Venture Capital italiano, cosa funziona e cosa no

Venture Capital italiano: come interpretare i dati più recenti sulle perfomance del VC? È sicuramente un bicchiere mezzo pieno quello che è emerso all’EY Venture Capital Barometer, ricerca sul venture capital italiano appena presentato in Fondazione Feltrinelli. Durante l’evento, divisi in 4 diversi panel tematici, si sono alternati, per commentare i dati della ricerca, alcuni tra i principali protagonisti de l’ecosistema dell’innovazione italiana.

Archiviato il dato più importante e cioè il superamento nel 2022 dei 2 miliardi di investimenti in startup e pmi innovative, (+67% sul 2021), quello che è emerso è una crescita che, per la prima volta, risulta superiore agli altri paesi europei di riferimento, Francia e Germania in testa, che invece hanno fatto registrare nel complesso, un dato sostanzialmente stabile rispetto l’anno precedente.

Lontani dai benchmark nonostante i maxi-round

A favorire questo risultato è stata la presenza di numerosi maxi-round, superiori ai 100 milioni di euro, che hanno visto l’interesse di molti investitori internazionali, i cui capitali hanno rappresentato circa la metà% della raccolta complessiva. Fondamentale anche il ruolo che le grandi aziende hanno avuto, incrementando i loro sforzi con proprie iniziative di Corporate Venture Capital.

Nonostante il dato sicuramente incoraggiante, non bisogna però nascondere la distanza che ancora ci separa dai benchmark internazionali di riferimento in termini di volumi investiti, ancora lontani nonostante la frenata in atto. Particolarmente significativo risulta il confronto tra i livelli pro-capite di investimenti in venture capital tra i vari paesi europei: Italia (35 euro), Spagna (61 euro), Francia e Germania (150 euro), lontanissima per tutti l’Inghilterra con (369 euro).

Tra i settori che hanno maggiormente beneficiato dell’incremento ci sono il fintech con 712 milioni di euro, l’energyandcycling con 346 milioni di euro e, a seguire, il proptech e il foodtech

Il grande divario tra Nord e Sud

Anche in questo caso, il divario tra Nord e Sud d’Italia risulta evidente, a dispetto di un tessuto economico che nonostante l’assenza di investimenti, mostra una notevole vitalità imprenditoriale ospitando nel centro sud la maggior parte delle startup italiane.

La regione Campania si colloca al terzo posto tra le regioni per numero di startup innovative registrate. Entrando nel dettaglio, si conferma comunque il primato del Nord Italia per numero di round e per valore degli investimenti, con la Lombardia in testa (+58,2% rispetto all’anno precedente), seguita dal Piemonte (+110,1% rispetto all’anno precedente) e dalla Toscana.

Al Sud mancano gli investimenti ma c’è grande vitalità imprenditoriale

Ora il Venture Capital italiano prende in seria considerazione le startup

In conclusione, a dieci anni esatti dall’introduzione dello Startup Act, la prima legge italiana ad offrire un quadro di riferimento per il settore, quello che emerge è un ecosistema più maturo, ma soprattutto un Paese che inizia a considerare le startup ed in generale l’innovazione, come un driver indispensabile per lo sviluppo futuro della nostra economia. In questo senso, sotto la regia di Cassa Depositi e prestiti (CDP), la collaborazione tra pubblico e privato rappresentano sicuramente la chiave di svolta per una crescita del settore che ci permetta di recuperare il ritardo accumulato e competere finalmente ad armi pari a livello europeo.

Abbiamo raccontato i dati divulgati da EY Venture Capital Barometer dal punto di vista dei suoi esperti interni qui.