Startup a vocazione sociale: cosa potrebbe cambiare con il nuovo disegno di legge

Un recente disegno di legge depositato in Parlamento sembra voler promuovere lo sviluppo delle startup a vocazione sociale nel panorama imprenditoriale italiano apportando alcune interessanti novità su queste realtà ibride, che bilanciano obiettivi economici con finalità sociali e ambientali, e che potrebbero presto beneficiare di un quadro normativo più definito e di significativi incentivi fiscali.
L’iniziativa legislativa, presentata dalla senatrice Cristina Tajani del Partito Democratico, si propone di completare la normativa sulle startup innovative del 2012, ponendo particolare attenzione alle imprese che generano valore condiviso invece di perseguire esclusivamente il profitto.
Gli ultimi dati sulle startup a vocazione sociale
Le startup a vocazione sociale hanno mostrato una crescita notevole negli ultimi anni in Italia. Secondo una ricerca di Cross Border Growth Capital, tra il 2013 e il 2020 il loro numero è aumentato di 19 volte, passando da appena 14 a 267.
Un’analisi del Politecnico di Torino evidenzia che alla fine del 2022 queste realtà erano 486, con un incremento del 28% rispetto all’anno precedente – un tasso di crescita superiore a quello delle startup innovative tradizionali, ferme al 12%.
Cosa potrebbe cambiare con il ddl
Il disegno di legge introduce requisiti più stringenti per la costituzione di queste imprese, garantendo che possano effettivamente apportare benefici alla collettività. Tra le condizioni previste, almeno un terzo dei soci dovrà possedere una laurea triennale e gli utili distribuibili tra i soci non potranno superare il 50% del totale.
Gli ambiti di operatività delle startup a vocazione sociale vengono chiaramente definiti nel testo: dal settore socio-sanitario, con soluzioni innovative per migliorare l’accessibilità e la qualità delle cure, all’educazione e formazione, con interventi contro la dispersione scolastica e la povertà educativa. Grande attenzione viene riservata anche alla salvaguardia ambientale, alla valorizzazione del patrimonio culturale e all’inserimento lavorativo, con particolare riguardo all’integrazione delle persone migranti.
La proposta prevede significativi incentivi fiscali per promuovere gli investimenti in queste realtà. Tra le misure più rilevanti:
- Detrazione IRPEF del 50% per investimenti diretti nel capitale sociale
- Deduzione IRES del 50% per società che investono in startup sociali
- Esclusione dall’imposizione del reddito d’impresa per investimenti in nuovi impianti
- Detassazione per spese in ricerca e sviluppo
- Sgravio contributivo del 100% per assunzioni a tempo indeterminato di dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori (per 24 mesi)
- Sgravio contributivo del 50% per altre assunzioni a tempo indeterminato
- Agevolazioni per contratti di apprendistato professionalizzante
Il disegno di legge non si limita a stimolare l’offerta, ma mira anche a sviluppare la domanda di prodotti e servizi innovativi a impatto sociale. Vengono introdotti nuovi strumenti come il crowdfunding civico – meccanismo di finanziamento dal basso attivabile dagli enti locali per sostenere progetti civici – e i laboratori di innovazione sociale, spazi di interazione tra imprese, cittadini e pubbliche amministrazioni per sviluppare progetti specifici.
L’iniziativa legislativa si ispira a esperienze territoriali già consolidate, come quella del Comune di Milano, dove il crowdfunding civico ha permesso di finanziare numerosi servizi a impatto sociale. L’obiettivo è ora estendere queste pratiche virtuose a livello nazionale, sebbene sarà necessario il supporto dell’attuale maggioranza parlamentare per l’approvazione definitiva del provvedimento.