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Hacker Space, storia della bevanda che ha hackerato RedBull: intervista ad Alessandra Damiani

Il marchio Hacker si distingue da RedBull o altri appunto per il suo carattere, del quale la maschera stessa è il simbolo: Anonymus non è infatti un qualcosa di commerciale; è un gruppo che prende una certa posizione politica manifestandosi sovversivamente, spesso ponendosi anche contro il sistema.

Un amico, un hacker etico, qualche giorno fa mi ha chiesto:

– Lo sapevi che esiste una bevanda hacker?
– Una bevanda hacker? In che senso?

Mi ha fatto conoscere Hacker Space, un energy drink con disegnata, sulla lattina, la celebre maschera “Anonymous” di Guy Fawkes.
Volevo sapere di più: – Ma tu li conosci? Così mi ha presentato Alessandra Damiani, responsabile delle vendite, e così è nata questa intervista.

Ciao Alessandra, mi parli un po’ di Hacker Space?

Certo! L’azienda Dr. Heidrich ha sede a Lipsia, in Germania, e si occupava in principio di import-export di diversi tipi di prodotti. L’anno scorso la titolare, di nazionalità ceca, sedeva in un bar con un paio di amici e, detto in breve, ha avuto l’idea di ”hackerare” la ricetta di RedBull per creare un energy drink che fosse più conveniente ma anche più sovversivo. Ora sta nascendo una nuova azienda con sede a Berlino, la HASPACO (Hacker Space Company), che si occuperà esclusivamente dei prodotti Hacker.

Alessandra Damiani Hacker Space Startup News
Alessandra Damiani, responsabile vendite Hacker Space

In cosa si differenzia rispetto a RedBull?

Il marchio Hacker si distingue da RedBull o altri appunto per il suo carattere, del quale la maschera stessa è il simbolo: Anonymus non è infatti un qualcosa di commerciale; è un gruppo che prende una certa posizione politica manifestandosi sovversivamente, spesso ponendosi anche contro il sistema. Allo stesso modo, Hacker si pone contro il “sistema” degli energy drink ed esce sul mercato in maniera piuttosto sovversiva rifiutando di cedere a grassi investimenti pubblicitari come quelli della concorrenza (che poi ricadrebbero anche sul prezzo, come nel caso della concorrenza), rendendosi in questo modo un prodotto ben più accessibile e di carattere forte, prendendo dunque una netta posizione politica.

Chi è il consumatore tipo?

Hacker è per tutti coloro che vivono un po’ ai limiti del sistema, che siedono tutta la notte al computer, che magari non fanno neanche sport: insomma un pubblico ben diverso da quello di Redbull o Monster, con i quali i “nerd”, che pure hanno spesso bisogno di restare svegli, non si identificano in nessun modo.

Dove si trova Hacker?

Attualmente, oltre che in Germania, si trova in Vietnam, Cina, Ungheria, Francia, Myanmar, Svizzera, Austria e Russia. In questi posti l’’azienda ha venduto, in un anno, diversi Milioni di lattine, senza aver speso un euro in pubblicità!

E tu, Alessandra, come entri in questa storia?

Sono un’abruzzese DOC, cresciuta a formaggio fritto e arrosticini; dopo aver sostato per il mio percorso di studi all’Università di Bologna, mi sono trasferita a Lipsia per un tirocinio in camera di commercio. Lì ho conosciuto la titolare di Hacker, che vuole entrare anche nel mercato tedesco e italiano, e ha bisogno di una mano.

Qual è la tua strategia di comunicazione per Hacker?

Appena iniziato a lavorare per l’azienda, ho ritenuto necessaria innanzitutto la costruzione di un sito Web, al momento è un work in progress, e poi un minimo di presenza sui social media, in particolare Instagram. Lavoro per l’azienda da un paio di mesi e il lavoro da fare è tanto: sono decisissima a entrare nel mercato italiano anche perché noi mediterranei, che beviamo meno gassato e meno dolce dei nordici, possiamo apprezzare ancora di più Hacker che è appunto meno dolce, meno frizzante e contiene molte più vitamine della concorrenza. Ho mandato una dozzina di cartoni di prova in Italia e le persone che hanno provato i nostri energy, così come la nostra cola limo, sono impazzite. Insomma, è un qualcosa che può funzionare.

Hacker Space Startup-News

Ma si parla solo di energy drink?

Dopo gli energy drink abbiamo inserito altri prodotti, come le pasticche di caffeina e le classiche zuppe istantanee che vanno fortissimo in Est Europa, ma che non porterei nel mercato italiano per ovvie ragioni… Al momento stiamo producendo in collaborazione con un’azienda italiana i croissant Hacker alla fragola, al cioccolato e – attenzione, attenzione! –  al formaggio: i nordici non aspettano altro per la loro colazione salata.

Giornalista hi-tech e formatore. Dopo la laurea con tesi sulle relazioni on-line nel 2001, ha lavorato per una dozzina d'anni nel settore dell’editoria informatica (Computer Idea, Il Mio Computer e altri). Ha scritto 16 tra saggi e manuali su Internet, PC, smartphone e social (su tutti Facebook e LinkedIn) ed è direttore della collana "Fai da tech" di Ledizioni. Attualmente si occupa di formazione sui temi del digitale. Sito Web: www.gianluigibonanomi.com

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