Film e serie TV, soprattutto quando tratti da storie vere, seppur romanzate, possono essere d’aiuto per trovare spunti utili nel momento in cui è necessario prendere decisioni importanti, nella vita privata come in ambito business.
La redazione di Startup-News ha selezionato 5 film e serie TV particolarmente interessanti per chi ha un sogno imprenditoriale nel cassetto o per coloro che stanno sviluppando un progetto d’impresa e si trovano (come spesso accade) a vivere un momento di difficoltà.
Spoiler Alert?
Abbiamo evitato di anticipare le svolte più interessanti o i finali dei film e serie TV di cui parliamo in questo articolo, anche se, necessariamente, qualcosa dobbiamo dire per forza. Dunque non c’è nessun allarme spoiler ma solo brevi commenti ragionati per ognuno dei film e serie TV selezionati.
Quali sono stati i criteri di scelta della redazione? Di film e serie TV molto interessanti per un imprenditore ne esistono davvero tanti, questi primi 5 li abbiamo selezionati innanzitutto sulla base dei contenuti, che devono essere utili per riflettere su come reagire in caso di difficoltà nello sviluppo di un progetto di impresa. Ma anche su come si possa vendere con efficacia un prodotto o un servizio. Inoltre abbiamo tenuto conto della qualità della sceneggiatura e delle realizzazione tecnica (soprattutto dal punto di vista della fotografia). Insomma in questo articolo elenchiamo film e serie TV che parlano di imprenditori, imprenditoria e vita da startupper e nessun contenuto di scarsa qualità.
1.Self-made, la prima imprenditrice donna
Self Made è una mini serie TV di 4 episodi ispirata alla storia vera di Sarah Breedlove, conosciuta come Madam C.J. Walker. La serie è stata sceneggiata per Netflix da Nicole Asher basandosi sulla biografia scritta da A’Leila Bundles On Her Own Ground. Per chi ama leggere anche il libro è molto bello, forse persino più della serie.
La miniserie, online in USA dal 2020, racconta la storia della prima donna che, senza aiuti né raccomandazioni, è riuscita a diventare un’imprenditrice milionaria in un’epoca in cui esistevano pesanti discriminazioni e barriere sociali difficili da superare. Sottolineiamo infatti che Sarah Breedlove è donna, nera e ha già superato da tempo i 30 anni quando decide di avviare la sua impresa.
Self-made racconta la storia della prima donna diventata imprenditrice milionaria senza alcun aiuto
Interpretata dal premio Oscar Octavia Spencer, Sarah Breedlove è una donna nera libera, nata da una famiglia che ha vissuto la schiavitù. La prima parte della sua esistenza la trascorre in una baracca di legno, lavorando come lavandaia presso diverse famiglie bianche. Lo stress, la fatica e le condizioni di scarsa igiene la portano ad avere una grave perdita di capelli. Conosce così un’altra donna che creato una linea di prodotti efficaci, adatti a combattere il problema.
Sarah Breedlove è stufa di rovinarsi la salute facendo la lavandaia, spaccandosi la schiena e guadagnando pochissimo, vorrebbe quindi vendere i prodotti per i capelli che l’hanno aiutata a guarire. Ma questa possibilità le viene rifiutata: le due donne, quella che crea i prodotti che poi ispireranno il business e Sarah, sono infatti di estrazione sociale diversa.
Parola d’ordine: non arrandersi
Sarah decidee di sviluppare un prodotto nuovo, di sua invenzione, capace di manentere il cuoio capelluto sano e rinfoltire i capelli. E ci riesce. Partendo dalla vendita porta a porta fino ad arrivare alle spedizioni in diversi stati, Sarah costruisce un impero con le sue forze e grazie all’aiuto della famiglia.
Nella serie c’è tutto… Dallo sviluppo dell’idea imprenditoriale alla difficoltà di vendere un prodotto che, benché valido, anche se risolve un problema reale, incontra la diffidenza delle persone, passando per momenti no, in cui i soldi sono finiti o si vivono rivalità professionali e tradimenti personali.
Da guardare e riguardare quando ci si sente troppo giù di morale per portare avanti il proprio progetto imprenditoriale. Se una donna nera alla fine dell’800 è riuscita a diventare milionaria in una società misogena e razzista, allora quando si ha una buona idea bisogna andare avanti, perché la possibilità di farcela contro tutto e contro tutti esiste.
2.Silicon Valley, un mondo dorato visto da vicino
Adatta al pubblico dei più giovani e a chi ha nel cassetto il sogno di creare una società informatica, Silicon Valley è una serie TV commedia che definiamo senza paura di sbagliare “mainstream”. La storia è costruita ad arte per incuriosire un pubblico vasto, tutto viene raccontato e spiegato con grande chiarezza e la serie, forse esagerando un po’, è di quelle corpose, che si dipanano in numerose sottotrame per ben 6 stagioni.
Questa produzione USA è stata ideata da Mike Judge, John Altschuler e Dave Krinsky e trasmessa in prima visione su HBO dal 2014 al 2019. Racconta la storia di Richard Hendricks (Thomas Middleditch), ingegnere informatico abile e a tratti geniale, che lavora appunto nella Silicon Valley sotto l’egida del “guru” dell’hi-tech Erlich Bachman (T.J. Miller). Quest’ultimo è un uomo furbo e poco trasparente, con pochissima voglia di lavorare e molto fiuto per gli affari. Bachman vive di rendita grazie alla vendita di un suo progetto e usa il genio altrui per diventare ancora più ricco.
Vendere o fare impresa
Ad un certo punto Richard si trova ad un bivio. Da un lato vendere il suo progetto imprenditoriale al capo Bachman per dieci milioni di dollari. Dall’altro, accettare l’offerta di un investitore che vuole aiutarlo a sviluppare l’idea, nata da un flop (una piattaforma musicale che non funziona) che poi si rivela utile per altro (la compressione di file). Insieme a un gruppo di amici intenzionati ad aiutarlo Richard imbocca la seconda strada che come tutte le strade imprenditoriali si rivela piena di ostacoli, delusioni e fatica.
Il co-ideatore della serie Mike Judge ha lavorato come ingegnere nella Silicon Valley di fine Anni ’80. Mentre il produttore associato Jonathan Dotan ha lavorato per alcuni anni nel mondo della tecnologia ed è ancora oggi nel consiglio di amministrazione di diverse startup. Ecco perché la serie risulta accurata sotto molti punti di vista. Persino i dettagli che riguardano la “Pied Piper”, la startup al centro della storia, sono stati studiati a tavolino con l’aiuto di Tsachy Weissman, esperto di ingegneria elettrica e docente presso l’Università di Stanford e con vari imprenditori che hanno dato il loro parere.
3.WeCrashed, epica storia di un fallimento
Distribuita per la prima volta in Italia a marzo 2022 dalla piattaforma streaming Apple TV+, WeCrashed è una mini-serie che racconta la storia del colosso basato sul co-working WeWork, la sua incredibile crescita da capogiro e il suo schianto senza mezzi termini.
Non solo interessante perché racconta bene cosa può esserci dietro valutazioni e crescite dai ritmi e dalle cifre spropositati, ma anche perché ha il coraggio di parlare delle difficoltà profonde degli imprenditori e di born-out. Quest’ultimo è tra le principali cause del possibile fallimento di una startup ed è uno stato di grave stress patologico da cui bisogna salvaguardarsi.
La serie ha come protagonisti i bravissimi Jared Leto e Anne Hathaway nei panni di Adam e Rebekah Neumann. Adam neumann fino al 2019 è stato CEO di WeWork, che come molti lettori ricorderanno è stata una compagnia valutata quasi 50 milioni di dollari e poi implosa nel giro di poco più di 12 mesi.
Storie vere
Anche questa, come quella di Sarah Breedlove, è una storia vera. Chi preferisce i podcast alle serie sarà contento di sapere che WeCrashed è tratta da una famosa trasmissione di successo intitolata WeCrashed: The Rise and Fall of WeWork di Wondery, adattato per la tv da Lee Eisenberg e Drew Crevello.
Ottima regia, serie recitata molto bene, questa produzione però non è adatta a chi si lascia impressionare, perché le cose per questo imprenditore vanno davvero malissimo e potrebbe passare la voglia di assumersi qualsiasi rischio. A nostro parere comunque è meglio guardare in faccia la realtà ed essere consapevoli che non solo si può fallire ma si può fallire in modo “grandioso” e terribile.
La storia di Adam Neumann fa venire i brividi ma è molto utile per riflettere ad esempio sugli Unicorni
4. Joy, come inventare un prodotto di successo
Joy è la storia vera di Joy Mangano, o almeno questo è quello che raccontano i produttori del film. La Mangano è l’inventrice del Miracle Mop, la scopa per lavare che si strizza facilmente senza sporcarsi le mani (simile al Mocio, per intenderci). Nel film l’imprenditrice è interpretata da Jennifer Lawrence. La pellicola è diretta e scritta da David O. Russell e nel cast (di grande prestigio) accanto alla Lawrence troviamo Robert De Niro, Bradley Cooper e anche Isabella Rossellini.
Abbiamo trovato molto interessante la storia di come viene pubblicizzato e commercializzato il prodotto. Più in generale è di grande ispirazione il desiderio della protagonista di non arrendersi alle avversità e di trovare una strada per migliorare la propria condizione e quella della famiglia. Ancora una volta il successo nasce dal fatto che il Miracle Mop risponde a un reale bisogno della sua clientela target…
Quando la pubblicità fa la differenza
Tornando alla storia, dopo un divorzio che in qualche modo la costringe ad accettare diversi lavori non all’altezza delle sue capacità o delle sue aspettative, Joy ha l’intuzione del Miracle Mop proprio mentre fa le pulizie, stufa delle scope e degli stracci tradizionali.
Nel 1991, sfruttando i propri risparmi e facendo sacrifici, riesce ad assemblare 100 unità della sua scopa, dopo averne sperimentato personalmente un prototipo. Vende i primi 100 esemplari nelle fiere commerciali e nei negozi a Long Island. Successivamente grazie al network televisivo QVC riesce a produrne e venderne 1000 unità.
Il boom di successo arriva però un anno dopo, quando sponsorizza personalmente la scopa in TV e gli ordini toccano quota 18000 in mezz’ora. Saper comunicare con efficacia fa la differenza!
5.Kinky Boots, il cambio di prospettiva
In questo film facciamo la conoscenza di Charlie, erede di una fabbrica di scarpe inglesi molto classiche, ormai finanziariamente dissestata. La regia, efficace e delicata, è di Julian Jarrold, all’epoca esordiente (siamo nel 2005). Il film vede nel cast Joel Edgerton, Chiwetel Ejiofor, Sarah-Jane Potts, Ewan Hooper e Nick Frost. Attori tutti bravi, bella la colonna sonora, ritmo della storia ben congegnato e perfettamente in linea con questa commedia dallo humor caustico tipicamente inglese. Se vogliamo trovare un difetto, in alcuni momenti il film pecca un po’ troppo di buonismo.
La parte più interessante è questa: per evitare di fallire Charlie sfrutta l’idea, che viene da una drag queen in cui si imbatte a Londra, di fabbricare scarpe per uomini che si vestono da donna. Scarpe che abbiano tacchi in grado di sopportare il peso di un uomo e siano delle dimensioni adatte. Quindi, mantiene la fabbrica ma cambia completamente tipologia di prodotto e soprattutto clientela target. Interessante, no?
Ovviamente Charlie e la sua fabbrica si scontreranno, inizialmente, con la provincia inglese grigia e poco propensa al cambiamento.
Infine, un film (fuori dalla top 5) che viene sempre consigliato agli agenti di commercio ma che secondo la nostra redazione è molto adatto a chiunque voglia fare l’imprenditore. Stiamo parlando di Americani. Chi non ha mai visto la storia di questi agenti immobiliari sfidati a vendere il più possibile non sa cosa vuol dire cercare di vendere qualcosa…