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Business english, sul lavoro basta un livello intermedio la perfezione non serve

Il business english è fondamentale per chiunque voglia farsi strada nel mondo dell'imprenditoria e per chi ha intenzione di crescere professionalmente. Pensare di conoscere perfettamente l'inglese prima di usarlo nel mondo del lavoro, però, è un atteggiamento controproducente che porta a procrastinare e a non mettersi mai in gioco.

Quanto è importante il business english? In molti campi è indispensabile. Basta dare un’occhiata agli annunci di lavoro su LinkedIN, soprattutto se riguardano fugure senior. Essere carenti nella conoscenza della lingua inglese è un ostacolo alla crescita professionale di tanti italiani. E un imprenditore che non conosce il business english molto probabilmente farà più fatica a trovare i fondi che gli servono, soprattutto fuori dai canali bancari.

La buona notizia è che non è necessario usare un inglese perfetto per usare quotidianamente sul lavoro quella che è diventata la lingua universale. L’importante è avere delle basi solide sufficienti a comprendere gli altri e farsi comprendere senza commettere grossi strafalcioni. Vediamo perché.

English e business english, di cosa si tratta

Ovviamente, english e business english sono la stessa lingua, usano lo stesso lessico e si basano sulla stessa grammatica. Per tutti coloro che hanno l’obiettivo di parlare inglese sul lavoro però, concentrarsi sull’acquisizione di un fluente business english può essere più efficace perché può portare più velocemente a conquistare gli obiettivi che ci si è posti.

Studiando business english magari si farà fatica a dissertare sui poeti inglesi classici e non si avrà un lessico molto vasto e vario, ma si potranno sostenere facilmente conversazioni su temi legati al quotidiano (le cosiddette smart talks)  e soprattutto si conosceranno bene tutte le parole legate al proprio campo lavorativo.

Due risultati che permettono anche ai più timidi di parlare senza troppe ansie o difficoltà un’altra lingua, anche se non la padroneggiano appieno.

Un problema molto diffuso in Italia

L’Italia è al 26° posto su 35 Paesi europei per conoscenza dell’inglese (dati TrueNumbers). Siamo quindi piuttosto in fondo alla classifica, ma questa non è una sorpresa. Quanto a livello di conoscenza della lingua inglese al primo posto in Europa ci sono i Paesi Bassi seguiti da Austria e Danimarca (636). L’Italia si classifica dopo Romania, Bulgaria e Slovenia.

L’Italia è al 26° posto su 35 Paesi europei per conoscenza dell’inglese

Perché in Italia facciamo così fatica a parlare l’inglese? Secondo molti insegnanti, ricercatori e linguisti le ragioni principali potrebbero essere tre:

  1. si inizia a studiare la lungua molto tardi (intorno agli 8 o 9 anni),
  2. gli insegnanti di inglese in Italia non sono quasi mai madrelingua
  3. l’inglese si usa molto poco nel quotidiano a differenza di quanto accade in altri Paesi UE, dove (ad esempio) i film non sono doppiati.

Sempre secondo il rapporto di TrueNumbers solo il 19,7% dei giovani diplomati parla inglese in modo fluente. In ogni caso negli ultimi anni il livello medio di conoscenza dell’inglese è migliorato anche nel nostro Paese. Ma si può fare ancora molto, soprattutto rispetto ai paesi del Nord Europa e dell’Europa Centrale.

Nel 2021 il 43,5% degli studenti diplomati aveva almeno un livello B2 (cioè un livello di conoscenza medio-alto) mentre solo il 19,7%, aveva una conoscenza dell’inglese di livello C1 o C2 (alta). Tra gli adulti sempre la stessa ricerca sottolinea che soprattutto i quarantenni si sono messi in gioco per migliorare il proprio inglese imparando guarda caso proprio quello che viene definito business english.

Perché si parla inglese nel mondo degli affari?

Negli ultimi trent’anni l’inglese è diventato rapidamente la lingua più usata nel mondo business. Come sappiamo bene un’ottima conoscenza dell’inglese per gli affari è vitale, ma ribadiamo che parlarlo anche se non perfettamente è comunque meglio che non parlarlo affatto.

La diffusione della lingua inglese viene fatta comunemente risalire all’epoca dell’espansione coloniale. L’inglese è diventata nel tempo la lingua predefinita in tutte le forme ufficiali di comunicazione nella maggior parte dei paesi del mondo. Nei contesti in cui si fa business l’inglese è ampiamente utilizzato come principale mezzo di comunicazione, e questo vale sia per le piccole imprese sia per le multinazionali, perché ha acquisito lo status di lingua franca. Nelle università dove ci sono molti ricercatori stranieri che collaborano tra loro si parla inglese, in diverse startup con team composti da talenti provenienti da diverse parti o del mondo o con sedi estere si parla inglese.

Il predominio di una lingua sulle altre è legato soprattutto al potere economico dei paesi in cui si è sviluppata. Il dollaro è una delle valute più potenti del mondo e per molti settori quello USA è il mercato più grande e più ricco in cui entrare.

Tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del 1900 le economie degli Stati Uniti e della Gran Bretagna sono esplose grazie alla rivoluzione industriale. Successivamente, nel diciannovesimo secolo, l’economia globale si è legata fortemente ai mass media: radio, televisione e infine Internet. L’inglese in qualche modo ha goduto “della pubblicità” da parte dei mass media che lo hanno accreditato come lingua franca ufficiale. Diversi linguisti sottolineano che l’Inglese è la lingua che si è diffusa più velocemente nel mondo grazie ad alcuni canali che hanno riscosso un indiscutibile successo ovunque, come ad esempio MTV.

Il predominio di una lingua sulle altre è legato soprattutto al potere economico dei paesi in cui si è sviluppata

Perché non serve diventare i primi della classe

Rob Kaplan (HBS Professor of Management Practice) e Tsedal Neeley (Harvard Business School Associate Professor) hanno più volte sottolineato nei loro articoli e nelle loro lezioni il fatto che sia importante non tanto conoscere perfettamente l’inglese ma conoscere l’inglese che serve al proprio lavoro. E incoraggiano le aziende di qualsiasi dimensione che vogliano lavorare all’estero e/o con l’estero a investire nella formazione linguistica dei propri collaboratori.

Molte persone non si mettono in gioco quando si tratta di usare il business english perché pensano di non essere sufficientemente in grado di farlo. Ma è possibile (sottolineano sempre Kaplan e Neeley) che le loro abilità vengano sottostimate perché non rapportate alle reali esigenze del loro contesto lavorativo. Per la maggior parte dei settori e dei lavori servono un numero davvero limitato di vocaboli, circa 3000 o 4000, e conoscenze grammaticali intermedie sono sufficienti. In altre parole: quando l’obiettivo è parlare il business english e usarlo sul lavoro in modo efficace non serve padroneggiare l’inglese come un madrelingua, che usa e conosce almeno 10.000 parole. Calibrando meglio l’obiettivo da raggiungere è più facile ottenere risultati.

«Una strategia linguistica unita a programmi di formazione specifici è simile a qualsiasi corso di apprendimento per una nuova tecnologia o un software che i dipendenti di un’azienda devono imparare a usare» specifica Tsedal Neeley in un articolo per la Harvard Business School Working Knowledge.

Le opportunità per imparare il business english

La buona notizia è che ci sono tantissime risorse disponibili online per coloro che vogliono migliorare il proprio business english, gratutite e non. I corsi on demand sono aumentati e si sono diversificati. Si trovano tante offerte a prezzi ragionevoli con insegnanti madrelingua che fanno lezione online a qualsiasi ora e in qualunque giorno della settimana o quasi. Inoltre, spesso, i programmi di studio sono personalizzabili in base al settore di competenza. C’è la possibilità di fare conversazioni in lingua, ad esempio con Fluentify.com, startup di cui abbiamo parlato sulle pagine di questo blog. Poi ci sono app e software di apprendimento automatizzato. Su Startup-news abbiamo anche parlato di Edugo, il sistema che ottimizza il lavoro degli insegnanti di lingue straniere grazie all’Intelligenza Artificiale.

Diplomata al liceo classico e laureata in biotecnologie industriali, da 13 anni lavora nel mondo dell'editoria di settore online e su carta stampata. Collabora durante le fasi di ideazione e rilancio di prodotti editoriali e si occupa di correzione di bozze, editing e revisione di articoli, saggi e romanzi.

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