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Articoli sui round di finanziamento? No grazie!

Oggi voglio condividere un articolo apparso su Sifted a firma Eleanor Warnock che affronta un tema su cui anche io sto ragionando da qualche tempo e che scaturisce da una domanda: la chiusura di TechCrunch Europe apre davvero uno spazio per nuovi attori capaci di coprire i round di investimento europei? L’idea che esista un gap informativo da colmare presuppone che il modello tradizionale di copertura dei finanziamenti — il comunicato sul seed, l’articolo sul Series A, la vetrina per giovani startup — continui a essere sostenibile. Ma cosa succede se non lo è più?

Per quasi vent’anni, l’annuncio di un round è stato il principale, quando non l’unico, momento mediatico a disposizione delle startup early-stage. Chi opera nelle tech PR lo sa bene: un titolo su una testata di settore offriva credibilità immediata, quel set di loghi da esporre sul sito in assenza di veri clienti. Oggi però i founder sperimentano una realtà diversa: ottenere attenzione da parte della stampa è molto più difficile, e continuare a investire tempo e risorse nella speranza che “l’articolo sul funding” arrivi rischia di essere un investimento a perdere a meno di non avere una strategia ben chiara e magari affidarsi a chi fa questo di mestiere.

Troppa competizione e meno giornalisti

L’evoluzione recente del mercato mette in luce due dinamiche convergenti.

La prima è la competizione crescente. Quest’anno in Europa si sono registrati 478 round di Series A, ed è impensabile che una testata che ha a cuore i conti e non la beneficenza possa e voglia coprirli tutti. Sifted dichiara di aver pubblicato 686 articoli complessivi, dei quali solo una parte dedicati ai finanziamenti. Di fatto, l’offerta di notizie supera di gran lunga la capacità delle redazioni. Per emergere in un contesto così affollato servono condizioni straordinarie — un top-tier VC, un fundraise da capogiro, un founder celebre o un modello di business realmente disruptive. Purtroppo, la maggioranza dei round non presenta nulla di tutto ciò.

La seconda dinamica è ben più strutturale: lo stato economico critico delle redazioni. Nel 2024, secondo dati del Press Gazette, sono stati tagliati 4.000 posti di lavoro giornalistici tra Stati Uniti e Regno Unito, dopo gli 8.000 dell’anno precedente. I tagli non sono semplici oscillazioni cicliche: rappresentano un cambiamento profondo nei modelli economici dell’editoria e dovrebbero preoccupare chiunque conti sulla stampa come leva strategica.

I nuovi modelli economici del giornalismo

Il cuore del problema è il collasso del modello pubblicitario. L’advertising che per decenni ha finanziato il giornalismo non è più sufficiente e gli editori stanno riconfigurando i loro modelli verso eventi, abbonamenti e membership. Ma questi modelli richiedono una logica di contenuto completamente diversa: ciò che porta valore al lettore — e quindi giustifica un paywall — deve essere informazione esclusiva, insight non disponibili altrove, contenuti “business-critical”.

In questa equazione, il classico annuncio di un round non ha praticamente peso economico. Un Series A interessa soprattutto alla startup che lo riceve: investitori e competitor una volta arrivati al closing già conoscono i dettagli, e i potenziali clienti difficilmente si informano leggendo un sito specializzato. Per un editore, pubblicarlo non genera abbonamenti né eventi, e sottrae risorse editoriali a contenuti più remunerativi.

A complicare ulteriormente lo scenario interviene l’AI. Anche se l’accuratezza non è garantita, chiunque può chiedere a ChatGPT informazioni su una startup, spesso sufficienti per un primo screening. La sopravvivenza dei media dipenderà dalla loro capacità di offrire curation, contesto e qualità editoriale — tutto ciò che un annuncio di finanziamento, per sua natura, non offre. Non è difficile immaginare strumenti automatici che aggregano news di funding direttamente da siti e social delle startup, riducendo ulteriormente l’incentivo per un giornalista a investire tempo su queste notizie.

Cosa dovrebbero fare ora i founder

La prima mossa è una revisione delle aspettative. Un round piccolo o privo di un lead VC di primo livello difficilmente otterrà copertura sulla stampa. Impostare una finestra di tentativo limitata — ad esempio due settimane — evita sprechi di tempo e permette di riallocare energie.

La seconda è investire nei canali proprietari e nel social amplification planning. Una strategia coordinata su LinkedIn — con team, advisor e investitori che pubblicano simultaneamente — può generare un reach superiore a quello di un articolo su una singola testata.

Allocare il budget di comunicazione su copy professionale, asset grafici di qualità o brevi video può produrre un effetto di momentum più forte e più misurabile. In un contesto dominato dai feed algoritmici, la percezione di trazione conta più della fonte che la certifica.

La terza è più complessa ma più strategica: costruire rapporti con i giornalisti al di fuori dei momenti di fundraising. Gli insight controcorrente di mercato, le narrative founder-centric capaci di generare identificazione emotiva o le storie che raccontano frizioni reali nel settore hanno una viralità intrinseca superiore a quella delle transazioni finanziarie.

Una nuova mentalità nell’ecosistema mediatico

I founder comprendono bene la logica che guida gli investitori: sanno che un VC punta al 10x perché la maggior parte dei deal fallisce, e costruiscono la propria strategia di fundraising in modo razionale. Ma lo stesso livello di analisi raramente viene applicato al mondo media. Le testate stanno abbandonando progressivamente le news fini a se stesse e stanno investendo su contenuti premium, insight editoriali e community. In questo nuovo equilibrio, i funding round stanno perdendo efficacia come leva comunicativa.

Accettare il cambiamento non significa rinunciare alla visibilità, ma ridefinire il modo in cui la si costruisce. Le startup che adotteranno una strategia media più realistica, multi-canale e orientata al valore saranno le uniche in grado di ottenere attenzione in un ecosistema informativo che non premia più il “semplice annuncio”.

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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