Marketing

Uscire vittoriosi dal ciclo di vita da startup

Una startup è molto simile ad un bambino non avvezzo a comunicare efficacemente e soggetto ad errori di marketing. Cosa potrebbe servire ad una startup per farla eccellere? Il lancio e la crescita di un business non è come l’educazione che si impartisce ad un bambino. Le aziende attraversano differenti stadi di sviluppo similari a …

Una startup è molto simile ad un bambino non avvezzo a comunicare efficacemente e soggetto ad errori di marketing. Cosa potrebbe servire ad una startup per farla eccellere?

Il lancio e la crescita di un business non è come l’educazione che si impartisce ad un bambino.

Le aziende attraversano differenti stadi di sviluppo similari a quelli di un bambino che sta crescendo. Ma, quando un business cresce, la prima mansione dell’imprenditore è salvaguardare la propria posizione senza soccombere all’avanzare del tempo”. Tony Robbins

All’inizio, un business non è di certo molto performante e non può fornire grandi e tangibili risultati se non essere un motivo di orgoglio per il proprietario. Attraversa molte fasi problematiche, è spesso in preda al caos e, come vengono assunte sempre più persone, il ripiombare nel caos è il risultato della confusione che le stesse, involontariamente, generano.

 

Con la continuazione della crescita sebbene la disponibilità monetaria si faccia più limitata il brand e l’organizzazione stessa imparano a comunicare efficacemente e l’impresa è pronta a camminare. Solo prima del prossimo stadio del percorso di sviluppo il business inizia a galoppare.

 

Adolescenza da startup

Fino a quando è teenager il cash flow non risulta un problema, il business è scosso e l’imprenditore pensa di essere un genio perché tutto quello che tocca si trasforma in oro. Il business sta avanzando e sta facendo punti con i suoi nuovi prodotti. L’imprenditore continuerà a fare errori ma il suo io e il suo successo sono cosi lontani l’uno dall’altra da non evidenziare la possibilità di uno sbaglio.

Quale è la peggiore cosa che può capitare a dei teenager quando guidano l’auto a 130 km all’ora? Non si faranno male, perché hanno intenzione di farlo un giorno e morire. Molte aziende muoiono in questa cosiddetta fase adolescenziale perché gli imprenditori sono troppo impegnati ad ammirare la loro opera piuttosto che prestare attenzione ai gravi problemi che minacciano la longevità del business.

“Coloro che sopravvivono colpiscono un muro, quando si rendono conto che non hanno una struttura e non hanno nulla a posto”, dice Robbins. Questo avviene quando la sfrontatezza dell’adolescente svanisce e il gioco si fa duro a causa di tutta una serie di problematiche. “Tutto d’un tratto, le vendite non sono così grandi come apparivano e il flusso di cassa, che nasconde un sacco di problemi, scompare” dice.

La startup diventa adulta

Se si vuole rendere nella fase successiva, è necessario cambiare il comportamento. “Per diventare un business giovane adulto” dice Robbins, gli imprenditori “devono decidere ciò che non avranno intenzione di fare e capire come debbono essere i sistemi strutturali per essere corretti e performanti.”

Se si può fare questo, dovranno risolvere i problemi potenzialmente letali, e alla fine sferrare il primo vero colpo. Il primo è come quello di  un imprenditore di 35 anni che ha il talento grezzo e il modo di fare di un giovane adulto, ma con l’esperienza e la competenza acquisite dopo aver superato i 20.

A questo stadio, viene messo insieme tutto quanto necessario per gestire un business senza intoppi, la crescita è sostenibile grazie al peso delle infrastrutture create e si dispone di una squadra solida e ben formata e questo significa che fa la maggior parte del lavoro per l’imprenditore stesso.

 

La startup indipendente dal fondatore

Ed è qui che avviene il vero cambiamento. L’azienda diventa sempre meno dipendente dal suo fondatore.

“Non riguarda solo te” dice Robbins all’imprenditore “Questo avviene quando diventi un imprenditore e non continui ad essere solo un esecutore. Questo succede quando arriva la libertà.”

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