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Startup Innovativa, che cosa è esattamente?

Che cosa è una Startup Innovativa e quali requisiti deve avere per essere considerata tale?

La startup innovativa ha caratteristiche differenti rispetto a una qualunque altra startup, ovvero a un’impresa neocostituita di tipo “tradizionale”. Per capire meglio di cosa si tratta e quando un’azienda può davvero raggiungere lo status di startup innovativa, abbiamo coinvolto Giacomo Doria, Dottore Commercialista specializzato, tra le altre cose, proprio nella gestione fiscale e amministrativa delle startup e conoscitore del mondo del crowdfunding.

Abbiamo aggiornato questo articolo a luglio 2023.

Startup Innovativa, la definizione di legge

Il d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, ha introdotto una nuova figura di impresa nell’ordinamento normativo italiano, la “startup innovativa”. È lo stesso decreto a fornire una definizione rigorosa di startup innovativa, inquadrandola come “la società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione”.

La startup innovativa per essere tale deve possedere una serie di requisiti.

  • costituzione e svolgimento di attività di imprese da non più di 60 mesi;
  • sede in Italia o in uno degli Stati membri dell’Unione Europea o degli Stati aderenti all’accordo di Spazio economico europeo, con sede produttiva o filiale in Italia;
  • a partire dal secondo anno di attività, valore della produzione annua, come risultante dal bilancio d’esercizio, non superiore a 5 milioni di euro;
  • assenza di distribuzione di utili;
  • oggetto sociale esclusivo o prevalente rappresentato dallo sviluppo, dalla produzione e dalla commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
  • costituzione non proveniente da atti di fusione, scissione societaria o cessione di azienda o di ramo d’azienda.

I requisiti specifici per ottenere lo status di startup innovativa

In aggiunta a quanto sopra, lo stesso decreto ha richiesto che per qualificare l’impresa come startup innovativa fosse necessario soddisfare almeno uno dei seguenti requisiti.

  1. spese in ricerca e sviluppo uguali o superiori al 15% del maggior valore fra il costo e il valore totale della produzione;
  2. impiego come dipendenti o collaboratori, a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, di personale che sia in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca in un’Università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero, o in alternativa, in percentuale sempre uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale;
  3. titolarità, anche in qualità di depositaria o licenziataria, di almeno una privativa industriale, relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, topografia di prodotto a semiconduttori o una nuova varietà vegetale ovvero titolarità dei diritti relativi a un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, a patto che tale privativa sia direttamente afferente all’oggetto sociale e all’attività di impresa.

Un’app o un ecommerce non bastano

«Bisogna in un certo senso separare l’aspetto per così dire affettivo da quello tecnico. Ogni imprenditore, quando fonda la propria società, può pensare che si tratti di un’impresa innovativa perché in quell’azienda ci sta mettendo tutto se stesso e l’idea può sembrargli nuova e originale – commenta Giacomo Goria –. Le cose però sono un po’ più complicate di così.

La startup innovativa, fondamentalmente, è il veicolo con cui un imprenditore visionario introduce sul mercato un business completamente nuovo o comunque un business model declinato in chiave innovativa. Abbiamo elencato i requisiti di legge che però, per alcuni, potrebbero non essere sufficienti a comprendere davvero. Chiariamo allora una cosa: non basta che l’impresa utilizzi un’app, un ecommerce o una piattaforma perché sia riconosciuta come innovativa. E non è neppure necessario che si tratti di un business incentrato sulla tecnologia. La startup può occuparsi di moda, cucina o cosmesi (ad esempio) ed essere comunque innovativa».

L’ultima parola spetta alla Camera di Commercio

Fermo restando che la startup per essere innovativa deve rispettare i requisiti di legge e deve essere fondata secondo un iter preciso , a sancire lo status di azienda innovativa è la Camera di Commercio. Di fatto non basta avere un oggetto sociale dove c’è scritto nero su bianco che l’attività ha una forte declinazione tecnologica: bisogna far capire il progetto di business attraverso cui vengono introdotte le innovazioni.

Nel passato recente, le Camere di Commercio facevano molta fatica a comprendere il carattere di innovazione delle imprese e l’iter risultava complesso e farraginoso. Oggi, invece, il personale è oramai competente e preparato dal Nord al Sud d’Italia, e complice l’intervento dei Notai nella costituzione delle startup innovative stesse, tutto è diventato meno complicato.

 

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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