fisso. “È lì che dobbiamo arrivare”, afferma Buchatskiy.
Chi guiderà il futuro della difesa tech?
Il panorama globale è in rapida evoluzione. Negli Stati Uniti l’ecosistema della difesa è molto più maturo, ma in Europa i paesi che sapranno muoversi rapidamente e collaborare con fornitori emergenti avranno la meglio, secondo Nelson.
“La vicinanza alla minaccia ha favorito i paesi nordici, baltici, la Polonia e il Regno Unito, che integrano e testano nuove tecnologie e collaborano con partner regionali”, osserva. La Germania, grazie a competenze, budget e know-how in robotica, è tra i favoriti.
Nel lungo periodo, secondo Buchatskiy, l’ideale sarebbe una “Europa unita”, in grado di sviluppare e acquistare tecnologie difensive in maniera collaborativa e non frammentaria.
Difesa e geopolitica: un’esigenza destinata a crescere
Anche se il conflitto in Ucraina dovesse finire, la domanda per tecnologie di difesa non calerà. Nelson è chiaro: “Purtroppo, i dati mostrano che il mondo sta diventando meno stabile, non più. Ci sarà una proliferazione di conflitti regionali”.
Di fronte a un Occidente sempre meno propenso a intervenire direttamente, l’Europa dovrà costruire una nuova cultura strategica. E per farlo, dovrà innovare — rapidamente e radicalmente.
Fonte: Sifted