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L’innovazione per l’inclusione: intervista a Edoardo Arnello di AccessiWay

Il 20% della popolazione mondiale ha una qualche forma di disabilità e, parlando di internet, il 98% dei siti non è accessibile, nonostante esistano leggi internazionali, europee ed anche italiane che impongono la conformità a certi requisiti. Secondo marketresearch.com, le persone con disabilità rappresentano il terzo segmento di mercato in assoluto, dopo i baby boomer …

Il 20% della popolazione mondiale ha una qualche forma di disabilità e, parlando di internet, il 98% dei siti non è accessibile, nonostante esistano leggi internazionali, europee ed anche italiane che impongono la conformità a certi requisiti.

Secondo marketresearch.com, le persone con disabilità rappresentano il terzo segmento di mercato in assoluto, dopo i baby boomer e le utenze più mature. Solo negli Stati Uniti (fonte: US Census Bureau) parliamo di una fetta di mercato del valore di oltre il miliardo di dollari. Considerando anche i familiari, gli amici e le persone più vicine, parliamo di circa un trilione di dollari.

Come rendere, allora, internet accessibile a tutti? Da circa un anno è attiva in Italia AccessiWay, (https://www.accessiway.com/), startup che per la prima volta in Italia, oltre a servizi di consulenza specializzata, propone una soluzione automatica per rendere il web veramente accessibile.

Oggi intervistiamo Edoardo Arnello, CMO e cofounder.

Edoardo Arnello, founder di AccessiWay
Edoardo Arnello, founder di AccessiWay

Come nasce l’idea di AccessiWay?

AccessiWay nasce da una joint-venture italo-israeliana con AccessiBe: la startup leader nell’industria dell’accessibilità web. Insieme a loro, stiamo rivoluzionando il modo di pensare ad un web più accessibile. Per la prima volta in assoluto, rendere Internet accessibile sta diventando una priorità. Non solo come un servizio aggiuntivo, non solo come un mezzo per un fine: é una questione di inclusione e integrazione. Vogliamo essere parte attiva di questo processo, offrendo un prodotto all’avanguardia con le potenzialità di cambiare e semplificare radicalmente il problema dell’accessibilità web. Grazie ad una rete di migliaia di partner uniti nella sfida per l’accessibilità, il software di AccessiWay ha reso accessibili più di 100.000 siti nel mondo.

Parlaci del mercato.

Una persona su cinque ha una qualche forma di disabilità e la quasi totalità dei siti non è accessibile. La nostra missione è rendere internet accessibile entro il 2025. Perché 2025? In quella data, finalmente, avere un sito accessibile sarà un obbligo per tutti e non solo per la Pubblica Amministrazione e per alcune categorie di privati, come ora. La nostra è una sfida culturale, non solo commerciale. Il 20% delle persone con disabilità ha limitazioni di carattere motorio, l’8% difficoltà di visione, il 7% problemi uditivi, il 6% non sono autonomi, il 6% ha un ritardo cognitivo mentre il 3% ha una disabilità intellettuale: per rendere il web davvero accessibile a tutti è fondamentale, quindi, comprendere al meglio i comportamenti e le caratteristiche delle persone. E allora scopriamo, grazie ai dati Nielsen, che le persone con un ritardo dell’apprendimento hanno molto spesso un animale domestico e quindi una propensione molto alta ad acquistare cibo ad hoc. Le persone con difficoltà cognitive sono più propense a comprare cibi surgelati. E gli ipovedenti acquistano con frequenza cosmetici, mentre le persone non indipendenti sono più attratte dal tabacco.

Come vi state muovendo? Come funziona la fase di execution in AccessiWay?

Al momento abbiamo circa una trentina di collaboratori. Abbiamo investito moltissimo in formazione: lavorare in AccessiWay richiede non solo competenze tecniche, commerciali o di marketing. Abbiamo bisogno di sensibilità, di curiosità e di motivazione. La nostra non è una sfida facile, perché affronta resistenze ataviche, presenti non solo nel nostro Paese ma in tutto il mondo. Abbiamo scelto di adottare il metodo OKR, ogni reparto ha obiettivi precisi e deve raggiungere i propri risultati nel tempo adeguato. Anche la comunicazione, nella nostra fase di execution, ha un’importanza centrale: prima di “vendere” il nostro prodotto e i nostri servizi dobbiamo far crescere la consapevolezza sui temi della diversità e dell’inclusione. Per questo organizziamo eventi fisici e online, coinvolgiamo testimonial e ambassador “diversi”, raccontiamo le storie di chi vive certe difficoltà nel quotidiano, il tutto senza pietismo e totalmente al di fuori di una concezione “assistenzialistica” del disabile, che è prima di tutto una Persona ed anche, quindi, un cliente ed un fruitore. 

Quali sono i prossimi passi per AccessiWay?

Stiamo consolidando la nostra presenza sul mercato italiano e contiamo di scalare poi in maniera coerente sullo scenario europeo. La nostra forza è credere fortemente alla missione che ci siamo dati. Siamo motivati ed organizzati ed abbiamo alle spalle un colosso come AccessiBe, con cui confrontarci per pianificare al meglio ogni fase dello sviluppo. Stiamo lavorando ovviamente anche sul fronte prodotto e servizi, introducendo innovazioni ulteriori nel campo delle tecnologie per l’accessibilità.

Giornalista hi-tech e formatore. Dopo la laurea con tesi sulle relazioni on-line nel 2001, ha lavorato per una dozzina d'anni nel settore dell’editoria informatica (Computer Idea, Il Mio Computer e altri). Ha scritto 16 tra saggi e manuali su Internet, PC, smartphone e social (su tutti Facebook e LinkedIn) ed è direttore della collana "Fai da tech" di Ledizioni. Attualmente si occupa di formazione sui temi del digitale. Sito Web: www.gianluigibonanomi.com

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