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Agrifood, il settore continua a stimolare la crescita di startup: + 56% nel 2020

Buone notizie per il settore agrifood, che si conferma uno dei più dinamici per quanto concerne le nuove imprese: stando ai dati forniti dall’Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano, il numero delle startup dell’agrifood è cresciuto del 56% nel 2020 rispetto al numero delle imprese attive tra il 2016 e …

Buone notizie per il settore agrifood, che si conferma uno dei più dinamici per quanto concerne le nuove imprese: stando ai dati forniti dall’Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano, il numero delle startup dell’agrifood è cresciuto del 56% nel 2020 rispetto al numero delle imprese attive tra il 2016 e il 2019. In termini assoluti, un balzo da 1.505 a 1.808 aziende.

Le buone notizie non sembrano tuttavia finire qui. Di fatti, dalle statistiche fornite dal Politecnico emerge come il 40% delle startup nel quinquennio abbia ottenuto almeno un finanziamento, per un totale di 5,6 miliardi di dollari raccolti, con una media di 7,7 milioni di euro per round (2,5 milioni in più rispetto al 2019).

In ambito territoriale, a guidare la carovana delle startup agrifood sostenibile è la Norvegia, con 24 realtà, di cui il 58% sostenibile, davanti a Israele (139 startup, 46% sostenibile) e all’Uganda (24 startup, 46% sostenibile). L’Italia è invece in 12ma posizione, forte delle sue 22 startup sostenibili su 76 nuove imprese agrifood censite (29%). Per il nostro Paese, però, non mancano termini di soddisfazione: rispetto all’anno precedente, per esempio, sono 15 le startup sostenibili in più, e sono 23 i milioni di dollari di investimenti raccolti, contro i 300 mila di un anno fa, con finanziamento medio di un milione di dollari.

>>> Leggi anche: Startup agroalimentari, al via i termini per partecipare a Bravo Innovation Hub Agrifood

Tra le altre statistiche, rileviamo come a livello globale il 90% delle aziende di produzione agricola sia rientrata tra le c.d. family farms, piccole realtà a conduzione familiare, con un picco del 95% proprio nel vecchio Continente.

Infine, l’osservatorio ha individuato tre distinte iniziative che potrebbero accorciare la distanza fra produttori e consumatori lungo la filiera:

  • la formazione dei produttori, con interazioni dirette fra le imprese di trasformazione e i produttori
  • la condivisione dei benefici e dei rischi a monte e a valle della filiera
  • la determinazione congiunta di un prezzo equo attraverso accordi specifici.
Giornalista, copywriter, esperto di finanza e marketing editoriale, collabora con alcuni dei più noti network nazionali dell'informazione

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