Decimo Osservatorio Open Innovation e Corporate Venture Capital in Italia

Il Decimo Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital restituisce una fotografia matura e complessa di un ecosistema che, pur consolidandosi nelle sue componenti più strutturate, vive una fase di contrazione nelle nuove iniziative imprenditoriali. Nel 2025 l’Italia conta circa 15,3 mila startup e PMI innovative, con 81,7 mila soci e 12,9 miliardi di euro di ricavi stimati per l’esercizio 2024 . È un dato che conferma la crescita decennale del comparto: nel 2016 le imprese innovative erano meno della metà (6,7 mila) e coinvolgevano appena 23 mila soci, avendo generato complessivamente 67 miliardi di euro in dieci anni.
Nel 2025 l’Italia conta circa 15,3 mila startup e PMI innovative, con 81,7 mila soci e 12,9 miliardi di euro di ricavi.
La contrazione del 2025 (-3,6% sul 2024) non deriva da un aumento dei fallimenti, bensì da due dinamiche strutturali: il progressivo esaurimento del picco di nuove costituzioni del biennio 2020-2021 e il calo delle iscrizioni al registro delle startup innovative, passate da oltre 3.000 nel 2021 a 1.520 nei primi nove mesi del 2025 . La “tenuta” dell’ecosistema resta comunque elevata: il 78,3% delle startup uscite dal registro continua ad operare e una su dieci evolve in PMI innovativa.
Sul fronte dei ricavi, l’andamento si conferma eterogeneo: le startup registrano un lieve calo, mentre le PMI innovative — sempre più centrali nell’architettura del sistema — spingono verso l’alto la componente più matura del mercato con 10,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024, di cui un terzo generato da ex startup.
Corporate Venture Capital: ripresa selettiva e nuove priorità strategiche
Il 2025 segna un’inversione di tendenza per il Corporate Venture Capital (CVC). Dopo il calo del 2024, gli investimenti tornano a crescere raggiungendo 177 milioni di euro, con un +13% anno su anno secondo il campione delle 49 corporate monitorate dagli Osservatori del Politecnico di Milano . Una ripresa confermata anche dal comunicato stampa ufficiale, che stima 189 milioni di investimenti complessivi, di cui però solo 60 destinati a iniziative italiane.
Dopo il calo del 2024, gli investimenti tornano a crescere raggiungendo 177 milioni di euro, con un +13%.
Il nuovo ciclo del CVC appare caratterizzato da una maggiore selettività e da un focus più netto sull’allineamento strategico. Le corporate privilegiano startup in grado di abilitare competenze o tecnologie strettamente correlate al core business, riducendo le iniziative meramente esplorative. I verticali più presidiati sono infatti climate-tech, artificial intelligence, software, insurtech e fintech, con oltre il 50% degli investimenti che si concentra su settori lontani dal business tradizionale, segno di una volontà di innovare per salti tecnologici e non solo per adiacenza industriale.
Vicino all’investimento in equity si consolida un modello di supporto più ampio: oltre il 65% delle corporate offre mentoring, accesso a network e condivisione di asset produttivi, mentre appena il 5% limita il proprio contributo alla sola iniezione di capitale. È un dato che testimonia la natura abilitante del CVC come strumento di open innovation strutturata .
Startup partecipate da corporate: performance più solide e maggiore resilienza
Nonostante rappresentino solo il 3,4% delle imprese innovative italiane (523 realtà complessive), le startup e PMI partecipate da corporate con almeno 50 dipendenti costituiscono un segmento ad alta performance, in grado di generare 829 milioni di euro di ricavi nel 2024, pari al 6,4% del totale dell’ecosistema .
Il vantaggio competitivo delle startup partecipate da CVC è evidente: il valore della produzione mediano raggiunge 123 mila euro, più del doppio rispetto alle startup partecipate da altre società non finanziarie (54 mila) e superiore a quelle sostenute da investitori finanziari (40 mila). Meglio performano solo quelle con investitori specializzati in innovazione (161 mila) .
L’apporto delle corporate si misura non solo in termini economici, ma anche di governance: il 38,7% delle startup CVC presenta un margine operativo lordo positivo, segnalando una maggiore solidità strutturale rispetto al resto del mercato, come evidenziato nelle dichiarazioni della presidente di InnovUp Chiara Petrioli nel comunicato stampa ufficiale.
Gli investitori corporate: identikit e geografia
Il quadro degli investitori corporate conferma la prevalenza di soggetti industriali (37,7%), seguiti dai servizi non finanziari e dall’ICT. Interessante la destinazione degli investimenti: quasi un quarto dei capitali CVC confluisce in startup e PMI impegnate in Ricerca & Sviluppo, con un’incidenza che supera il 40% tra le corporate industriali, segno di una forte propensione all’innovazione deep-tech .
La geografia del CVC rimane sbilanciata: mentre il Centro-Sud ospita il 47,4% delle imprese innovative, solo il 32,1% dei corporate investor ha sede in quest’area. Tuttavia, la mobilità degli investimenti è elevata: il 48,4% delle operazioni avviene in regioni diverse da quella di origine della corporate, con una distanza media di 187 km e un parziale riequilibrio nel flusso di capitali verso territori meno presidiati.
Il Quadrilatero lombardo: motore dell’innovazione, ma in fase di rallentamento
Il tradizionale “Quadrilatero” dell’innovazione — Milano, Monza-Brianza, Lodi e Pavia — continua a rappresentare il cuore pulsante dell’ecosistema italiano. Qui risiedono oltre 3,4 mila startup e PMI innovative, il 22,3% del totale nazionale, che generano 3,6 miliardi di euro di ricavi, pari al 28,2% del valore complessivo .
Anche questo territorio, però, registra segnali di raffreddamento: calano le imprese innovative (-2,1%) e i loro ricavi (-11,6%). La diffusione del CVC resta allineata alla media italiana (3,5% delle imprese innovative), con performance superiori rispetto al resto del Paese (205 mila euro di ricavi mediani per le startup CVC) ma con una percentuale di imprese con MOL positivo inferiore rispetto alla media nazionale .
Le sfide aperte: governance, cultura e execution
Nonostante il rinnovato dinamismo del CVC, restano significative alcune criticità operative. Secondo i dati della survey del Politecnico, le principali sfide risiedono nella gestione della cultura aziendale a contatto con le startup (63%), nella difficoltà di identificare realtà coerenti con la strategia (63%) e nei problemi di governance e integrazione con il business esistente (37%). A queste si aggiungono due elementi strutturali: i tempi lunghi della due diligence e le complessità normative, soprattutto nelle operazioni cross-border .
Sono fragilità che confermano la necessità, più volte richiamata nei documenti dell’Osservatorio, di un modello di Open Innovation non episodico ma sistemico, fondato su processi, ruoli e metriche condivise.
Verso un nuovo ciclo dell’innovazione corporate
Il Decimo Osservatorio consegna un messaggio chiaro: il sistema italiano dell’innovazione sta entrando in una fase di maturità selettiva. Crescono le PMI innovative, cresce il CVC come strumento strategico e cresce la capacità delle corporate di costruire relazioni strutturate con le startup. Contemporaneamente, diminuiscono le nuove iniziative imprenditoriali e aumentano le complessità operative.
La sfida dei prossimi anni sarà rendere questo ecosistema più inclusivo, più bilanciato territorialmente e più capace di scalare innovazioni deep-tech. Un passaggio inevitabile per trasformare la crescente attenzione delle corporate in un reale vantaggio competitivo per il Paese.





