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Transizione elettrica: tra nuove sfide e startup protagoniste dell’ecosistema EV

Transizione elettrica: tra nuove sfide e startup protagoniste dell’ecosistema EV

Negli ultimi anni, la transizione verso i veicoli elettrici è stata tutto fuorché lineare. Dopo un rallentamento nel 2024, il mercato europeo dell’EV sembra pronto a ripartire: secondo Bloomberg, le vendite nel continente sono attese in crescita del 25% nel 2025, toccando quota 22 milioni di veicoli, con una quota di mercato globale che salirà al 25% delle nuove auto passeggeri vendute.

Il quadro però è tutt’altro che uniforme. Negli Stati Uniti, Tesla continua a dominare ma registra un calo delle vendite, complice la crescente concorrenza e le controverse dichiarazioni del fondatore Elon Musk. Al contrario, la Cina corre spedita: BYD, il colosso cinese dei veicoli elettrici, ha venduto quasi quanto Tesla nel 2024 (1,76 milioni contro 1,79 milioni di unità) ed è destinato a superarla entro l’anno.

L’occasione per le startup? Vendere “pale e picconi”

Nel mezzo di questa corsa globale alla mobilità elettrica, le startup stanno trovando terreno fertile non tanto nella produzione di auto, quanto nei servizi infrastrutturali connessi: in particolare, nella realizzazione e gestione dei punti di ricarica.

Un caso emblematico è quello della francese Electra, la startup in più rapida crescita del Paese. A luglio, l’azienda ha ottenuto un finanziamento di 433 milioni di euro da un consorzio di otto banche, portando il totale raccolto a oltre un miliardo. Electra punta a espandere in modo capillare la rete di stazioni di ricarica in tutta Europa. Un traguardo reso possibile da un modello scalabile, ma che richiede investimenti ingenti in infrastrutture e interoperabilità.

Nel frattempo, il 2025 ha segnato un calo complessivo degli investimenti nelle startup EV in Europa rispetto all’anno precedente. Ma questo calo è dovuto soprattutto all’assenza di mega-round di finanziamento come quelli visti nel 2024, non a una riduzione dell’interesse da parte degli investitori. Le startup più agili stanno continuando a raccogliere round seed e pre-serie A per sviluppare tecnologie di nicchia, ma fondamentali per l’evoluzione del settore.

Nuove soluzioni per ricariche più smart

Tra le realtà emergenti c’è Cariqa, con sede a Berlino, che a luglio ha ottenuto un round seed da 4 milioni di euro per semplificare i pagamenti nei punti di ricarica EV. Secondo Marin Cauvas, partner della società di venture capital Anthemis che ha investito nella startup, “costruire un’infrastruttura di pagamento scalabile e resiliente per la ricarica dei veicoli elettrici è stato completamente trascurato fino a oggi”.

Un’altra iniziativa promettente è quella della francese DejaBlue, che ha raccolto 7,2 milioni di euro per aiutare edifici commerciali e flotte aziendali a ridurre i costi energetici, spostando la ricarica dei veicoli in fasce orarie in cui l’energia da fonti rinnovabili è più economica e abbondante. A testimonianza della varietà delle soluzioni emergenti, anche El-Monde, una startup lussemburghese, ha chiuso un pre-seed da 200mila euro per permettere ai proprietari privati di colonnine di ricarica di monetizzare l’utilizzo da parte di terzi.

In Italia è interessante Uattzy, il brand di UAU dedicato alla ricarica pubblica di veicoli elettrici. Ricordiamo che UAU è un progetto nato dalla fusione di tre aziende operanti nel settore della mobilità elettrica: E-Shore, GasGas ed EnerMia.

Il nodo (irrisolto) delle batterie

Se il segmento delle ricariche vede l’Europa in fermento, lo stesso non si può dire per la produzione di batterie, considerata una delle componenti più strategiche per la competitività nel lungo termine.

Il fallimento clamoroso della svedese Northvolt, che nel 2024 ha chiesto la protezione dai creditori dopo aver raccolto 15 miliardi di dollari in equity, debito e sussidi, rappresenta un duro colpo per le ambizioni europee. Northvolt era considerata il simbolo della capacità del continente di costruire una filiera autonoma della mobilità elettrica. La sua crisi ha messo in allerta governi e investitori, mostrando quanto il mercato delle batterie resti fragile e dominato da player asiatici.

Ora tutte le speranze si concentrano su realtà come Verkor in Francia e PowerCo in Germania. Ma il dubbio resta: riusciranno queste aziende a sostenersi autonomamente o dovranno necessariamente stringere partnership con giganti come CATL e BYD, che al momento detengono la leadership globale nel settore?

Una transizione ancora incompleta

In questo scenario a più velocità, le startup restano il motore di innovazione. Tuttavia, come in ogni corsa tecnologica, non tutte sopravviveranno. Il costo elevato di sviluppo, l’incertezza normativa, la dipendenza da politiche pubbliche e l’asimmetria competitiva con grandi gruppi internazionali rendono il settore EV estremamente selettivo.

Nonostante tutto, il fermento resta alto. Le startup che sapranno concentrarsi su elementi di sistema — come l’interoperabilità tra stazioni di ricarica, i sistemi di pagamento, la gestione energetica e la manutenzione predittiva — potranno occupare spazi strategici nel nuovo mercato della mobilità sostenibile.

Il 2025 potrebbe essere l’anno della svolta per molte di loro. Con la domanda in ripresa, una nuova attenzione alla sostenibilità energetica e una crescente esigenza di infrastrutture intelligenti, le condizioni per una nuova ondata di innovazione ci sono tutte. A patto che si sappia dove puntare: non sempre sull’auto, ma su ciò che la rende possibile.

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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