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Flat Tax 2023 Meloni: come funziona e quanto si risparmia con il forfettario

Come cambia la Flat Tax nel 2023? Proviamo ad anticipare tutto ciò che potrebbe avvenire nelle prossime settimane


Il governo ha approvato la nuova Flat Tax 2023 con una principale novità: l’incremento del tetto di fatturato per il forfettario passa a 85.000 euro, confermando in tal modo l’ipotesi che avevamo anticipato qualche giorno fa, legata alla possibilità che l’esecutivo possa muoversi in due direzioni:

  • aumentare nel breve termine la soglia verso un livello intermedio di 85.000 euro
  • propendere nel 2024 o nel 2025 all’allargamento della soglia di accesso alla Flat Tax fino a 100.000 euro.

Ma come funziona la flat tax per il 2023Quanto si può risparmiare con il forfettario? E chi può avere reale accesso a questo regime?

Chi può entrare nel nuovo regime forfettario: le regole della Flat Tax 2023

Con le modifiche apportate dal governo Meloni sui requisiti di accesso e permanenza al regime forfettario, si incrementa la platea dei beneficiari: il requisito quantitativo del limite dei ricavi conseguiti o compensi percepiti nell’anno precedente sale infatti a 85.000 euro, ovvero 20.000 euro in più rispetto al precedente tetto adottato dalla legge di bilancio 2019 e rimasto in vigore fino al 31 dicembre 2022.

Attenzione, però. C’è una piccola incognita che nella peggiore delle ipotesi potrebbe costituire un clamoroso scivolone.

L’innalzamento del limite a 85.000 euro è infatti subordinato al rilascio di una deroga da parte delle autorità dell’Ue, che non è ancora arrivato e che serve ad anticipare la decorrenza dell’innalzamento del tetto dal 2025 al 2023. Stando alle fonti di governo la richiesta è stata presentata il 4 novembre 2022 e non ancora approvata. 

Si aggiunge inoltre che l’applicazione del regime forfetario, oltre che al rispetto del tetto di ricavi/compensi conseguiti/percepiti nel periodo d’imposta precedente, è subordinata anche alla contemporanea circostanza che, sempre nell’esercizio precedente, si siano sostenute spese per un importo complessivo non superiore a 20mila euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto.

Come si aderisce al forfettario per sfruttare la Flat Tax 2023

Per applicare le regole del nuovo regime forfettario non va esercitata alcuna opzione e non bisogna nemmeno presentare specifiche comunicazioni. Si tratta infatti del regime “naturale” per chi ne possiede i requisiti.

Chi è escluso dal forfettario: ecco coloro che rimangono fuori dal recinto della Flat Tax 2023

Come anticipavamo negli scorsi mesi, il governo non si è occupato di tutti quei contribuenti che pur rimanendo sotto gli 85.000 euro di ricavi annui non rispettano gli altri requisiti previsti dalla normativa.

Pertanto, ecco l’elenco di coloro che per il momento rimangono esclusi dall’applicazione del nuovo forfettario.

  • Coloro che si avvalgono di regimi speciali ai fini Iva.
  • Chi si avvale di regimi forfetari di determinazione del reddito.
  • I soggetti non residenti, tranne il caso in cui risiedano in uno degli Stati membri dell’UE o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio Economico Europeo che assicura un adeguato scambio di informazioni, e sempre che producano in Italia almeno il 75% del reddito complessivamente realizzato.
  • Chi in via esclusiva o prevalente effettua cessioni di fabbricati o porzioni di fabbricato, di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi.
  • Coloro che esercitano attività d’impresa, arti o professioni e contemporaneamente partecipa a società di persone, associazioni o imprese ovvero controllano direttamente o indirettamente Srl o associazioni in partecipazione che esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte individualmente.
  • Le persone fisiche che esercitano attività prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi d’imposta ovvero nei confronti di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a tali datori di lavoro, escludendo da tale novero coloro che avviano una nuova attività dopo aver svolto il periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni.
  • Chi nell’esercizio precedente ha percepito redditi di lavoro dipendente e assimilati eccedenti l’importo di 30.000 euro.

Perché il forfettario conviene quasi a tutti: i vantaggi della Flat Tax 2023

Fatte salve tali premesse, cerchiamo di comprendere perché il forfettario conviene quasi a tutti.

Per comprenderlo sia sufficiente rammentare che i contribuenti forfetari calcolano il reddito imponibile in maniera semplificata: applicano infatti all’ammontare dei ricavi conseguiti e dei compensi percepiti lo specifico coefficiente di redditività previsto per l’attività esercitata, al netto dei soli contributi previdenziali obbligatori. Non sono invece previste altre forme di riduzione della base imponibile: per questo motivo, solamente coloro che hanno ampie possibilità di “scaricare” le proprie spese di attività dovrebbero fare attenzione ad abbracciare tale regime fiscale.

A questo punto, una volta calcolato l’imponibile netto, lo stesso va tassato al 15%, applicando un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, delle addizionali regionale e comunale e dell’Irap, da versare con le medesime modalità e alle medesime scadenze dell’Irpef, ovvero con il modello F24 e suddivisa in due acconti (nello stesso anno d’imposta, a giugno e a novembre) e un saldo (a giugno dell’anno successivo).

Da sapere per non sbagliare

Ricordiamo che:

  • i ricavi e i compensi dei contribuenti forfetari non sono assoggettati a ritenuta d’acconto da parte del sostituto d’imposta
  • i contribuenti forfetari non sono tenuti a operare le ritenute alla fonte sulle somme che corrispondono, salvo che non si tratti di redditi di lavoro dipendente e assimilati.

Infine, con riferimento all’IVA, i forfettari:

  • non addebitano l’imposta sulle operazioni realizzate né detraggono l’imposta assolta, dovuta o addebitata sugli acquisti.
  • Sono esonerati dalla liquidazione e dal versamento dell’imposta e dalla presentazione della dichiarazione annuale.
  • Sono esonerati anche da tutti gli altri obblighi previsti dal Dpr 633/1972, fatta eccezione per quelli di numerazione e di conservazione delle fatture di acquisto e delle bollette doganali, di certificazione dei corrispettivi e di conservazione dei relativi documenti.
  • Per le operazioni in cui risultano debitori di imposta (reverse charge), devono integrare le fatture e versare l’imposta entro il 16 del mese successivo.

Forfettario e nuove attività: attenzione a non fare confusione con le aliquote

Se il forfettario sembra annoverare una Flat Tax piuttosto conveniente, c’è chi sta addirittura meglio. Il regime fiscale si fa infatti ancora più vantaggioso per chi avvia un’attività ed è in possesso di altri determinati requisiti. Costoro, per l’anno di avvio dell’attività e i quattro successivi, possono infatti godere dell’aliquota ridotta del 5%.

Per usufruire di questa conveniente riduzione è tuttavia necessario che:

  • il contribuente non abbia esercitato, nei tre anni precedenti, attività artistica, professionale o d’impresa, anche in forma associata o familiare.
  • L’attività da intraprendere non costituisca sostanziale prosecuzione di altra precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo.
  • In caso di prosecuzione di attività svolta in precedenza da altro soggetto, i relativi ricavi e compensi realizzati nel periodo d’imposta precedente non devono superare la soglia di accesso (cioè, dopo l’ultima man0vra di Bilancio, 85.000 euro).

Speciale Flat Tax 2023: tutti gli aggiornamenti

Riassumiamo di seguito tutti gli aggiornamenti legati alla Flat Tax 2023, che ci hanno tenuto compagnia nei mesi che hanno anticipato la manovra di Bilancio del governo Meloni.

Ultimissime novità Flat Tax 2023: nessuna easy tax al 25%

Il dossier fiscale sulla Flat Tax 2023 del governo Meloni ha preso corpo: l’aumento a 100.000 euro dei ricavi per il regime forfettario diventerà realtà solo nel medio termine, facendo  così slittare l’incremento dell’11% degli attuali aderenti al regime agevolato al 2024 o al 2025 (molto dipenderà, evidentemente, dalla tenuta dei conti).

Sono inoltre stati bocciati gli emendamenti presentati da Azione e dal Movimento 5 Stelle, che puntavano a sostenere l’ampliamento con uno scivolo agevolato in caso di passaggio dal regime forfettario a quello ordinario.

In una delle due ipotesi, la proposta era essenzialmente quella di applicare per i due periodi d’imposta successivi al superamento della soglia dei 65.000 euro (quella attualmente prevista), ma entro gli 85.000 euro, un’imposta opzionale e sostitutiva. Non era stata definita l’entità ma, presumibilmente, avrebbe potuto essere maggiore dell’attuale 15%. L’idea era quella di accompagnare il contribuente con gradualità verso il regime ordinario.

La seconda ipotesi, definita “easy tax”, si sarebbe applicata invece nell’annualità in cui avviene lo sforamento dei 65.000 euro, a patto che non si fossero superati i 100.000 euro: su tale superamento si sarebbe provveduto all’applicazione dell’imposta sostitutiva opzionale maggiorata del 25%.

L’obiettivo della Flat Tax 2023

L’obiettivo dichiarato della Flat Tax 2023 è quello di portare a 100.000 euro il limite massimo di ricavi utili per poter fruire dell’applicazione di un’imposta sostitutiva Irpef del 15%: se il governo Meloni dovesse riuscire nell’intento, significherebbe che altre 240 mila partite IVA potranno essere ricondotte all’interno del regime agevolato.

Rimane tuttavia da comprendere se questo ampliamento avverrà nel 2024 (nel 2023 è invece avvenuto l’aumento a 85.000 euro) o in più step successivi. Per la piena attuazione della Flat Tax al 15% per tutti i redditi fino a 100.000 euro bisognerebbe infatti impiegare almeno 1,1 miliardi di euro di coperture aggiuntive. Un importo che probabilmente sarebbe stato messo in cantiere se non ci fosse un’emergenza più impellente da affrontare (quella del caro-energia), che nei prossimi mesi assorbirà buona parte del plafond stanziabile.

L’ampliamento sarà graduale: 85.000 euro nel 2023, e dopo?

Ciò premesso, lo scenario che si è verificato è quello che avevamo ritenuto più probabile, ovvero un percorso in più fasi che porta a un primo aumento della soglia a 85.000 euro già da quest’anno e, dunque, rinviare l’ampliamento a 100.000 euro al 2024 o al 2025. Una prima accelerazione in questo senso potrebbe comunque aprire le porte del forfetario ad almeno 140.000 contribuenti.

Come avevamo immaginato sarà attuato un percorso in più fasi che porta a un primo aumento della soglia a 85.000 euro dal 2023

Fuori i contribuenti che non rispettano gli altri requisiti

Rimane inteso che sono numerosi i punti esclusi dalle discussione e che potrebbero rientrare nel prossimo intervento di Bilancio. Stando agli ultimi dati dell’Agenzia delle Entrate, per esempio, ci sono ben 450.000 contribuenti che non applicano la Flat Tax nonostante il loro volume d’affari sia inferiore ai 65.000 euro che oggi rappresentano il limite di fatturato massimo per usufruire del regime agevolato. Ma per quale motivo?

Le ragioni sono in realtà numerose e, probabilmente, su buona parte di esse dovrà esprimersi il governo nei prossimi interventi. Per esempio, alcuni contribuenti non possono accedere alla Flat Tax perché possiedono delle quote societarie incompatibili con il regime agevolato. Oppure, perché sono dipendenti o pensionati con un reddito superiore ai 30.000 euro.

Flat tax e tassa incrementale?

L’applicazione della Flat Tax nei termini di cui sopra non ha escluso dalle novità fiscali la tassa incrementale, un cavallo di battaglia di Fratelli d’Italia.

D’altronde, uno dei problemi mai risolti del regime forfettario è sempre stata l’uscita: chi si trova a sforare il limite dei 65.000 euro, fosse anche di un solo euro, si troverebbe infatti improvvisamente a fare un salto nel regime ordinario, con ciò che ne consegue in termini di adempimenti e – soprattutto – applicazione di aliquote Irpef per scaglioni. Di qui, la proposta di creare una sorta di exit strategy più morbida. La Lega proponeva un’aliquota del 20% per chi supera i 65.000 euro ma rimane entro i 100.000 euro, mentre Fratelli d’Italia ha pensato allo scenario poi ribadito nella manovra, ovvero una flat tax al 15% da applicarsi sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente.

Naufraga invece la possibilità di applicare la flat tax incrementale nei confronti di tutti i contribuenti, anche dipendenti, per garantire il migliore incentivo alla crescita.

Giornalista, copywriter, esperto di finanza e marketing editoriale, collabora con alcuni dei più noti network nazionali dell'informazione

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