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La Pec non decolla: metà dei professionisti non la usa

La posta elettronica certificata (Pec) non è ancora entrata nelle corde dei professionisti italiani. Secondo un indagine condotta dal Sole 24 Ore a cinque anni dall’entrata in vigore dell’obbligo di Pec, i più refrattari all’utilizzo sono medici, assistenti sociali e giornalisti.   Uno su due non ce l’ha L’aspetto che più stupisce è che in …

La posta elettronica certificata (Pec) non è ancora entrata nelle corde dei professionisti italiani. Secondo un indagine condotta dal Sole 24 Ore a cinque anni dall’entrata in vigore dell’obbligo di Pec, i più refrattari all’utilizzo sono medici, assistenti sociali e giornalisti.

 

Uno su due non ce l’ha

L’aspetto che più stupisce è che in Italia su 2,3 milioni di persone iscritte a un Ordine solo 1,1 milione ha aperto la Pec, lo strumento che consente di spedire messaggi con valore legale senza ricorrere alla tradizionale raccomandata con ricevuta di ritorno. E pensare che l’obbligo per i professionisti è in vigore dal 2010, mentre quello per le imprese esiste dal 2011. Le categorie che più di tutte non vogliono saperne di transitare al mondo telematico sono i medici e gli odontoiatri (solo il 31% ha la Pec), gli infermieri (8%), le ostetriche (23%), gli assistenti sociali (16%) e i giornalisti (17%).

 

Pubblica amministrazione lenta

Ad incidere sul mancato utilizzo dello strumento è anche la mentalità di alcune pubbliche amministrazioni. Solo infatti l’Inail, l’Inps e le Camere di commercio comunicano costantemente tramite Pec. Gli altri enti preferiscono ancora la posta tradizionale.

In più c’è da considerare che per chi non si uniforma le sanzioni sono irrisorie. Come fa notare il Sole 24 Ore, chi non segnala l’indirizzo di posta elettronica certificata quando si iscrive al Registro delle imprese, rischia al massimo la sospensione della domanda per tre mesi.

 

Il rebus del rinnovo

Ad oggi il registro nazionale degli indirizzi Pec contiene più di 4 milioni di recapiti di imprese: di questi però molti sono inattivi perché non sono mai stati rinnovati. La fregatura sta infatti proprio in questo punto: molti gestori offrono l’apertura della Pec e il primo anno di utilizzo gratis, ma poi si fanno pagare dal secondo anno in poi. Così molte partite Iva aprono la Pec per iscriversi al Registro delle imprese, ma poi non rinnovano l’indirizzo al termine del periodo di utilizzo gratuito.

Finché non ci saranno sanzioni, il trend non è destinato ad invertirsi. Si possono fare tutti i proclami che si vogliono, ma se non c’è un’azione corale che coinvolge tutti (enti pubblici, ordini professionali e ministeri) difficilmente l’obiettivo digitalizzazione sarà raggiunto.

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