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AI Act, gli obiettivi del Parlamento Europeo

Il Parlamento europeo ha raggiunto un accordo provvisorio su quello che a tutti gli effetti è il primo regolamento al mondo relativo all'intelligenza artificiale. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta, avvalendoci del commento degli avvocati di DLA Piper

Si chiama AI Act ed è una proposta di legge europea sull’Artificial Intelligence (AI). Nella bozza, le applicazioni dell’AI vengono assegnate a tre categorie di rischio.

La prima comprende sistemi e utilizzi che creano un rischio inaccettabile, come quelli per controllare la popolazione o esercitare discriminazioni, che sono e saranno vietati.

La seconda gli usi ad alto rischio, ad esempio gli strumenti di scansione dei CV, che classificano i candidati per un lavoro, e che dovranno rispondere a requisiti legali specifici.

Infine, le applicazioni non esplicitamente vietate o elencate come ad alto rischio, che possono e potranno essere in gran parte usate senza particolari regolamentazioni.

Gli obiettivi dei legislatori

Secondo Giulio Coraggio e Tommaso Ricci, avvocati di DLA Piper, gli obiettivi dei legislatori sono principalmente legati alla volontà di trovare il modo per regolamentare l’intelligenza artificiale stimando i danni potenziali che potrebbe provocare . Ecco, sempre secondo gli avvocati, quali sono gli elementi più interessanti dell’AI Act.

  1. Saranno vietate alcune applicazioni di AI considerate un rischio inaccettabile, come abbiamo già specificato. Tra queste figurano gli strumenti intelligenti per il monitoraggio generale delle comunicazioni interpersonali.
  2. Ci saranno regole più severe per i cosiddetti foundation model, tra cui c’è anche ChatGPT. Questo allo scopo di limitare eventuali manipolazioni intenzionali dei contenuti. Saranno “sorvegliati speciali” anche i software di riconoscimento delle emozioni alimentati dall’AI, quantomeno in determinati settori.
  3. Alcune regole potrebbero riguardare tutti i  sistemi e le applicazioni di intelligenza artificiale. Ad esempio l’idea di introdurre una supervisione umana. Oppure la necessità di garanzie su solidità dei sistemi, sicurezza, garanzia della privacy. Ma anche il fatto che ogni azienda che usa queste applicazioni debba garantire il benessere sociale e ambientale, la diversità, la non discriminazione e l’equità.
  4. Infine, ulteriori garanzie saranno previste per il processo con cui i fornitori di modelli di intelligenza artificiale ad alto rischio potranno o meno elaborare dati sensibili. Ad esempio le credenze religiose e l’identità di genere. Questo significa che, per poter elaborare queste tipologie di dati, i pregiudizi non devono essere rilevabili.

Aziende: conviene già tenere conto dell’AI Act

Pensare concretamente a un regolamento per gli utilizzi delle applicazioni basate su AI è senza dubbio un atteggiamento proattivo, che va nella direzione di ridurre i rischi ma anche di “accettare” che di questi servizi se ne farà largo uso.

«L’accordo provvisorio sull’AI Act può rappresentare una buona notizia, poiché creerà un maggiore livello di certezza del diritto in un settore sul quale le autorità e l’opinione pubblica stanno seguendo posizioni spesso contraddittorie e fortemente protezioniste hanno sottolineato Coraggio e Ricci . Benché alcune modifiche al testo dell’AI Act potranno essere ancora introdotte, è bene le aziende che intendono incorporare l’AI nella loro operatività e nell’offerta di servizi ai clienti ne tengano già conto».

Perché serve un AI Act?

L’Unione Europea sul sito dedicato sottolinea il fatto che le applicazioni di intelligenza artificiale influenzano le informazioni che leggiamo e vediamo online, prevedendo quali contenuti sono interessanti per ogni utente. Sempre queste applicazioni acquisiscono e analizzano i dati dai volti, per far rispettare le leggi o personalizzare le pubblicità e in alcuni casi vengono persino studiate per migliorare la diagnosi precoce di cancro. Questo significa che l’AI ha un potenziale enorme e che può fortemente influenzare le nostre vite. Per scoprire come le startup italiane usano l’AI e quali applicazioni vedremo presto sul mercato (o sono già disponibili) ti suggeriamo di leggere questo articolo.

Come è avvenuto per il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (il ben noto GDPR) del 2018, l’AI Act europeo potrebbe diventare uno standard globale, mettendo dei paletti agli usi dell’AI e determinando cosa è lecito e cosa no. Il regolamento dell’UE sull’IA sta già facendo scalpore a livello internazionale.

L’Europa non è la sola a interessarsi al problema. A fine settembre 2021, per fare un esempio, il Congresso del Brasile ha approvato un disegno di legge che mette dei paletti agli usi dell’intelligenza artificiale. Legge che deve ancora passare l’approvazione da parte del Senato del paese.

L’AI Act promette di essere inflessibile e l’UE afferma che verrà scritta in maniera tale da non poter essere aggirata da aziende intenzionate a fare le furbe.

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