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Advergame, cosa sono? Intervista a Marco Mignano di Gladio Games

Gli advergame sono dei veri e propri strumenti per pubblicizzare l'azienda, l’idea è quella di raggiungere più persone possibili facendole divertire e in base alle meccaniche di gioco si possono targettizzare il pubblico di riferimento

Il mercato si sta riempiendo di Millennial: sono i nati dal 1980 e, in molti casi, cresciuti a pane e videogiochi. Il mondo del business ha capito, da qualche anno, le potenzialità della gamification: l’uso di dinamiche e strumenti ludici in ambiente lavorativo per incentivare, pungolare, divertire. Ma qualcuno si è chiesto: perché simulare i giochi quando si può proprio videogiocare?

In questa intervista abbiamo fatto qualche domanda a Marco Mignano di Gladio Games, azienda che ha unito pubblicità e giochi negli advergame.

Il fatturato dell’industria dei videogiochi supera quello del cinema sommato a quello della musica

Gladio Games si occupa di advergame: di che cosa si tratta?

Negli ultimi anni il settore dei videogiochi è esploso. Il fatturato dell’industria dei videogiochi supera quello del cinema sommato a quello della musica. Questo è possibile grazie alla diffusione degli smartphone, che insieme alle console ci danno la possibilità di accedere a un bacino di utenza che raccoglie svariati miliardi di utenti.Quello che molte aziende stanno iniziando a capire è che il mondo dei videogiochi, oltre a essere dedicato all’intrattenimento, può servire per pubblicizzare la propria realtà e i propri prodotti in maniera ultra innovativa e non invasiva. Noi facciamo proprio questo, realizziamo prodotti videoludici che permettono alle aziende di pubblicizzare se stesse e i propri prodotti. Come? Andando oltre la gamification! Utilizziamo le vere meccaniche che sono alla base dei videogiochi per pubblicizzare le realtà in maniera innovativa. Per esempio possiamo premiare gli utenti con ricompense reali e virtuali per aver raggiunto un certo livello, oppure ricompenseremo l’utente con monete virtuali per leggere messaggi informativi legati all’azienda, così da generare un engagement pazzesco tra i giocatori e l’azienda dietro l’advergame. La caratteristica dei nostri prodotti è che sono app standalone che si possono scaricare in autonomia dagli store e non Web app. In questo modo possiamo sprigionare appieno la potenza dei device e creare dei prodotti unici e fatti su misura in base alle esigenze del cliente.

Marco Mignano Gladio Games Startup-News
Marco Mignano, founder di Gladio Games.

Qual è il modello di business?

Ci piace vincere insieme al cliente, per questo ci facciamo totalmente carico dei costi di sviluppo degli advergame. In altre parole: lo facciamo gratis. Quello che chiediamo è che l’azienda investa del budget per pubblicizzare l’advergame, mentre noi monetizziamo inserendo la pubblicità non invasiva all’interno dell’advergame stesso. Praticamente chiediamo all’azienda di investire soldi per pubblicizzare se stessa. Questo ci permette di creare dei prodotti di una qualità superiore alla media, anche perché se così non fosse, noi non riusciremo a monetizzare il prodotto.

Ci piace vincere insieme al cliente, per questo ci facciamo totalmente carico dei costi di sviluppo degli advergame. In altre parole: lo facciamo gratis

Puoi raccontarci qualche caso di successo?

Il nostro ultimo advergame Missione Pianeta è stato sviluppato per Legambiente, con l’obiettivo di pubblicizzare la loro campagna “Tartalove”. L’app ha realizzato migliaia di download nei primi giorni, siamo ad oltre 200 recensioni a 5 stelle solo su Android e su iOS sotto la categoria “famiglia” siamo entrati ufficialmente tra le top 50 app sullo store. Ma oltre i prodotti di Gladio Games, sono molte le aziende che hanno deciso di investire in questi prodotti: per esempio aziende come Nike, Kinder o Renault hanno deciso di realizzare i propri advergame.

Che differenza c’è tra game e gamification, lato business?

La gamification sono una serie di strategie/tecniche, per la maggior parte prese in prestito dal mondo dei videogiochi che servono a rendere migliore o alzare l’engagement di un prodotto o servizio. La gamification si può utilizzare praticamente ovunque, dai processi di apprendimento, alla realizzazione di app per aumentare l’engagement e la retention. Gli advergame, invece sono dei veri e propri strumenti per pubblicizzare l’azienda, l’idea è quella di raggiungere più persone possibili facendole divertire e in base alle meccaniche di gioco si possono targettizzare il pubblico di riferimento.Inoltre gli advergame sono particolarmente efficaci quando si vuole parlare alle generazione Z, la quale è è molto difficile da raggiungere attraverso gli strumenti classici.

Il vostro lavoro è articolato, e tocca anche comunicazione digitale, advertising, social responsability, brand awareness: come stanno insieme tutte queste cose?

È proprio questa la nostra peculiarità: fare stare insieme tutti questi pezzi. Il percorso formativo che abbiamo dovuto affrontare per arrivare dove siamo non è stato un percorso semplice. Il collante di tutto è la passione. Io e il mio socio, prima ancora di fondare Gladio Games, abbiamo realizzato il nostro primo videogioco nel 2014 mentre frequentavamo il corso di laurea in informatica. Lo scoglio più grande che abbiamo dovuto affrontare è quello di riuscire a creare videogiochi di successo con una qualità sopra la media, e unire questo prodotto con il mondo del marketing aziendale.Tutto questo non è facile perché viviamo in un mondo in continua evoluzione, evolvono le tecniche e la tecnologia per sviluppare videogiochi così come i social ed il marketing. Il nostro lavoro è rimanere sempre sul pezzo e sfornare un prodotto di successo dietro l’altro.

Vuoi dare un suggerimento ad altri startupper come te?

L’unica cosa che mi sento di poter dire è quella di seguire le proprie passioni, se l’idea è quella di aprire un’azienda per il solo ritorno economico, e per il “successo” allora non si andrà lontani. Io non cambierei per niente al mondo quello che faccio, lavorare 10 ore al giorno non mi pesa, ma solo e soltanto perché amo quello che faccio e la passione è il mio driver principale.

Giornalista hi-tech e formatore. Dopo la laurea con tesi sulle relazioni on-line nel 2001, ha lavorato per una dozzina d'anni nel settore dell’editoria informatica (Computer Idea, Il Mio Computer e altri). Ha scritto 16 tra saggi e manuali su Internet, PC, smartphone e social (su tutti Facebook e LinkedIn) ed è direttore della collana "Fai da tech" di Ledizioni. Attualmente si occupa di formazione sui temi del digitale. Sito Web: www.gianluigibonanomi.com

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