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Lavorare a Londra, non è tutto oro quello che luccica

Leggo da alcuni giornali locali che ormai il flusso di italiani che approdano sulle sponde del Tamigi è incessante. Qualcuno parla perfino di invasione, ma la verità è che a Londra le opportunità di lavoro non mancano e finché c’è domanda, non puoi fermare l’offerta. Ma che lavori si trovano a Londra? Si trova di …

Leggo da alcuni giornali locali che ormai il flusso di italiani che approdano sulle sponde del Tamigi è incessante. Qualcuno parla perfino di invasione, ma la verità è che a Londra le opportunità di lavoro non mancano e finché c’è domanda, non puoi fermare l’offerta. Ma che lavori si trovano a Londra? Si trova di tutto, ma andando in giro e guardando nelle bacheche dei vari locali ho visto che se vuoi lavorare nel mondo della ristorazione e dell’ospitalità, cuochi, camerieri, baristi, receptionist sono richiestissimi, così come commessi e autisti. Se hai un titolo di studio e vuoi fare altro, è fondamentale conoscere bene l’inglese e magari lo impari proprio passando da quei lavori che molti considerano più “umili”.

Non è tutto oro…

“Non è tutto oro quello che luccica. Londra è una città carissima”. Mi racconta Anna che vive qui da due anni e arriva da Bari. “Se ti accontenti di condividere l’appartamento con ragazzi che guadagnano come te, allora vivi, anzi, sopravvivi. Lavori, ti pagano puntualmente e tiri avanti. Se però decidi di dare una svolta alla tua vita e affittare un appartamento tutto tuo, mettiti l’anima in pace. Qui se non riesci a portarti a casa almeno 40mila sterline all’anno oppure non siete in due a lavorare, non ce la fai”. Ma quanto guadagna un cameriere? “Dipende molto da dove lavori. Puoi guadagnare 10mila sterline all’anno, ma puoi anche portartene a casa 30mila. Io ho iniziato facendo la cameriera e guadagnavo circa 1200 pound al mese. È durata un anno, ho condiviso l’appartamento con quattro ragazze e ho fatto i salti mortali per andare avanti. Però ho imparato l’inglese e grazie a quello ora faccio la segretaria in uno studio e guadagno di più. Non posso ancora permettermi una casa, ma almeno faccio orari sostenibili. La mia laurea in lettere mi è servita ben poco, ma ho notato che in un curriculum, una laurea in generale può fare la differenza fra te e uno che non ce l’ha. Non certo se fai il cameriere, ma sono fiduciosa. Per ora il bilancio è positivo, almeno non devono più mantenermi i miei genitori”.

 

Da imprenditore a dipendente

“A Londra sono molto richiesti anche i programmatori e chi si occupa di marketing.” Me lo dice Andrea che fa il programmatore: “In Italia lavoravo in proprio, avevo una piccola azienda e cinque persone assunte. Sviluppavamo App per iPad e iPhone. Sgobbavo 15 ore al giorno per pagare le tasse e gli stipendi ai dipendenti. Alla fine non mi rimaneva niente, tranne tanta rabbia per i soliti furbi che non pagavano e il sentimento di completo abbandono che le istituzioni innescano nella mente di chi decide di rischiare in proprio. Dopo l’ennesima fregatura, ho deciso di mandare qualche curriculum nel Regno Unito e in una decina di giorni sono stato chiamato da un’azienda per un colloquio. Il mio inglese era pessimo, scolastico, ma so programmare e gestire una squadra. Mi hanno messo subito alla prova. Quando sono atterrato a Orio al Serio per rientrare a Bergamo mi è squillato il cellulare e mi hanno detto che la prova del giorno prima era andata bene. Avevo 10 giorni per iniziare a lavorare. Ho ceduto le quote dell’azienda al mio socio e sono ritornato a Londra per cercarmi una sistemazione. È passato solo un anno, ma mi pagano bene e ho già avuto una promozione così ho potuto prendere una casa in affitto, anche se in periferia. Ora sto organizzando il trasferimento per la mia ragazza che si è laureata in legge e sta facendo la schiava da due anni presso uno studio di Milano che le rimborsa solo la benzina”.

 

Storie e basilico

Ce ne sarebbero tante di storie da raccontare e le persone italiane che incontro qui sembrano tutte avere una gran voglia di parlare. Nessuna di loro è davvero contenta. Lo sento. Almeno nessuna di quelle che ho conosciuto in questi giorni. Hanno tutte una grande voglia di Italia, di olio d’oliva, di sole e profumo di basilico. Molti di loro sono giovani sotto i trenta. Per loro nutro una grandissima stima. Si sono messi in gioco in un Paese che parla una lingua diversa, mangia in piedi cibi precotti e beve fiumi di birra. Un Paese dalle mille contraddizioni, ma con piccole grandi certezze. Proprio quelle che nel nostro Paese sono ormai diventate chimere irragiungibili.

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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