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Fintech nigeriano, 7 miliardi di investimenti nel 2022

Il fintech, e in particolare il fintech nigeriano, ha assorbito la maggior parte dei finanziamenti Venture Capital in Africa lo scorso anno, ben il 40% del totale, e potrebbe fare da leva ad altri investimenti e allo sviluppo del continente.

Il fintech nigeriano è uno dei mercati attualmente più interessanti in Africa. Gli strumenti di pagamento nel continente africano si stanno rapidamente digitalizzando e moltiplicando.

Nel 2022 con molta probabilità verranno superati i 5,2 miliardi di dollari di investimenti nel fintech africano totalizzati durante il 2021. Il rapporto dell’African Private Equity and Venture Capital Association (AVCA) cita infatti un dato vicino ai 7 miliardi, anche se i numeri non sono ancora quelli definitivi.

Abbiamo chiesto un commento sul fintech africano a Davide Calì, co-founder di CrossFund. Come abbiamo approfondito in un altro articolo, la piattaforma di CrossFund è impegnata, tra le altre cose, a raccontare agli investitori professionali di tutto il mondo quanto siano interessanti le opportunità di investimento che coinvolgono startup nelle prime fasi di sviluppo nei Paesi più poveri. Sia dal punto di vista dei ritorni economici sia perché consentono di contribuire allo sviluppo delle comunità locali in modo concreto e duraturo. E il fintech non fa eccezione, vediamo meglio perché.

Un mercato in grande fermento

A differenza di quanto è accaduto nella maggior parte delle altre grandi regioni, gli investimenti in realtà africane hanno avuto un’impennata già all’inizio dell’anno scorso, raggiungendo i 3,5 miliardi di dollari prima della fine del primo semestre 2022, totalizzando così un aumento del 133% rispetto allo stesso periodo del 2021. L’Africa occidentale ha conquistato il 33% di questa torta.

Gli investimenti in realtà africane hanno avuto un’impennata già all’inizio dell’anno scorso

Oltre al fintech, i settori che hanno attirato i maggiori investimenti nel primo semestre del 2022 sono quello della sanità (50%), dell’istruzione (64%) e dei servizi di pubblica utilità (23%).

«L’Africa detiene solo l’1% dei fondi globali di capitale di rischio, quindi c’è un immenso potenziale ancora da sviluppare – ha commentato Davide Calì. La maggior parte dei soldi di VC provengono dall’esterno e tanti potenziali grandi investitori e business angel sono ancora riluttanti a credere nel continente africano tanto da metterci il proprio denaro. Questa cultura però potrebbe cambiare e noi di CrossFund siamo impegnati a promuovere il cambiamento. Inoltre, c’è un altro dato da tenere in considerazione.

Come ci ha ricordato Africa Tech Radio, un punto di svolta potrebbe essere rappresentato dalla diaspora africana che ha un ruolo potenziale molto importante sia nello sviluppo tecnologico sia come fonte di denaro. Per la sola Nigeria parliamo di un numero che oscilla tra i 15 e i 19 milioni di persone. Il loro potere economico equivalente è misurabile in un flusso di denaro di circa 20 miliardi di dollari alla Nigeria lo scorso anno, 53 miliardi complessivi per l’area subsahariana».

Davide Calì, co-founder CrossFund
Davide Calì, co-founder di CrossFund.

C’è poi una leva fondamentale che potrebbe convincere un maggior  numero di investitori professionali a credere nei progetti di business africani (e non solo). Investire nelle startup che nascono nei Paesi in via di sviluppo può aiutare concretamente la popolazione e in tempi brevi. Garantendo ritorni significativi di soldi e di immagine oltre che la gratificazione di fare investimenti ad alto impatto sociale.

Progetti in grado di cambiare le cose

«In CrossFund nell’anno appena concluso abbiamo esplorato mercati e opportunità che cambieranno la vita delle persone dei paesi più poveri nell’immediato, o comunque nel breve termine – ha specificato Calì. Sto parlando in questo caso proprio delle startup che operano nella fintech in Africa. Tra queste citiamo Kredi Bank, startup nigeriana autorizzata a operare dalla Banca Centrale del Paese. Il suo obiettivo è rendere i servizi finanziari alla portata di tutti i consumatori.

Nonostante Kredi abbia la possibilità di operare come una banca tradizionale ha scelto la via della banca digitale. Grazie ai suoi servizi anche chi non ha mai avuto un conto in banca può avere rapido accesso agli aspetti chiave della vita finanziaria. Parliamo di prestiti, risparmi, investimenti e così via. Ad oggi Kredi vanta 85mila utenti mensili e un tasso di crescita mese su mese tra il 15 e il 20%. Il suo post-money valuation cap è pari a 10 milioni.

Nel prossimo futuro Kredi si espanderà fuori dalla Nigeria per approdare in Rwanda, Costa d’Avorio, West Africa. Il suo business si amplierà anche grazie all’offerta di contratti di assicurazione accessibili direttamente via app. Lato aziende, invece, vorrei citare la startup africana Vella, che dà l’opportunità di inviare denaro e pagamenti in 80 Paesi del mondo in modo facile, sicuro e veloce, scambiandosi un semplice link. Tutto in pochi minuti e a costi molto bassi rispetto a una banca tradizionale».

Esempi virtuosi

Sempre nel settore fintech c’è Glade, altra startup nigeriana che si propone alle aziende, permettendo loro di aprire un conto in banca in soli 5 minuti. Oppure Tribease, che offre la possibilità di fare acquisti subito e pagare in un secondo momento senza carta di credito. E ancora Syarpa dà la possibilità di inviare e ricevere denaro senza limiti, criptovalute comprese.

Se è lampante l’importanza di servizi come quello di Treepz, startup che offre, in Africa, una rete di trasporti tramite bus affidabile e a portata di app, vale forse invece la pena sottolineare, per chiarire il valore dei progetti fintech, che in Africa il fintech è un bene primario.

Parliamo di un Paese dove tutti hanno uno smartphone e pochissimi un conto corrente bancario.

La popolazione ha un’età media compresa tra i 15 e i 20 anni. La percentuale di bancarizzazione è molto bassa ma c’è un’elevata richiesta di strumenti finanziari “smart”.

Nella sola Nigeria, che conta 206 milioni di persone, il 40% della popolazione è esclusa dall’accesso ai servizi bancari, mentre la percentuale di penetrazione dei servizi assicurativi è pari solo allo 0,4%.

Business calati nella realtà locale

CrossFund si focalizza prima di tutto su startup in grado di aggiungere valore al proprio mercato emergente locale e che abbiano al contempo un potenziale di scalabilità. Nei paesi dove la povertà è ancora un problema molto serio e mancano tutta una serie di servizi primari, in un certo senso “non si può che salire”. Ovvero non si può che migliorare le condizioni delle persone. Ciò significa che il prodotto o il servizio giusto da offrire alla nicchia di clienti corretta, sfruttando un tempismo adatto, offre ottime opportunità di ritorno sugli investimenti.

Parlando di fintech… La mancanza di accesso ai servizi bancari in Africa, soprattutto nelle zone rurali, la difficoltà di raggiungere le filiali e la scarsa esperienza degli utenti in materia contribuiscono alla frustrazione e alla scarsa fiducia nutrita da molti africani nei confronti delle banche “tradizionali”.

Questa realtà di fatto ha contribuito alla nascita di un mercato fintech molto interessante. Mercato che offre ancora diversi spunti per affrontare i punti deboli della filiera e fare business. Le entrate delle fintech company dal 2017 hanno registrato una crescita annua pari a circa il 29%.

Ci sono circa 100 milioni di piccole e medie imprese in Africa e il numero di transazioni lato consumer dovrebbe raggiungere i 2.1 trilioni di operazioni entro il 2025.

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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