
Ricordate i primi momenti in cui l’intelligenza artificiale è entrata nella nostra vita quotidiana? Un volto trasformato in una caricatura, un itinerario di viaggio costruito in pochi secondi, un assistente digitale che sembrava più una curiosità che una rivoluzione. Oggi, quei tempi sembrano un ricordo lontano.
Con l’evoluzione dell’A.I. e in particolare con il lancio di Sora 2 da parte di OpenAI, ci troviamo davanti a un cambiamento epocale: da gioco a potenziale minaccia. La facilità con cui è possibile oggi creare contenuti audiovisivi iperrealistici ci pone davanti a interrogativi urgenti, sia sul piano tecnico sia su quello etico.
Il motore dell’immaginazione più potente mai creato
Non è una frase da film, è quanto dichiarato da Sam Altman, CEO di OpenAI, che ha definito Sora 2 come “ll motore dell’immaginazione più potente mai costruito” (the most powerful imagination engine ever built).
Sora 2 è in grado di generare video dall’aspetto iperrealistico partendo da semplici prompt testuali. Esempi virali come 007 che beve un Martini con Altman o Super Mario che guida un’auto della polizia dimostrano quanto la fantasia possa oggi prendere forma con un realismo sorprendente.
Il punto cruciale? Non serve essere registi o artisti digitali. Chiunque può creare questi contenuti, e questa accessibilità totale apre le porte a scenari che vanno ben oltre la creatività.
Quando il virtuale causa dolore reale
Se da un lato abbiamo la magia dell’immaginazione, dall’altro emerge un lato oscuro, carico di rischi emotivi. Un caso emblematico è quello di Zelda Williams, figlia del compianto attore Robin Williams.

Negli ultimi giorni, Zelda ha chiesto pubblicamente di smettere di inviarle video generati con l’A.I. che riproducono la voce e il volto del padre. In uno di questi video, la figura ricreata di Robin dice: “Volevo solo passare e dirti una cosa semplice: mi manchi.”
Zelda ha definito questi contenuti “stupidi” (dumb), una “perdita di tempo ed energia” (a waste of time and energy), e ha sottolineato che non rappresentano ciò che suo padre avrebbe voluto. Un messaggio potente che ci costringe a riflettere: fino a che punto possiamo spingerci nella ricostruzione digitale di chi non è più tra noi?
Truffe iperrealistiche e scherzi da codice penale
L’iperrealismo offerto da strumenti come Sora 2 è finito anche nelle mani sbagliate.
Le autorità segnalano un aumento di truffe legate all’uso improprio dell’A.I.. Alcuni attori del Hallmark Channel sono stati vittime di account falsi che utilizzano le loro immagini per promuovere finte iniziative benefiche. Il risultato? Persone che, in buona fede, donano denaro a organizzazioni inesistenti.
Ma il peggio arriva con le nuove “challenge” social. Tra queste, una delle più inquietanti è l’invio di video generati con l’A.I. a familiari, facendo credere che ci sia un intruso in casa. L’iperrealismo è tale da spingere molte vittime a chiamare la polizia. Quello che per qualcuno è uno scherzo, per altri è terrore puro.
La crisi della percezione: possiamo ancora fidarci di ciò che vediamo?
Il dibattito etico è acceso. Il dottor Christian Hamet, professore alla Northwestern University esperto in A.I. ed etica, ha posto una domanda cruciale:
“Quando qualcuno guarda il proprio feed sui social media, ha un modo per sapere cosa è reale e autentico e cosa è stato creato dall’A.I.?”
La sua risposta è netta: “Siamo di fatto in un mondo in cui, mi dispiace dirlo, ma non possiamo credere ai nostri occhi.”
Questo scenario mina uno dei pilastri fondamentali della nostra vita sociale e informativa: la fiducia nella realtà percepita. E se perdiamo la capacità di distinguere il vero dal falso, il rischio è quello di precipitare in una crisi culturale senza precedenti.
Hollywood insorge: tra copyright violati e attrici generate dall’A.I.
Non è solo una questione di utenti individuali. L’industria creativa è in fermento.
La Motion Picture Association (MPA) ha chiesto a OpenAI un’azione “immediata e decisa” contro Sora 2. Motivo? La generazione di contenuti che violano il copyright, come nel caso di James Bond e Mario, figure iconiche protette dalla legge.
In parallelo, fa discutere il caso di Tillie Norwood, la prima attrice completamente generata dall’Intelligenza Artificiale. Tillie è candidata a essere rappresentata da un’agenzia di talenti, e questo ha scatenato il panico tra gli attori umani.

Il suo creatore si è difeso sostenendo che Tillie “non è un sostituto di un essere umano, ma un’opera creativa, un pezzo d’arte.” Ma non tutti sono d’accordo. In molti, a Hollywood, si chiedono: “Abbiamo perso la bussola. Cosa stiamo facendo?”
Regolare l’uso, non bloccare l’innovazione
Nonostante i rischi, il dottor Hamet non demonizza l’A.I., anzi la definisce “trasformativa per noi come specie” (transformational for us as a species).
Il vero problema è non il cosa fa l’A.I., ma come viene utilizzata. Regolare la tecnologia in sé sarebbe inutile, ma stabilire regole chiare sull’uso, sui diritti e sui danni è fondamentale.
Come Hamet sottolinea: “Non possiamo regolare la tecnologia, ma possiamo, e dobbiamo, regolare il modo in cui viene utilizzata e chi viene danneggiato.”
Le contromisure di OpenAI: tra buone intenzioni e sfide reali
OpenAI è consapevole delle critiche e ha introdotto alcune misure preventive per Sora 2:
1. Protezione di celebrità e marchi
OpenAI adotterà un modello “opt-in”: per creare contenuti con personaggi famosi o protetti da copyright, sarà necessaria un’autorizzazione preventiva da parte dei detentori dei diritti.
2. Controllo dell’immagine personale
Gli utenti potranno selezionare chi ha il diritto di usare la loro immagine generata con A.I., limitandone l’uso a sé stessi, amici o chiunque.
3. Diritto di rimozione
Se un contenuto generato da altri include la propria immagine senza permesso, l’interessato può richiedere la rimozione immediata del video.
Sono misure importanti, ma – come ha notato un osservatore – la tecnologia “sta avanzando a una velocità incredibile”, il che implica che le regole dovranno continuare a evolversi costantemente per stare al passo.
L’inizio di una nuova era (con occhi ben aperti)
Sora 2 rappresenta una svolta. È uno strumento capace di liberare la creatività come mai prima d’ora, ma che porta con sé una responsabilità enorme.
Il rischio non è solo che l’A.I. superi l’essere umano nella creazione di contenuti, ma che la verità stessa venga messa in discussione. Se l’illusione diventa indistinguibile dalla realtà, serve una nuova alfabetizzazione digitale, culturale e legislativa.
Abbiamo bisogno di regole, di responsabilità, di una governance etica collettiva. Perché il potere di immaginare e creare, se messo in mano a tutti senza filtro, può generare tanto meraviglia quanto caos.
La domanda quindi non è più “Siamo pronti per Sora 2?”, ma “Siamo pronti ad affrontare le conseguenze della sua esistenza?”





