
Quando Paddy Cosgrave, CEO del Web Summit, racconta di aver avuto l’impressione di “viaggiare nel futuro”, non si tratta di un’iperbole. Durante una recente visita ad aziende tecnologiche cinesi, Cosgrave ha osservato due robot bipedi passeggiare con naturalezza in un ufficio di Hangzhou. È stato in quel momento che, come ha spiegato in un’email, ha maturato una convinzione netta: “La Cina ha vinto. Ha creato un sistema di innovazione senza precedenti nella storia del mondo. È improbabile che l’Occidente riesca mai a raggiungere la Cina nell’AI o nella robotica.”
La forza del modello cinese risiede nella capacità di integrare ricerca, supply chain e una cultura dell’innovazione estremamente dinamica. È questo contesto ad aver permesso a player come Unitree di emergere come protagonisti globali e di organizzare la prima edizione dei World Humanoid Robot Games a Pechino, dove robot umanoidi si sono cimentati in kickboxing, atletica, calcio e danza. Un evento che ha mostrato con chiarezza quanto velocemente la Cina stia avanzando.
La cultura dell’entertainment tecnologico come asset strategico
L’evoluzione dei robot umanoidi è alimentata non solo dal progresso ingegneristico, ma anche dall’immaginazione. Lo dimostrano gli Stati Uniti, dove la Silicon Valley ha iniziato a replicare format di intrattenimento simili a quelli cinesi. A San Francisco, per esempio, i robot boxing match del venerdì sera registrano il tutto esaurito, con robot di Unitree e Booster Robotics.

Tra bot che arrancano in pista e arbitri umani che contano i secondi dei knockout, questi eventi sono materiale perfetto per i social media. Ma hanno anche un valore strategico: creano una narrativa, generano entusiasmo e attirano talenti e investimenti. Un modello culturale che in Europa, secondo molti osservatori, manca ancora.
L’Europa alla ricerca della propria cultura dei robot umanoidi
Quando a vari esperti è stato chiesto dove fosse il corrispettivo europeo di un “robot fight club”, una delle poche risposte concrete è arrivata da Zurigo. Qui Declan Shine, presidente del club di robotica dell’ETH, sta lavorando per organizzare un primo evento europeo di combattimenti tra robot nel 2025, con l’obiettivo dichiarato di attirare sponsor, inclusi venture capitalist.
Shine riconosce senza giri di parole il ritardo europeo: “In questo momento l’Europa è significativamente indietro sugli umanoidi. La Cina ha un notevole vantaggio grazie alle sue supply chain straordinarie.” Il gap, sottolinea, non riguarda solo l’innovazione, ma soprattutto la capacità produttiva. Una filiera completa consente alla Cina di avanzare più rapidamente e con costi inferiori.
Startup europee: innovazione presente, velocità assente
Nonostante la distanza, alcune realtà europee stanno sviluppando soluzioni interessanti nel campo dei robot umanoidi. Tra queste la londinese Humanoid, che continua a crescere anche se con un ritmo più lento rispetto ai competitor americani e cinesi.
Il caso più emblematico è però quello di 1X, nata in Norvegia e recentemente trasferita a Palo Alto. L’azienda sta sviluppando Neo, un robot domestico progettato per assistere nelle attività quotidiane. Le consegne sono previste per il 2026 e il founder, Bernt Børnich, ha dichiarato l’obiettivo di distribuire un milione di robot entro il 2028. Una narrativa ambiziosa, in stile Silicon Valley, utile per attrarre capitali e attenzione.
Secondo Shine, tuttavia, molti dei progetti americani rappresentano ancora “progetti di ricerca estremamente costosi” che non riescono a competere sul fronte dei costi con la Cina. Morgan Stanley stima che la supply chain cinese permetta di produrre robot umanoidi a un terzo del costo dei fornitori non cinesi, un vantaggio che potrebbe consolidarsi per molti anni.
Il segnale d’allarme: un vantaggio sistemico difficile da colmare
Secondo alcuni investitori intervistati da Bloomberg, la superiorità cinese in settori come batterie ed energia pulita ha già reso certe tecnologie praticamente “non investibili” in Occidente. Se questa dinamica dovesse replicarsi nella robotica, l’Europa rischierebbe di perdere un altro settore strategico.
Cosgrave avverte che il problema non si risolve solo migliorando la qualità delle startup: “Non è che l’Europa abbia bisogno di startup migliori: ha bisogno di un sistema di innovazione migliore.” E aggiunge: “Senza cambiamenti radicali e profondi, il divario nei prossimi dieci anni tra le startup cinesi ed europee — e nell’innovazione dell’economia nel suo complesso — esploderà a favore della Cina.”
La sfida, insomma, è sistemica e richiede un ripensamento profondo del modello europeo di innovazione.
La sveglia per i decisori europei
Shine ha sintetizzato il rischio con un’immagine potente: “I decisori europei devono decidere ora se abbia senso sostenere la nostra industria oppure, tra 50 anni, ci chiederemo: perché tutti i nostri robot sono prodotti in Cina?” Una provocazione che evidenzia l’urgenza di agire.
Al momento, i robot umanoidi non sono ancora pronti per un’adozione di massa, sia per ragioni tecniche che per questioni di sicurezza. Ma questo non significa che l’Europa possa permettersi di restare indietro. La robotica umanoide è sempre più considerata una tecnologia abilitante con enormi implicazioni future in ambito industriale, domestico e sanitario.
Una proposta concreta per rilanciare l’ecosistema europeo
Per restare competitiva, l’Europa dovrà rafforzare le proprie supply chain, investire in deep tech, accelerare il trasferimento tecnologico e rivedere le proprie politiche industriali. Ma servirà anche costruire una narrativa più forte attorno ai robot umanoidi, capace di generare attenzione e capitali.
Eventi, competizioni e format di intrattenimento possono diventare catalizzatori di un nuovo immaginario europeo. La prima regola del “robot fight club”? Che tutti ne parleranno. E dove c’è conversazione, spesso nasce innovazione.
L’Europa deve imparare non solo a costruire robot umanoidi, ma a costruire un ecosistema che li celebri e che sappia trasformare entusiasmo, talento e investimento in un vantaggio competitivo duraturo.





