Bandi e concorsi

Contributi de minimis: cosa sono e come funzionano

Quando si parla di startup e PMI, molto spesso si legge che i contributi e i finanziamenti in loro favore sono concessi con il regime de minimis. Ma che cosa significa? Cosa sono i contributi de minimis? E perché l’imprenditore dovrebbe prendere la necessaria dimestichezza con tale termine prima di partecipare a bandi che disciplinano …

Quando si parla di startup e PMI, molto spesso si legge che i contributi e i finanziamenti in loro favore sono concessi con il regime de minimis. Ma che cosa significa? Cosa sono i contributi de minimis? E perché l’imprenditore dovrebbe prendere la necessaria dimestichezza con tale termine prima di partecipare a bandi che disciplinano la concessione di risorse con questo tipo di procedura?

In questo approfondimento cercheremo di fare chiarezza su questo argomento, illustrando quali siano le regole che ti permetteranno di avere accesso agli aiuti de minimis senza superare i limiti previsti dai regolamenti europei.

Cosa sono i contributi de minimis

Iniziamo con il sottolineare che i contributi de minimis, o aiuti de minimis, consistono in particolari agevolazioni concesse ad un’impresa unica in un determinato arco di tempo. Affinché l’impresa possa beneficiare di questi contributi particolari, è fondamentale che non superino un importo prestabilito: solo in questo caso c’è infatti l’esenzione dell’obbligo di notifica alla Commissione Europea, poiché tali supporti non vengono ritenuti aiuti in grado di alterare la concorrenza sul mercato.

In termini più semplici, la legge prevede che l’amministrazione finanziaria, a più livelli e in più occasioni, possa erogare aiuti alle imprese. Siccome però i regolamenti europei vietano gli aiuti di Stato (tranne numerose eccezioni di cui ci occuperemo nei prossimi mesi), ogni contributo dovrebbe essere autorizzato dalla Commissione Europea.

Tuttavia, se i contributi de minimis non eccedono le soglie previste, allora possono non essere qualificati come aiuti di Stato rilevanti e, di conseguenza, possono non essere sottoposti alle procedure ordinarie che invece disciplinano l’erogazione dei contributi più rilevanti.

Dunque, esemplificando ancora le riflessioni fornite in apertura di questo approfondimento, i contributi in regime de minimis sono

aiuti di piccola entità che la normativa europea presuppone che non possano turbare la concorrenza di mercato in modo significativo e che, proprio per questo, possono essere erogati senza preventiva autorizzazione.

Perché esistono gli aiuti nel regime de minimis?

Riprendendo parte delle considerazioni che abbiamo già formulato nelle righe che precedono, possiamo dunque effettuare una piccola valutazione sugli aiuti nel regime de minimis, previsti proprio per aggirare una normativa abbastanza severa in materia di aiuti di Stato.

Ricordiamo infatti come gli aiuti che l’amministrazione finanziaria eroga alle imprese in alcuni settori di rilievo non siano ammessi da parte dell’Unione Europea. A meno che, ovviamente, che non sia la stessa Commissione Europa a dare il via libera all’applicabilità del contributo economico. In questa ipotesi, di norma riterrà che l’erogazione del contributo sia più meritevole di attenzione rispetto all’eventuale impatto sulla concorrenza di mercato.

Ebbene, in tal senso gli aiuti de minimis costituiscono una sorta di eccezione, una deroga alla regola generale appena esposta. Attraverso essi viene infatti permesso che sussidi diretti, agevolazioni fiscali, finanziamenti a condizioni agevolate e altri sostegni statali possano essere erogati senza dover necessariamente ottenere il nulla osta da parte della Commissione Europea. Ma con quali regole?

Chi può ottenere contributi de minimis?

Possono accedere agli aiuti in regime de minimis tutte le aziende che hanno sede in Italia, senza che vi siano delle distinzioni per regime giuridico e dimensione.

Tuttavia, è bene rammentare che:

  • i contributi de minimis hanno dei limiti quantitativi, di cui a breve parleremo;
  • alcuni settori non possono beneficiare dei contributi de minimis, quali quelli della pesca, della produzione di prodotti agricoli. E, in alcuni casi, anche della trasformazione e della commercializzazione degli stessi. Tra gli altri settori, anche quelli delle attività connesse all’export e delle iniziative che subordinano l’impiego di prodotti nazionali rispetto a quelli di import.

Quali sono i limiti degli aiuti de minimis

Come più volte abbiamo rammentato in questo approfondimento, gli aiuti de minimis incontrano dei limiti quantitativi oltre i quali non risulta più percorribile tale regime.

In particolare, l’importo complessivo dei contributi de minimis nei confronti di un’impresa non può eccedere i 200.000 euro nel corso di tre esercizi finanziari. Il limite è pari a 100.000 euro in tre esercizi finanziari per gli aiuti a imprese nel trasporto merci su strada per conto terzi. E, invece, di 15.000 euro per il settore agricolo.

Ma come si calcolano i contributi per verificare se siano o meno stati raggiunti questi limiti?

Il regolamento comunitario prevede che per comprendere se un’impresa possa o meno ottenere gli aiuti di Stato con questo regime, è necessario sommare tutti i contributi ricevuti da quella stessa unica impresa a vario titolo nel corso dei tre ultimi esercizi finanziari.

Tale spunto ci permette di comprendere che:

  • devono essere sommati solo gli aiuti in regime de minimis. Pertanto, se l’impresa dovesse aver ottenuto altri contributi al di fuori di questo regime, non dovrà tenerne conto;
  • devono essere sommati tutti i contributi ricevuti, a qualsiasi titolo (per esempio, aiuti per investimenti o per attività di ricerca);
  • il periodo di tempo da considerare per il calcolo dei limiti è l’esercizio finanziario per cui si chiede l’aiuto e i due esercizi finanziari precedenti.

La verifica dei limiti

Per poter verificare il superamento o meno di tali limiti, è necessario che l’impresa, in sede di richiesta di aiuti de minimis, formuli una dichiarazione con cui riepiloghi quali siano gli altri contributi ricevuti durante il periodo interessato. Ricordiamo che il contributo de minimis si considera concesso non nel momento in cui viene erogato, bensì in quello in cui viene accordato.

Per supportare gli operatori nel verificare quali siano stati gli aiuti de minimis concetti a un’impresa unica è stato predisposto il Registro nazionale degli aiuti di Stato, su cui effettuare le operazioni di inquiry sui benefici ottenuti dall’azienda.

Aiuti di Stato e gruppi di imprese

Ma cosa succede se imprese appartenenti a uno stesso gruppo economico richiedono un aiuto di Stato?

A rilevare è, in questo caso, il concetto stesso di impresa unica, su cui il regolamento sembra indugiare a lungo.

Con questo termine ci si riferisce infatti non alla sola impresa richiedente il contributo in regime de minimis. Bensì, all’insieme delle imprese fra le quali è possibile rilevare una o più delle relazioni seguenti, quali:

  • maggioranza dei diritti di voto degli azionisti o dei soci di un’altra impresa;
  • diritto di nomina o di revoca della maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione, di direzione o di sorveglianza nei confronti di un’altra impresa;
  • esercizio di un’influenza dominante su un’altra impresa a causa di contratti o clausole statutarie;
  • controllo di un’altra impresa esercitato in virtù di un accordo con altri azionisti o soci, tale da potersi aggiudicare la maggioranza dei diritti di voto.

Insomma, al momento della richiesta di contributi de minimis occorrerà verificare quali sono le proprie relazioni con le altre imprese controllate e collegate. E, inoltre, valutare se vi sia o meno una sommatoria dei limiti di cui sopra.

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Giornalista, copywriter, esperto di finanza e marketing editoriale, collabora con alcuni dei più noti network nazionali dell'informazione

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