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Changers, la community per allenare le soft skill: intervista ad Alessandro Rimassa

Ho conosciuto Alessandro Rimassa, imprenditore ed esperto di future of work ed education, alcuni anni fa, indirettamente. Lessi un suo libro che, all’epoca, fece molto parlare di sé: “Generazione mille euro”, un testo che parlava di “lavoratori fluttuanti e praticanti seriali”, che divenne anche un film. Da allora Alessandro ha fatto mille cose, da Talent …

Ho conosciuto Alessandro Rimassa, imprenditore ed esperto di future of work ed education, alcuni anni fa, indirettamente. Lessi un suo libro che, all’epoca, fece molto parlare di sé: “Generazione mille euro”, un testo che parlava di “lavoratori fluttuanti e praticanti seriali”, che divenne anche un film. Da allora Alessandro ha fatto mille cose, da Talent Garden a Kopernicana: tra queste, l’ultima in ordine di tempo, “Changers”. Gli abbiamo chiesto di che cosa si tratta.

“Praticamente Changers è una community (nata a settembre, ora conta 3600 iscritti su Facebook, ndr) ma, soprattutto, è una scuola di soft skill”.

Tema molto interessante, troppo dibattuto?

Beh, c’è molta attenzione, da alcuni anni, sulle competenze trasversali. Secondo me le hard skill restano le competenze fondamentali, a patto che le si rinfreschi ogni due, tre anni. In un momento di grande cambiamento come quello che stiamo vivendo per colpa della pandemia, tempo di innovazione e trasformazione, le soft skill permettono di rimanere sul mercato.

Eppure non tutti l’hanno compreso…

In effetti molti dicono che non hanno tempo, non vogliono investire sulla propria crescita, evidentemente hanno altre priorità. È un grave errore. Anzi, se investi sulle soft skill è proprio per avere più tempo, per organizzarti meglio, per concentrarti sulla tua carriera, per sviluppare la capacità di collavorazione.

Intendi collaborazione?

No, collavorazione, con la V: un mix di collaborazione e lavoro. Termine coniato tempo fa da Nicola Palmarini (nel saggio per Egea “Lavorare o collaborare? Networking sociale e modelli organizzativi del futuro”, ndr), indica la capacità di lavorare insieme ma anche di delegare oppure di dichiarare la propria incapacità di fronte ad alcuni compiti e così via.

Quale altra soft skill metteresti al centro?

Dopo anni di innovazione e disruption, si è persa la centralità della creatività. Che non vuol dire avere il colpo di genio. La creatività si allena, si coltiva con metodo. Faremo anche dei corsi su questo.

Altri corsi in cantiere?

Per esempio quello per costruire abitudini positive. Faccio un esempio: secondo me ognuno di noi dovrebbe dedicare un’ora alla settimana per incontrare, di persona, qualcuno di stimolante. È un’abitudine straordinaria non solo per allenare il network, ma anche per accelerare la creatività.

Passiamo dal mondo delle soft skill a quello delle startup. Ultimamente hai investito in diverse nuove imprese, per le quali hai fatto anche da mentore…

Preferisco definirmi un “active investor”…

In che senso?

Entro nelle startup, al momento otto, mettendoci dei soldi e partecipando attivamente, a volte entrando nel Cda. Le aiuto concretamente, metto a loro disposizione la mia esperienza da imprenditore e le mie conoscenze.

Puoi dare tre consigli a chi vuole costruire una startup?

Primo: mi spiace dirlo, ma l’idea vale zero! Conta solo la messa a terra. Non portate in giro idee ma prototipi, del resto ora costruire prototipi costa pochissimo, a volte nulla.

Secondo suggerimento?

Il modello di business deve essere credibile. Recentemente ho visto una startup dove ai primi quattro anni di perdita come per magia arrivava un quinto anno d’oro. Meglio piuttosto partire in piccolo ma arrivare in fretta al break-even.

E l’ultima dritta?

Le startup non si costruiscono da soli: serve un team. Puntate sulle persone. Puntate sulla collavorazione.

Giornalista hi-tech e formatore. Dopo la laurea con tesi sulle relazioni on-line nel 2001, ha lavorato per una dozzina d'anni nel settore dell’editoria informatica (Computer Idea, Il Mio Computer e altri). Ha scritto 16 tra saggi e manuali su Internet, PC, smartphone e social (su tutti Facebook e LinkedIn) ed è direttore della collana "Fai da tech" di Ledizioni. Attualmente si occupa di formazione sui temi del digitale. Sito Web: www.gianluigibonanomi.com

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