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Coworking, si possono scaricare i costi?

Se la crisi ha reso sempre più problematica la possibilità di aprire un ufficio per far partire una nuova attività, il coworking può rappresentare una scelta interessante

L’Italia sta cambiando e lo sta facendo anche il mondo del lavoro. Chi non se n’è ancora accorto, probabilmente è seduto su un treno che permette ancora di viaggiare comodamente. Precario è ormai la parola d’ordine e nascono, con questo termine, forme nuove per avviare e gestire nuove attività imprenditoriali, valorizzare i talenti, condividere oneri, competenze, rischi e opportunità attraverso modalità di collaborazione e sistemi di rete adeguati.

Si sviluppano nuove figure professionali, cambiano le persone, cambiano gli spazi e il coworking, nativo americano e trapiantato adesso anche in Italia, si diffonde in tutta Europa a macchia d’olio.

Ma il coworking conviene? E se sì, perché?

  • Perché si abbattono i costi fissi rispetto a quelli relativi alla gestione di un ufficio classico e se cambio spesso attività o residenza, posso cambiare spesso anche la postazione di lavoro.
  • Perchè è flessibile
  • Non si ha la scocciatura di attivare contratti d’affitto e nuove utenze.
  • inoltre il coworker ha la possibilità di incontrare delle comunità multiprofessionali moltiplicando le conoscenze, che nel mondo del lavoro non guastano mai.

Le regole non scritte del coworking

Esistono poi regole non scritte, come quelle della rete internazionale Co-Wo che è stata importata a Milano dal pubblicitario Massimo Carraro in un loft a Lambrate. “Co-Wo” è un pacchetto di buone pratiche che vengono trasferite ai gruppi che vogliono aprire sui territori una sede con il suo marchio. Una volta aperta, il freelance firma un contratto da 250 euro per una postazione (spese incluse), e così – per vicinanza fisica o prossimità professionale – si spera di creare vere e proprie filiere di lavoratori impegnati su progetti o bandi.

Ma in Italia, diventare coworker, ancora non conviene fino in fondo almeno da un punto di vista fiscale, perché le leggi italiane non permettono al coworker, non intestatario di contratto d’affitto, di scaricare i costi.

Quindi:

  • chi prende lo studio e affitta le postazioni può scaricare i costi;
  • chi affitta tutto lo spazio e detiene il contratto d’affitto può scaricare i costi;
  • chi affitta la postazione paga solo la propria parte, ma non ha agevolazioni fiscali.

Quanto costa una postazione?

Sulla rete Cowo si trovano postazioni a partire da 250 euro al mese per una postazione fino a 1.200 euro per sei mesi. Ma è possibile affittare anche una stanza chiusa per 2/3 persone a 500 euro mensili. Sicuramente meno dell’affitto di un intero ufficio e con servizi extra inclusi.

Per informazioni sulla rete Co-Wo è possibile visitare il sito.

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