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Equity crowdfunding, 5 errori da evitare per una campagna di successo

Un’idea innovativa e la grinta per metterla in atto non bastano ad assicurare crescita e successo. Trovare investitori è possibile, a patto di scegliere i partner più adatti alla propria business idea ed evitare pericolosi passi falsi. Ecco le strategie da mettere in atto.

Il 2020 è stato l’anno di svolta per le startup e le PMI innovative italiane. Le campagne di finanziamento sono sempre più efficienti e importanti, il numero e la tipologia di investitori si sta ampliando notevolmente e i legislatori italiani stanno contribuendo ad agevolare il mercato. 
È necessario, tuttavia, che le aziende imparino a sfruttare meglio gli strumenti che hanno a disposizione per comunicare l’alto valore dei prodotti e dei servizi che producono, o intendono fornire.
Proprio per tutte le imprese che desiderano valutare in che modo condurre una campagna di equity crowdfunding di successo, di seguito abbiamo chiesto ai nostri esperti di riassumere i 5 errori più gravi che potresti commettere.

La comunicazione nell’equity crowdfunding

Avere un buon prodotto o un buon servizio è solo una parte della fase di predisposizione e di conduzione di una campagna di equity crowdfunding. Il resto? Essenzialmente, è buona comunicazione
Ebbene, proprio in tale ambito gli “inciampi” non mancano. 
Per esempio, il CEO di una startup, soprattutto nel caso di prodotti altamente innovativi, può essere tentato dal raccontare la propria idea affidandosi a descrizioni estremamente approfondite e tecnicismi. Sbagliato! 
È invece importante che, in 3 minuti, il potenziale finanziatore possa convincersi, senza difficoltà, della bontà del progetto e quindi della sua redditività. 
Nelle piattaforme di equity crowdfunding, in cui non ci sono possibilità di condividere dei pitch dal vivo, lo strumento preferenziale per raggiungere tali obiettivi è il business plan, da mettere a disposizione degli interessati, unitamente alla presentazione della società. 
Ricordiamo inoltre che il crowdfunding non prende il via con l’apertura al pubblico della campagna sul portale prescelto, ma comincia molto prima: occorre pertanto sfruttare i mesi precedenti all’avvio della campagna per stringere accordi, trovare investitori e pianificare la propria strategia di comunicazione per non farsi trovare impreparati nel momento in cui le porte della propria impresa dovessero aprirsi agli investitori.

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Equity crowdfunding, tra emozione e numeri

Chi investe in una startup lo fa guardando i numeri, ma anche sfruttando l’empatia e l’intuizione. 
Dunque, non solo solamente i dati previsionali a guidare la propria analisi, quanto anche le emozioni, che non potranno che svolgere un ruolo fondamentale nella scelta. 
Nella predisposizione della comunicazione aziendale cerca il giusto equilibrio tra fatturato conseguito e sperato, e gli elementi che potrebbero portarti a una migliore valorizzazione, come ad esempio la disponibilità di qualche brevetto, un prodotto innovativo che potrebbe consentire una facile scalabilità del business, la partnership con imprenditori noti, e così via.

La selezione nell’equity crowdfunding

Le piattaforme di equity crowdfunding entrano in contatto con centinaia di società al mese, ma quelle che vengono poi selezionate sono meno del 10%. Un dato che potrebbe scoraggiare qualcuno, ma che in realtà non dovrebbe costituire un ostacolo nelle proprie motivazioni! 
Secondo dati recenti relativi all’indice sintetico sull’andamento delle campagne di equity crowdfunding in Italia, pubblicati dall’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, l’apprezzamento teorico del valore dei titoli sottoscritti dagli investitori crowd segna un valore pari a 110. Questo significa che il portafoglio medio si è rivalutato del 10%. Isolando i dati che riguardano la sola piattaforma CrowdFundMe, il valore dell’indice sale a 134, ben sopra la media del settore. 
Insomma, essere accettati e supportati da una piattaforma di equity crowdfunding selettiva apre, molto spesso, alla possibilità di raccogliere fondi maggiori.

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Pubblicità e social network nell’equity crowdfunding

Una campagna di equity crowdfunding non serve solo a raccogliere fondi. Il battage mediatico che l’accompagna è una preziosa occasione per farsi conoscere, accrescendo la propria credibilità agli occhi dei piccoli e medi investitori. 
Come abbiamo già rammentato, arrivare alla campagna impreparati ad accogliere le richieste dei giornalisti può rappresentare un grave errore. È necessario preparare (o chiedere di farlo al proprio ufficio stampa) i profili di tutti i founder e avere a disposizione foto professionali delle figure chiave, oltre che tutte le informazioni sulla storia della startup, prima ancora della sua fondazione, a partire dalla nascita della business idea. 
In tal senso, è importante che la società curi i propri profili social, e che anche i founder e le persone di riferimento della società facciano altrettanto. 
Di fatti, è altamente probabile che chi valuta la società, lo faccia anche attraverso i profili dei loro manager. Da LinkedIn a Facebook, meglio accertarsi che sia tutto in “regola” con il messaggio che si desidera diffondere.

Gli obiettivi della campagna di equity crowdfunding 

L’ultimo errore delle campagne di crowdfunding su cui vogliamo soffermarci è legato all’errata focalizzazione su un determinato obiettivo finanziario. 
In tal senso, è sicuramente opportuno calibrare gli obiettivi della propria campagna su un percorso di crescita sostenibile, che possa permettere alla società di crescere gradualmente nel tempo: saranno gli stessi risultati positivi ottenuti dopo la prima campagna a dimostrare il potenziale del mercato di riferimento, l’apprezzamento del prodotto (o del servizio) da parte del target, la validità del team che lavora nella startup e la sua capacità di realizzare l’execution.  
Meglio dunque porsi finalità realistiche che, pur sfidanti, dovranno sempre essere conseguite mediante un business plan realizzabile e ben strutturato sul fronte temporale.

Giornalista, copywriter, esperto di finanza e marketing editoriale, collabora con alcuni dei più noti network nazionali dell'informazione

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