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Mira Murati raccoglie 2 miliardi per Thinking Machines: la startup senza prodotto che vale già 10 miliardi

Thinking Machines Lab, la nuova creatura di Mira Murati, ex CTO di OpenAI, ha appena chiuso un finanziamento da 2 miliardi di dollari a una valutazione di 10 miliardi, segnando uno dei round seed più straordinari nella storia dell’intelligenza artificiale.

Una scommessa sul futuro, non sul presente

Murati, tra i volti più riconosciuti dell’AI contemporanea, ha lasciato OpenAI nel 2024 dopo aver guidato progetti come ChatGPT, DALL‑E e Sora. La sua nuova startup, fondata a San Francisco e strutturata come public benefit corporation, non ha ancora annunciato alcun prodotto né presentato un piano commerciale. Eppure, gli investitori hanno deciso di scommettere forte.

Il round è stato guidato da Andreessen Horowitz, affiancato da Conviction e altri nomi ancora non ufficializzati. Alcune fonti parlano anche di un coinvolgimento del governo albanese, terra d’origine di Murati.

Il potere della visione (e del team)

L’investimento non si fonda su metriche economiche o traction di mercato. Il vero asset di Thinking Machines è la reputazione del team: oltre a Murati, fanno parte del progetto alcuni ex leader di OpenAI, Google DeepMind e Mistral. Tra i più noti: John Schulman, Barret Zoph e Alec Radford.

Secondo quanto trapelato, la missione della startup è costruire una forma di intelligenza artificiale generale (AGI) più sicura, collaborativa e comprensibile. Non si parla solo di capacità computazionale, ma di architetture in grado di adattarsi meglio agli esseri umani, con una forte enfasi su trasparenza e controllo.

Governance su misura: Murati al centro

Uno degli aspetti più discussi è il meccanismo di governance adottato. Murati detiene un potere decisionale superiore alla somma di tutti gli altri membri del consiglio. In pratica, ogni decisione strategica dovrà passare da lei. Una scelta insolita, che riflette il desiderio di evitare interferenze esterne in un progetto considerato ad alto rischio ma anche ad altissimo potenziale.

La nuova estetica del venture capital

Il caso Thinking Machines si inserisce in un trend emergente nel mondo VC: la nascita di startup “pre-plan”, cioè prive di prodotto, clienti o revenue, ma capaci di raccogliere capitali enormi basandosi solo su visione e team.

Secondo PitchBook, il 70% degli investimenti VC in Nord America nel 2025 è diretto a startup AI. In un contesto dove il funding si concentra sempre più su pochi progetti iconici, il capitale segue l’ipotesi del “power law”: un solo successo può ripagare cento scommesse sbagliate.

Effetto domino: da Inflection a Safe Superintelligence

Thinking Machines non è un caso isolato. Pochi mesi fa, Microsoft ha acquisito Inflection AI per quasi 1 miliardo di dollari, più per accaparrarsi i talenti che per il prodotto in sé. E Ilya Sutskever, cofondatore di OpenAI, ha lanciato Safe Superintelligence, altro progetto AGI partito con una dotazione simile.

In questo contesto, Thinking Machines rappresenta la mossa più ambiziosa: raccogliere capitali mai visti senza nemmeno un demo pubblico.

E in Italia? Cosa possiamo imparare

Per l’ecosistema startup italiano, questo deal è un campanello d’allarme ma anche una fonte d’ispirazione. Le lesson learned sono chiare:

  • Reputazione prima del prodotto: costruire un personal brand forte e credibile è oggi più importante che mai.

  • Scalabilità del capitale umano: attrarre talenti globali (anche da remoto) può rendere competitivo anche un progetto italiano.

  • Nuove strutture societarie: pensare a modelli di governance flessibili, capaci di dare al founder il controllo necessario in fasi critiche.

L’operazione Thinking Machines è una scommessa ad altissima volatilità. Nessun prodotto, nessuna traction, ma una visione tanto ambiziosa quanto pericolosa. Se avrà successo, Murati potrebbe diventare la prima donna a guidare una delle “Big 4” dell’intelligenza artificiale globale. In caso contrario, sarà l’esempio più lampante dell’eccesso di fiducia in una narrativa senza fondamenta.

Nel frattempo, l’intero settore osserva. Perché se il prossimo salto dell’AI arriverà da Thinking Machines, potremmo assistere a una nuova era, non solo tecnologica ma anche finanziaria.

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