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Carinzia, la Silicon Valley d’Europa: i casi (italiani) di successo

Se la Carinzia è un terreno fertile per le aziende questo è dovuto anche all’impegno delle istituzioni locali e degli enti pubblici, che offrono agli imprenditori il supporto per avviare un’attività in questa regione aiutando anche economicamente le giovani imprese e le startup

Con 570.000 ettari di foreste, equivalente al 60% del territorio, la Carinzia è un paradiso naturale incastonato fra le Alpi e caratterizzato da splendidi laghi. Eppure, nonostante la splendida cornice, non è il turismo la principale vocazione di questa regione austriaca che confina con l’Italia e la Slovenia, ma l’impresa. Solo nel 2019 sono nate più di 2.400 aziende in questo Paese, fra startup innovative e realtà più strutturate, molte delle quali fondate da persone provenienti da altre aree dell’Europa, Italia inclusa. Ad attirare capitali e talenti non è naturalmente il paesaggio, ma l’elevato potenziale di business. Qui c’è tutto quello che una realtà dinamica può desiderare, a partire dall’industria e dalla tecnologia, che qui sono benvenute: il Lakeside Science & Technology Park ospita 66 aziende che danno lavoro a 1.100 persone e fa ricerca su settori chiave per lo sviluppo economico come le tecnologie dell’informazione e comunicazione. Non è l’unico polo tecnologico dell’area: al Joanneum Research i protagonisti sono i robot e i cobot, i robot collaborativi sviluppati all’interno centro del centro ricerche specializzato sulla collaborazione uomo-macchina, mentre l’Austrian Institute of Technology concentra le sue ricerche su temi come industria 4.0, intelligenza artificiale, infrastrutture energetiche, mobilità sostenibile. Al Silicon Austria Labs (SAL) si fa ricerca in quattro aree (sistemi di sensori, elettronica di potenza, sistemi ad alta frequenza e integrazione di sistemi), mentre Fraunhofer Austria ospita l’Innovation Center “Digitalizzazione e intelligenza artificiale”, KI4LIFE, dove si studiano soluzioni per supportare le aziende carinziane ad affrontare le sfide della digitalizzazione. ASSIC (Austrian Smart System Integration Research Center) è uno dei più avanzati centri di eccellenza in Austria, focalizzato sull’integrazione intelligente di sistemi di micro e nano componenti. W3C, Wood Carinthian Competence Center svolge infine ricerche sui materiali e le tecnologie di processo, nello specifico sul legno e altre materie prime rinnovabili.

Rinnovabile qui è la parola d’ordine e in Carinzia la natura e la tecnologia vanno insieme a braccetto, tanto che quasi tutta l’energia prodotta nella regione (il 99%!) proviene da fonti rinnovabili e green. Ma c’è anche tutto quello che serve per fare networking, per avviare collaborazioni di business, e lo stato qui lavora come alleato invece che remare contro: la burocrazia è snella (per ottenere una concessione edilizia per un sito produttivo sono necessari da 15 ai 30 giorni, per un’attività industriale 80), le infrastrutture efficienti e la tassazione sugli utili di impresa è del 25%. Non c’è l’Irap, non bisogna fare i conti con gli studi di settore e il mercato del lavoro è estremamente dinamico, privo della complessità di altri Paesi. L’energia (quasi tutta prodotta in maniera green) ha prezzi ben inferiori a quelli italiani (dal 30% al 50% in meno)

Qualcuno arriva a definirla la Silicon Valley austriaca, una definizione che calza a pennello alla regione, che cresce a ritmi importanti (+3.8% l’ultimo dato) e investe percentuali importanti in ricerca e sviluppo (il 2,89%, pari a 641 milioni di euro, valori che la posizionano nella top ten europea per l’innovazione). E non accenna a fermarsi, anzi, è alla ricerca di nuovi talenti e nuove imprese desiderose di investire nella zona e contribuire a incrementare il valore dell’export, che a oggi vale 7 miliardi di euro e rappresenta il 38% della produzione. Numeri che hanno attirato imprese da tutto il mondo: solo nel 2015 si sono insediate 20 nuove aziende, di cui 12 italiane, e non mancano realtà provenienti da Ucraina, Slovenia, Germania e Giappone. E che hanno accelerato la presentazione di brevetti: le domande presentate sono cresciute di oltre il 10% dal 2014 al 2015.

L’eccellenza della microelettronica Made in Carinzia: gli Electronic Based System (EBS)

Punta di diamante della ricerca e della produzione della regione austriaca è l’industria microelettronica e, più precisamente, o sviluppo degli ESB, gli Electronic Based Systems, sistemi integrati fondamentali nei settori in maggiore sviluppo: l’IoT (anche industriale, l’IIoT), le infrastrutture intelligenti, l’industria 4.0, la guida autonoma. La regione sostiene il settore offrendo corsi di formazione di alto livello e numerose opportunità di lavoro presso le tante aziende che hanno sede nell’area. Sono 188, per la precisione, le imprese austriache operanti nell’ambito EBS (non tutte con sede in Carinzia): complessivamente generano un fatturato annuo vicino ai 77 miliardi di euro (76,7, per essere precisi) e garantiscono occupazione a 69.200 persone. Fra i nomi, spiccano Infineon, Intel, flex, CISC Semiconductor e LAM Research, tutte realtà con una forte presenza in Carinzia, alle quali si sommano aziende locali come Ortner Reinraumtechnik, Augmensys, PMS Elektro- und Automationstechnik e Wild Hi-Precision.

Non solo tecnologia: un Paese con una forte vocazione agricola

Un ruolo importante nell’economia della regione austriaca lo giocano agricoltura e silvicoltura, che generano un valore di 780 milioni e danno lavoro a 40.000 addetti, operanti nelle oltre 10.000 (10.327) aziende agricole e forestali del Paese. 1.800 di queste imprese operano nell’ambito dell’agricoltura biologica, che gioca un ruolo chiave e sta vivendo un momento di grande crescita. La quota di coltivazioni biologiche, in costante aumento, è del 24,4%, a la regione punta a supportare investimenti in questo settore: nel 2018 ha erogato 1,74 milioni di euro a favore di 342 giovani agricoltori che hanno deciso di rilevare aziende locali. Se in altre parti del mondo l’agricoltura tende verso il declino, la Land austriaca va in controtendenza e le imprese operanti nella zona investono circa 168 milioni di euro all’anno per ammodernare infrastrutture e macchinari. Il Governo punta a promuovere queste attività, e nel solo 2018 ha erogato contributi per 9,33 milioni di euro per supportare gli investimenti delle aziende.
Altra industria che traina l’economia carinziana è quella del legno, che dopo il turismo è la più importante, tanto che genera il 20% del pil del Land e contribuisce all’occupazione con oltre 20.000 posti di lavoro.

La Carinzia va a caccia di aziende

Se la Carinzia è un terreno fertile per le aziende questo è dovuto anche all’impegno delle istituzioni locali e degli enti pubblici, che offrono agli imprenditori il supporto per avviare un’attività in questa regione, fornendo informazioni, ma anche supportando economicamente le giovani imprese e le startup. StartNet Carinzia è una rete di supporto nata per sostenere le imprese nel loro percorso: parliamo di una piattaforma di orientamento che oltre a offrire le informazioni necessarie per avviare un’impresa e svilupparla organizza corsi di formazione, anche gratuita, come quelli offerti semestralmente dalla Alpen-Adria-Universität di Klagenfurt, o i seminari organizzati dalla Camera di Commercio locale. Particolare attenzione è riservata alle startup, che potranno contare sul supporto dell’incubatore e acceleratore Build!, in grado di offrire consulenza sulla fondazione di impresa e sui modelli di business, su come ottenere i sussidi aziendali e mette a disposizione infrastrutture, servizi digitali, spazi di co-working e – soprattutto – l’accesso a una rete di mentor, partner e investitori, facilitando così il networking professionale. A oggi, Build! sta supportando attivamente 25 startup, che possono fare affidamento su una rete di 150 aziende e istituzioni. Il Build organizza anche workshop a cifre competitive (250 euro per giornata), focalizzati su temi quali le sovvenzioni, vendite e marketing, negoziazione, social media e storytelling, tasse e finanziamenti per startup e anche argomenti giuridici relativi a certificazioni, responsabilità, proprietà intellettuale.
Una simile attenzione alle giovani imprese innovative non può che richiamare investitori, che iscrivendosi grazie al programma Invest in the best della Camera di Commercio potranno tenere sotto controllo il flusso di idee ed entrare in contatto con le startup alla ricerca di capitali e finanziatori. Per poter investire è prima necessario iscriversi alla piattaforma e firmare una dichiarazione di riservatezza e una dichiarazione di intenti, fornendo prove della disponibilità delle risorse finanziarie necessarie. Un processo semplice e snello, che garantisce la professionalità di chi opera nel settore, sia sotto il profilo di investitore sia sotto quello di chi vuole sviluppare idee e progetti.

A supportare la Carinzia nella ricerca di imprenditori stranieri c’è anche Babeg, l’Agenzia Carinziana di promozione degli investimenti e gestione delle partecipazioni, che ha il compito di promuovere l’insediamento di nuove imprese nella regione e supportarle dal punto di vista strategico, facendo leva sulla comunicazione e collaborazione fra imprese, organismi di ricerca e istituti di formazione. L’obiettivo di Babeg è quello di individuare le tematiche di sviluppo per agganciarle al tessuto innovativo della regione, così da renderla più competitiva nello scenario internazionale; gli ambiti in cui concentra la sua azione sono la digitalizzazione, l’industria 4.0 e la ricerca, mentre i settori trainanti del Paese sono le componenti elettroniche e i circuiti stampati, le tecnologie di produzione innovative e la meccanica, i nuovi materiali, le energie rinnovabili, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

KWF, il Fondo per la promozione economica della Carinzia, è un altro importante punto di contatto per chi desidera aprire un’attività nel Land. SI tratta di un organismo indipendente e senza scopi di lucro che promuove e sostiene l’economia locale attraverso programmi di sostegno destinati a PMI e startup, aiutandole a migliorare la loro capacità produttiva. KWF indice bandi di gara e fornisce anche assistenza per lo sviluppo di relazioni commerciali internazionali. In media, dalla sua fondazione, nel 1993, ha finanziato 840 progetti all’anno, per un totale di 22.228 finanziamenti.

Altri casi di successo

Un caso di successo tutto italiano è Klaxon Mobility, fondata da Enrico Boaretto e Andrea Stella, azienda che ha brevettato il Linking System Klaxon, innovativo sistema di aggancio installabile su qualsiasi carrozzina manuale o pieghevole. Aver avviato l’attività i Carinzia ha permesso ai fondatori di godere di una serie di agevolazioni che hanno permesso al progetto di prendere vita, a partire dai fondi pubblici, immediatamente disponibili, e dal supporto del Lake Side Park, che ha “incubato” la sua azienda, offrendo gratuitamente la sede per 18 mesi, la consulenza operativa e sostenendo la partecipazione alle fiere internazionali.

Ma le startup non sono le uniche aziende che hanno trovato in questa regione il supporto e le infrastrutture necessarie per la crescita. Bifrangi, per esempio, è una realtà industriale italiana specializzata nello stampaggio a caldo di acciaio per auto, mezzi agricoli e veicoli per il movimento della terra. Alcune delle sue soluzioni sono standard del settore. Eppure, anche per un’azienda solida con una lunga storia alle spalle, la Carinzia ha rappresentato un’importante opportunità di crescita. L’azienda aveva in programma una serie di nuovi progetti ed era alla ricerca di una sede dove poterli sviluppare in sicurezza, con regole certe, senza dover fare i conti con le norme in continuo mutamento tipiche dell’Italia, che avrebbero rischiato di rallentare lo sviluppo. Francesco Biasion, figlio dell’amministratore unico di Bifrangi, ha puntato le sue carte sulla Carinzia nel 2015, riuscendo a insediarsi in pochi mesi, nel pieno rispetto delle regole, appoggiandosi ai contributi a fondo perso e con tassi di interesse agevolato offerti dalla regione. Una scommessa vinta: il fatturato, che nel 2015 ammontava a 2,6 milioni, in un anno è cresciuto sino a 8,7 milioni, per sfiorare i 20 milioni (18,9) nel 2019.

Fra le aziende che si sono insediate di recente in Carinzia c’è Pit, che fa ricerca su prodotti innovativi ad alto contenuto tecnologico con l’obiettivo di brevettare soluzioni innovative e insieme all’Università di Udine ed Electrolux Professional ha costituito il consorzio per lo sviluppo del progetto di ricerca FasTher. Secondo il CEO di Pit Alessandro Guarino la scelta di stabilire la sede in Carinzia si è rivelata strategica, grazie anche al respiro internazionale della regione. Ma Guarino sottolinea anche l’accoglienza ricevuta dal Land austriaco: a Pit è stato richiesto di entrare in un importante consorzio che a settembre ha presentato un progetto nell’ambito del piano di ricerca europeo Horizon 2020.

Queste esperienze sono state raccontate dai diretti protagonisti sia sul sito della regione Carinzia, sia attraverso dei podcast che possono essere ascoltati a questo indirizzo. Storie diverse ma accomunate da un denominatore: chi le racconta, ha trovato nella Carinzia quello che non riusciva a trovare in Italia, cioé collaborazione e semplicità. Regole semplice, procedure snelle e di facile comprensione e tanta stabilità, che è quello che più frenava i loro progetti in Italia, con regole di difficile interpretazione, lungaggini burocratiche e continui stravolgimenti alle norme che rendono estremamente complesso sviluppare progetti di lungo termine e ad ampio respiro. Alla fine, le tasse basse – che pur aiutano – non sono il motivo principale per cui questi imprenditori hanno scelto di spostarsi nel Sud dell’Austria per realizzare sogni e progetti. Quello è da ricercare nell’ecosistema dinamico ed efficiente, un ecosistema del quale fanno parte imprese, centri di ricerca e di trasferimento tecnologico, oltre che le istituzioni. Tutti animati dal desiderio di lavorare insieme per spingere la crescita.

Giornalista hi-tech e formatore. Dopo la laurea con tesi sulle relazioni on-line nel 2001, ha lavorato per una dozzina d'anni nel settore dell’editoria informatica (Computer Idea, Il Mio Computer e altri). Ha scritto 16 tra saggi e manuali su Internet, PC, smartphone e social (su tutti Facebook e LinkedIn) ed è direttore della collana "Fai da tech" di Ledizioni. Attualmente si occupa di formazione sui temi del digitale. Sito Web: www.gianluigibonanomi.com

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