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Regime Forfettario a 85mila euro il nuovo tetto, occhio alle trappole

Il regime forfettario a 85mila euro di fatturato sembra confermato dal testo della nuova Legge di Bilancio 2023. Ma non è conveniente come sembra, almeno non per tutti. I consigli di Roberto Scurto di PartitaIva24, società di consulenza che affianca PMI, freelance, giovani imprenditori che decidono di aprire una partita Iva.

«Col nuovo Regime Forfettario a 85mila euro bisogna fare attenzione al meccanismo del riverse charge, soprattutto per chi lavora con fornitori esteri e al limite di sforamento a 100 mila euro già in corso d’anno» ha commentato Roberto Scurto.

Nel testo sulla nuova Legge di Bilancio circolato fino ad oggi, è contenuta la conferma della Flat Tax al 15% per gli autonomi, già esistente, ma con un accomodamento. La soglia di ricavi o compensi che permettono il forfait sale da 65 mila a 85 mila euro. Considerato che oggi tre partite iva su cinque sono forfettarie, l’innalzamento del tetto del fatturato a 85mila euro potrebbe risolvere il dilemma a quasi un milione di italiani.

L’innalzamento del tetto del fatturato a 85mila euro potrebbe risolvere il dilemma a quasi un milione di italiani

Dott. Roberto Scurto, founder di PartitaIva24

Si può rientrare nel Regime Forfettario?

Per coloro che erano stati costretti a passare al regime ordinario negli anni scorsi, con questo innalzamento della soglia si profila la possibilità di rientrare in quello forfettario. Un’opzione allettante ma che nasconde alcuni rischi, non sempre così evidenti. Vediamoli insieme.

«Questo passaggio inverso potrebbe non essere del tutto indolore – spiega Roberto Scurto. Molti contribuenti che nel 2022 sono attualmente in regime ordinario devono valutare attentamente con il proprio consulente di fiducia il passaggio al regime forfettario a 85mila euro nel 2023. Sono in pochi a conoscere infatti che l’iva detratta negli anni in cui si è stati in contabilità semplificata o ordinaria spesso va in parte restituita all’erario in sede di passaggio».

L’iva detratta va restituita?

La normativa impone di effettuare opportune rettifiche a sfavore di tutti quei beni e servizi non ancora ceduti o non ancora utilizzati al 31/12/2022. Questo ovviamente se dal 1 Gennaio 2023 si vuole aderire al regime forfettario a 85mila euro. Regime nel quale l’iva diventa del tutto indetraibile. In altre parole, la rettifica iva deve essere eseguita sui beni strumentali non del tutto ammortizzati al 31/12/2022, rimanenze di magazzino e servizi non ancora utilizzati.

Rispetto ai beni ammortizzabili (macchinari ed attrezzature per esempio) la rettifica va eseguita soltanto se non sono trascorsi i 4 anni successivi a quelli della loro entrata in funzione. Ai fini della rettifica però, non si tiene conto di quei beni che hanno avuto un costo inferiore a € 516,46 e che vengono ammortizzati solitamente in un anno.

Gli acquisti dai fornitori stranieri

Altro aspetto da non tralasciare è la mole di acquisti di servizi che si è soliti fare da fornitori stranieri. Potrebbe riguardare chi ha un’attività di ecommerce, per esempio. Tutte le fatture emesse da aziende europee come Amazon, Google, Facebook eccetera comporteranno per il contribuente forfettario il versamento dell’iva in Italia sulle fatture ricevute in cui viene riportata la dicitura reverse charge o inversione contabile.

In altre parole: se ricevessimo una fattura da Google per 1000 euro, il giorno 16 del mese successivo dovremmo versare in Italia 220 euro di iva su tale servizio ricevuto.

Il limite di sforamento a 100mila euro

Le nuove regole, che partiranno dal 1 gennaio 2023, prevedono un’altra novità significativa. Il limite di “sforamento” a 100mila euro. In pratica, chi sceglie il regime forfettario al 15% lo vedrà applicato fino agli 85 mila euro, ma se supererà i 100 mila euro, sarà immediatamente ricollocato nel regime ordinario, già in corso d’anno.

Chi sceglie il regime forfettario al 15% lo vedrà applicato fino agli 85 mila euro, ma se supererà i 100 mila sarà ricollocato nel regime ordinario in corso d’anno

I pro e i contro del regime forfettario a 85mila euro

Il regime forfettario consiste nell’applicazione di un’aliquota di tassazione fissa su ricavi e compensi. Al 5% per le startup e al 15% per le altre partite Iva. Per calcolare quante tasse si pagano, bisogna moltiplicare l’importo fatturato per l’aliquota fiscale del 5% o 15%. Successivamente si moltiplica per il coefficiente di redditività.

Se nel 2023 si prevede di fatturare meno di 85mila euro, il forfettario dovrebbe essere la prima scelta. Vediamo alcune condizioni da valutare per scegliere se percorrere o meno questa strada.

  1. Prima esperienza da lavoratore autonomo per cui in forfettario i costi per consulenza e per adempimenti burocratici sono minimi e si riduce dunque il rischio;
  2. Assenza di costi inerenti il business o assoluta marginalità degli stessi;
  3. Bassa incidenza degli acquisti di servizi dall’estero sui quali diventa obbligatorio il versamento dell’iva in Italia su tutte le fatture ricevute con il meccanismo del reverse charge.

Quando è meglio restare o passare al Regime Ordinario?

  1. Elevata incidenza di costi fissi nel proprio modello di business che in regime forfettario sarebbero completamente indeducibili;
  2. Assunzione di personale dipendente. Per un datore di lavoro in forfettario i dipendenti rappresentano un motivo di fuoriuscita dal regime agevolato se i costi superano i 20 mila euro annui;
  3. Risicati margini unitari di guadagno sul venduto. Ad esempio per i commercianti che non potendo scaricare i costi sulle merci acquistate, si vedrebbero penalizzati da una tassazione che impatta soltanto sui ricavi lordi e non sugli utili.
  4. Se si prevede già di sforare gli 85 mila euro di fatturato… Con il nuovo meccanismo di perdita del regime agevolato in corso d’anno, potrebbe essere utile partire fin da subito con il regime ordinario;
  5. Se si intende fare business con altre persone e costituire una società, il forfettario non sarebbe applicabile.

Va tenuto presente presente che ci sono alcuni strumenti e agevolazioni dei quali non è possibile usufruire in regime forfettario. Parliamo per esempio della possibilità di beneficare in dichiarazione dei redditi di tutti i più comuni oneri deducibili e detraibili tra cui spese mediche, familiari a carico, oneri per ristrutturazione edilizia e risparmio energetico eccetera.

Un Esempio pratico

Maria è una consulente marketing che nel 2022 ha fatturato 70.000 Euro. Con la nuova normativa sul regime forfettario, nel 2023 dovrebbe poter usufruire ancora del regime agevolato dato l’innalzamento del tetto dei ricavi. Maria non ha costi fissi, personale dipendente, utenze, e lavora come freelance spesso o da casa o presso la sede del committente. Se la sua è una partita iva appena aperta, si troverebbe a dover pagare imposte per 2730 € e contributi INPS per 14321 €.

Resta comunque da ricordare che ogni caso può avere le sue specificità e va attentamente valutato con l’aiuto di un consulente competente.

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