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Startup: come spartire i ruoli tra i soci

Nel momento in cui nasce una startup, diventa necessario nominare un Consiglio di Amministrazione, o CdA. Nelle piccole società appena costituite, composte unicamente dai soci fondatori, il CdA esiste di nome ma non di fatto. Scopo di questo organo collegiale è quello di rappresentare le opinioni degli azionisti, promuoverne i progetti e difenderne i diritti. …

Nel momento in cui nasce una startup, diventa necessario nominare un Consiglio di Amministrazione, o CdA. Nelle piccole società appena costituite, composte unicamente dai soci fondatori, il CdA esiste di nome ma non di fatto.

Scopo di questo organo collegiale è quello di rappresentare le opinioni degli azionisti, promuoverne i progetti e difenderne i diritti. Se funziona come dovrebbe, il consiglio di amministrazione sostiene la crescita della startup, traghettandola verso il successo. Spartire in modo intelligente i ruoli di comando tra i soci è importante per garantire una vita lunga e profittevole all’azienda.

Il Consiglio di Amministrazione da vicino

Poiché il primo obiettivo del CdA è quello di esprimere la volontà degli azionisti, è naturale che venga eletto proprio da coloro che detengono le azioni della startup. Se inizialmente gli azionisti della società sono i soci fondatori stessi, non appena l’azienda riceverà il suo primo finanziamento esterno gli equilibri cambieranno… Per poi evolvere ulteriormente ogni volta che entreranno nuovi soci. In quale misura?

Tutto dipende da come sono state suddivise le quote. Una volta costituita l’impresa, infatti, la sua proprietà viene parcellizzata. La buona notizia è che è sempre possibile prevedere azioni che diano diritto di voto o meno, scindendo così la proprietà dalla possibilità di votare e quindi prendere decisioni.

Tutti gli azionisti che hanno diritto di voto si riuniscono per eleggere un consiglio di amministrazione che li rappresenti nelle questioni che riguardano il presente e il futuro dell’azienda. Come si elegge il CdA? Come deve essere composto? Che poteri ha?

Gli equilibri nella catena di comando

Il Consiglio di Amministrazione ha un ruolo importantissimo perché nomina l’Amministratore Delegato (AD). La figura che si occupa, in parte direttamente e in parte tramite persone di fiducia sue sottoposte, della gestione quotidiana della società, controllandola in ogni suo aspetto.

Trovare la persona giusta per ricoprire il ruolo di AD, che metta d’accordo tutti i soci, è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto quando il numero di azionisti è alto. Meglio attuare una strategia che semplifichi la catena del comando e crei un bilanciamento intelligente tra le parti, facilitando l’accordo tra votanti fondatori e investitori.

L’equilibrio all’interno del Cda è molto importante.

Il CdA ideale per una giovane startup

Per una realtà innovativa ancora “giovane” può essere intelligente costituire un CdA formato da 3 persone: la prima eletta dai soci fondatori, la seconda dagli azionisti entrati in società come investitori (che potrebbero essere, ad esempio, business angel) e la terza esterna, selezionata di comune accordo. Generalmente nel CdA sono sempre presenti almeno un fondatore e l’investitore principale. Ma non è detto. Quando la startup crescerà si potrà passare a 5 membri, poi a 7 e così via. Senza mai eccedere, perché troppe teste nel CdA sono impossibili da mettere d’accordo.

Spesso la carica di AD è affidata a uno dei soci fondatori. Talvolta, invece, chi ha dato vita all’azienda, quando questa cresce in termini di soci e giro d’affari, ritaglia per sé un ruolo meno operativo, nel Consiglio di Amministrazione. Mantenendo comunque la maggioranza delle quote. In questi casi viene assunto come Amministratore Delegato un nome “nuovo” per la società, che sia competente, affidabile ed esperto del settore.

Le cariche più alte

Per ogni Consiglio di Amministrazione c’è sempre un Presidente, che segue e gestisce tutte le riunioni e ha una stretta relazione con l’AD. Nonostante il suo voto conti quanto quello di tutti gli altri, il ruolo che ricopre attribuisce alle sue opinioni un peso maggiore. Membri del CdA e soci, almeno a livello teorico, dovrebbero essere particolarmente disposti ad ascoltare e seguire i suoi consigli. Per tradizione, è la persona più anziana dell’organo collegiale. Ma non è la regola. Spesso la presidenza del Consiglio viene offerta a un importante investitore della società. Oppure a una figura esterna, che abbia autorevolezza nel settore di riferimento.

Presidente e AD dell’azienda ricoprono ruoli diversi.

Il Presidente viene eletto dal CdA e generalmente non dipende e non lavora per la startup, almeno non a tempo pieno. L’amministratore delegato, al contrario, è il dipendente di più alto grado della società. E a lui che fanno riferimento tutti gli altri lavoratori assunti. Oltre ad avere l’ultima parola sul personale, determina i budget a disposizione di ogni ufficio e progetto e predispone il piano operativo della startup. Sempre affiancato dalla guida del CdA.

Esiste anche la possibilità di nominare un Presidente di CdA operativo, che invece viene retribuito, lavora a tempo pieno per l’azienda e spesso funge da capo direttivo del CEO.

Lo scettro del potere

Chi detiene davvero il potere? Di fatto il Consiglio di Amministrazione, che può anche stabilire cosa può o non può fare l’AD. Gli equilibri possono essere spostati, ad esempio, se il CdA stabilisce che Presidente o Amministratore Delegato possono nominare i membri del consiglio, d’accordo con gli azionisti. Persone vicine all’Amministratore Delegato che condividono con lui obiettivi e modalità d’azione difficilmente cercheranno di ostacolarlo.

Mai nominare nel Consiglio di Amministrazione una persona che non abbia ricchezza, knowhow o esperienza.

È fondamentale che AD e Presidente riescano a lavorare di comune accordo, altrimenti a farne le spese è la startup. Quando ci sono problemi, tuttavia, ad avere la possibilità di risolverli sono ancora una volta i membri del consiglio. Diventa quindi chiaro che sceglierli con cura è fondamentale.

Chi sono i canditati migliori per il CdA

Secondo l’imprenditore seriale e business angel David Semel Rose, i candidati migliori per il CdA sono quelli in grado di mettere al servizio della startup almeno una delle seguenti qualità.

  • Ricchezza, sotto forma di investimenti diretti ma anche capacità di aiutare efficacemente nelle raccolte di fondi.
  • Abilità lavorative e knowhow, in uno o più settori di interesse per l’azienda, dalla selezione del personale all’analisi dei risultati.
  • Saggezza, per consigliare l’AD in maniera obiettiva e basata sull’esperienza, intervenendo nei momenti di difficoltà o di svolta e spronando alla crescita quando possibile.

I membri del consiglio di amministrazione della startup considerati “interni” non percepiscono un compenso economico per il loro sforzo e la loro dedizione. Diventa quindi chiaro che non è facile trovare menti brillanti e capaci che decidano di dedicare gratuitamente il proprio tempo alla gestione dell’azienda, in aggiunta al lavoro che già fanno per la società. Fanno eccezione i membri esterni del CdA, che spesso ricevono in cambio della loro consulenza opzioni sulle azioni societarie. Attenzione: scegliere di posizionare in ruoli chiave persone per nulla competenti per ragioni di fiducia (un parente, un amico) è un grave errore strategico. Spartire i ruoli tra i soci al meglio richiede una buona dose di oggettività e lungimiranza. Se ci si trova in difficoltà meglio rivolgersi a un consulente esterno.

Parola d’ordine: organizzazione

Per ottenere il massimo dal proprio Consiglio di Amministrazionem Brad Feld e Mahendra Ramsinghani, nel libro Startup Boards: Getting the Most Out of Your Board of Directors, consigliano innanzitutto di pianificare il numero di riunioni in base allo stadio di sviluppo della startup.

Nelle prime fasi dalla costituzione della società innovativa, è bene che il CdA si riunisca almeno una volta al mese. Successivamente, avviata la fase operativa, quando si concretizzano i primi ricavi e i membri del team riescono a operare in autonomia, le riunioni possono essere diradate a una ogni tre o quattro mesi.

Pianificare, pianificare, pianificare

L’AD deve preparare ogni riunione per tempo e con accuratezza. Inoltre è bene che invii in anticipo ai partecipanti tutti i dati e i materiali da condividere. Ad ogni incontro dovrebbero essere discusse le relazioni finanziarie del mese, trimestre o quadrimestre in corso, con un’analisi approfondita degli indicatori essenziali di prestazione, preziosi per avere sotto controllo l’andamento dei processi aziendali. Infine, ogni riunione dovrebbe essere occasione per parlare delle strategie volte a incrementare i risultati. Vanno sempre discusse con tutto il consiglio.

Diplomata al liceo classico e laureata in biotecnologie industriali, da 13 anni lavora nel mondo dell'editoria di settore online e su carta stampata. Collabora durante le fasi di ideazione e rilancio di prodotti editoriali e si occupa di correzione di bozze, editing e revisione di articoli, saggi e romanzi.

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