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Studiare per diventare imprenditore

Molti ti diranno che a fare l’imprenditore non si impara: o lo spirito imprenditoriale ce l’hai nel sangue o non ce l’hai (quello che gli americani e i maniaci dell’inglese a tutti costi chiamano Animal Spirit). Gli esempi sono innumerevoli, l’ultimo sbandierato dai giornali è quello del danese Lennart Lajboshitz, 56 anni, che vendeva ombrelli …

Molti ti diranno che a fare l’imprenditore non si impara: o lo spirito imprenditoriale ce l’hai nel sangue o non ce l’hai (quello che gli americani e i maniaci dell’inglese a tutti costi chiamano Animal Spirit). Gli esempi sono innumerevoli, l’ultimo sbandierato dai giornali è quello del danese Lennart Lajboshitz, 56 anni, che vendeva ombrelli usati al mercato fino a che, 20 anni fa, si è inventato Tiger, oggi una delle maggiori catene di oggettistica europee (500 negozi in 27 paesi), ormai un marchio mondiale di cui due anni fa ha ceduto la maggioranza a un fondo di investimento per 150 milioni di euro continuando a lavorare come direttore del marketing del gruppo. Nessuna università, nessuna scuola di business: Lajboshitz è figlio di un ortolano polacco e di una maestra di asilo svedese, entrambi immigrati in Danimarca. Tanta curiosità, molta esperienza commerciale “dal basso”, tanta capacità di aprire le orecchie e il cervello e capire che cosa vuole la gente, una bella parlantina. Tutti dicono che è un leader nato: parli con lui e ti convince, anche perché trova sempre qualche minuto per te, per spiegarti il suo punto di vista.

La realtà è un po’ diversa

Funziona sempre così? No, le doti di un imprenditore possono essere altre, oltre al senso dell’avventura (quello ci vuole, è comune a tutti gli imprenditori come a tutti gli esploratori). Malgrado la maggior parte dei multimilionari e miliardari mondiali raccontino storie in cui “si sono fatti da soli”, in realtà è molto raro che si verifichino tutte le circostanze per cui dal nulla si riesce a costruire un impero con la sola forza della volontà e del carattere. La verità è che per costruire un’impresa di successo bisogna essere capaci prima di tutto di convincere e dunque di coinvolgere la gente, sfruttando tutte le competenze tue e della gente che riesci a convincere a lavorare per te.

Riconoscere le competenze che servono è già una competenza.

Anche quella di creare la leggenda dell’impresa fatta da un ragazzo che “si è fatto da solo” con la sua perseveranza e dedizione. Storia che, fra l’altro, di solito è uno strumento di marketing molto importante. Ma, in realtà, senza tutte le competenze e le capacità che un imprenditore riesce a raccogliere intorno a sé con la rete di alleanze e clientele che è capace di costruire, l’impresa non può decollare. Da soli non si va lontano, il segreto è la capacità di leadership, il che significa avere un seguito, gente che ti ama e ti segue (che ti ami non è obbligatorio, però è un valore aggiunto). Bisogna imparare a riconoscere le reti di competenze necessarie a fare impresa, e in questo può essere utile avere un’educazione formale su come si fa impresa, pur non essendo questa di per sé una garanzia di successo. Perché riconoscere le competenze che servono è già una competenza. 

I corsi universitari per diventare imprenditori

Esiste la possibilità di studiare gestione d’impresa all’università o alla facoltà di economia e commercio (indirizzo economia gestionale) o laureandosi in ingegneria gestionale. Se ci si laurea in un’altra materia (da agraria a zootecnia, passando per le lauree più diffuse: giurisprudenza, medicina, lettere, filosofia, psicologia, chimica, ingegneria non gestionale, lingue, architettura, design, chi più ne ha più ne metta) è possibile acquisire capacità di gestione d’impresa con un corso post laurea, cioè un master, di solito biennale, che, a livello internazionale si chiama MBA (Master Business Administration, corso avanzato di gestione aziendale). Probabilmente il più famoso del mondo è quello dell’Università americana di Harvard, e in Europa quelli della London School of Economics o dell’Insead di Parigi. In Italia il primo è stato quello dello SDA (Scuola di direzione aziendale) della Bocconi di Milano, ma ormai tutte le università di un certo livello ne offrono uno (ma attenzione: neanche iscriversi se non si sa l’inglese).

I corsi per diplomati

Ci sono poi corsi meno blasonati che offrono anche ai diplomati la possibilità di imparare come diventare imprenditore. Spesso non sono organizzati da scuole o università ma dalle associazioni imprenditoriali territoriali, principalmente dalle Camere di commercio o dalle associazioni imprenditoriali di categoria (Confindustria, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, eccetera) a livello locale, a volte aderendo anche a programmi di formazione finanziati a livello europeo per promuovere l’imprenditoria e la micro imprenditoria in diversi settori. Esistono poi anche scuole, soprattutto private, che fanno formazione imprenditoriale a livello di laurea breve. L’offerta è molto ampia e variegata, perfino troppo per riassumerla qui. Mediamente oggi gli strumenti che vengono dati da corsi di questo tipo sono di buon livello, naturalmente con molte differenze a seconda del tipo di corso e preparazione che viene scelto.

Serve un’idea chiara

È bene avere già un’idea di massima dell’impresa a cui si vuole dare vita prima di scegliere quale corso seguire, perché ovviamente c’è impresa e impresa. Il livello di complessità e la tipologia delle nozioni offerte cambia sostanzialmente a seconda del mestiere che si vuole affrontare. Per esempio: l’azienda produrrà o distribuirà prodotti al grande pubblico, a nicchie di pubblico specifico o produrrà beni intermedi, destinati solo ad altre aziende per le loro lavorazioni? È chiaro che nel terzo caso tutta la parte di nozioni che riguardano la vendita al dettaglio e il marketing dei grandi numeri non sarà molto importante. Se invece penso di aprire una catena di supermercati, studiare come migliorare le politiche di scorta di materie prime come ferro o gomma non mi sarà molto utile. Eccetera. È dunque necessario avere alle spalle un percorso scolastico debnito per aprire un’impresa? Lo abbiamo detto: no. Ma non è una cattiva idea poter usufruire delle competenze di qualcuno che ha una preparazione simile. Se tu non hai avuto questa opportunità, è bene pensare di avere in squadra qualcuno con un curriculum di questo tipo, se non altro perché sapere che in punto chiave della tua azienda hai messo qualcuno titolato rende eventuali investitori più propensi a scommettere sull’azienda stessa.

Chi ha un’adeguata preparazione scolastica ha anche un’altra possibilità: lavorare per un certo tempo per un’azienda dove fare la necessaria esperienza prima di mettersi in proprio.

Chi ha un’adeguata preparazione scolastica ha anche un’altra possibilità: lavorare per un certo tempo per un’azienda dove fare la necessaria esperienza prima di mettersi in proprio. Ci sono settori o tipologie di attività (business) dove una preparazione scolastica specifica è quasi necessaria: non puoi vendere prodotti finanziari senza un’adeguata preparazione formale. È semplicemente vietato dalla legge. In altri casi il titolo fa comodo, ma non è essenziale. Per esempio, se vuoi aprire una ditta che produce vernici, il fatto di essere laureato in chimica non guasta affatto. Se l’azienda noleggia aeroplani ed elicotteri e sei un ingegnere aeronautico è meglio. Non necessario, ma preferibile. È la stessa cosa in quasi tutti i business possibili: se apri un’azienda che produce mozzarelle, avere una laurea in scienze dell’alimentazione non nuoce.

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Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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