CrowdfundingMercato

Il successo delle startup italiane a tre anni dalla campagna di crowdfunding

Il successo delle startup italiane a tre anni dalla campagna, fotografato da Italian Tech Alliance e BizPlace: i dati sono abbastanza incoraggianti. Quasi 1 startup su 4 (precisamente il 23% delle imprese) tra quelle che hanno raccolto tramite equity crowdfunding nel periodo compreso tra il 2014 e il 2019 risulta in crescita in termini di ricavi e marginalità a distanza di tre anni dalla campagna.

Il Report che racconta il successo delle startup italiane, oltre ad offrire una panoramica del mercato dell’Equity Crowdfunding in Italia, dei suoi principali operatori e delle oltre 700 emittenti che hanno realizzato una campagna nel periodo soggetto all’indagine (in questo caso fino al 2022) per la prima volta mette a disposizione informazioni che di solito mancano quando si parla di equity crowdfunding. In che modo? Confronta le performance economico-finanziarie delle emittenti a distanza di 3 anni dalla raccolta, rispetto alla piattaforma che le ha selezionate, al loro settore di riferimento e alla loro fase di crescita.

In Italia performance migliori che nel resto del mondo?

Nel mondo 9 startup su 10 falliscono. La fonte di questo dato, Startup Genome, nel 2019 registrava il fallimento di 11 su 12. Ecco perché  il dato italiano sembra oggettivamente buono, anche se è importante sottolineare che una startup che a 3 anni dalla campagna registra un fatturato in crescita potrebbe comunque fallire il quarto anno. Va inoltre precisato che i primi tre anni sono i più difficili per una nuova impresa: di solito nel primo anno una startup non riesce proprio a fatturare.

Sarà interessante scoprire (se avremo questi dati sul successo delle startup italiane il prossimo anno) quello che è accaduto alle startup che hanno iniziato e fatto campagna dopo, nel periodo della Pandemia. Il dato delle performance registrerà molto probabilmente una flessione negativa.

Nel report si parla di un 24% di emittenti liquidate o a rischio liquidazione, pari a un totale di 60 società, mentre quelle per cui il fatturato è cresciuto anno dopo anno sono meno del totale che cresce in marginalità, il 13%. Le società che riescono a raggiungere la tanto sperata acquisizione o quotazione in borsa sono invece il 10% del totale.

I settori a maggiore e minore rendimento

Le emittenti con maggior CAGR ricavi a 3 anni dalla raccolta lavorano nei settori Media, Fintech e Digital e si trovano in una fase di sviluppo early growth (corrispondende nello specifico al Round Serie A). Le piattaforme che hanno ospitato la raccolta di queste emittenti sono state TwoHundred, WeAreStarting e CrowdFundMe.

Questi dati si discostano parzialmente da quelli che riguardano i settori che raccolgono di più. Il settore che ha canalizzato maggiori investimenti infatti è stato Food & Agriculture con quasi 40,5 milioni di euro, seguito dal settore Smart City con oltre 35,2 milioni e infine dal Fintech con oltre 29,6 milioni.

I settori più promettenti per le startup sembrano essere Media, Fintech e Digital

Le emittenti che invece registrano le performance peggione in termini di CAGR ricavi sono in fase pre-seed e lavorano nei settori HR ed Education. Quest’ultimo è forse uno dei più difficili in cui sfondare, anche se ci sono interessanti eccezioni.

Difficoltà a fare previsioni realistiche

Leggendo il report completo scopriamo che c’è un significativo discostamento mediano dei risultati effettivi di bilancio (-79% anno su anno) rispetto a quanto previsto dai business plan. In generale, come sottolineano gli stessi analisti di Italian Tech Alliance e BizPlace, si evidenzia una scarsa capacità previsionale delle emittenti. Perché? Secondo gli autori dell’indagine la responsabilità va imputata a un mix di fattori, tra cui:

  • la tendenza delle emittenti a esagerare le proiezioni per risultare maggiormente appetibili agli investitori;
  • la normativa che non impone ai portali un’azione di filtro e analisi critica dei numeri prima che vengano condivisi con il mercato;
  • la consolidata abitudine di impostare gli obiettivi di raccolta e di crescita non tanto in relazione alle effettive necessità di liquidità quanto piuttosto alla presunta capacità del mercato e delle aziende di raggiungere facilmente tali obiettivi.

In buona fede, le startup comunicano dei dati che rappresentano le migliori proiezioni possibili e che spesso non sono in linea con quanto realmente si potrà fare. Questo potrebbe in qualche modo influenzare il successo delle startup italiane nel breve e medio periodo.

Differenze nelle raccolte Pre-Seed, Seed e Round A

Altro dato molto interessante fotografato dal report riguarda la possibilità di raccogliere il massimo a seconda della fase di vita in cui si trova la startup. I round Seed valgono il 62% del totale degli investimenti effettuati tramite ECF nel periodo soggetto all’indagine, per una media per operazione pari a 494mila euro.
Chi effettua un round Seed (mediamente tra i 200mila e 1 milione di euro di raccolta) raggiunge in media il 100% dell’obiettivo massimo di raccolta pianificato, contro chi invece raccoglie un round Serie A (mediamente superiore a 1 milione di euro) che raggiunge in media l’88% dell’obiettivo massimo pianificato.

Chi effettua una raccolta Pre-Seed, infine, (solitamente inferiore ai 200.ooo euro) raggiunge in media solo il 53% dell’obiettivo massimo pianificato.

Chi effettua una raccolta Pre-Seed raggiunge in media solo il 53% dell’obiettivo massimo pianificato

Questa discrepanza nei quantitativi raccolti potrebbe dipendere dalla differenza negli obiettivi (più importanti man mano che la startup cresce) e dal fatto che un’emittente pre-seed di solito ha molti meno dati per convincere gli investitori rispetto a una società che sta già fatturando.

Alcuni dati metodologici

Per capire meglio i numeri condivisi dal report oggetto di questo articolo è bene precisare che per quanto riguarda le analisi di performance sono stati considerati i round completati con successo tra gennaio 2014 e dicembre 2019, di cui sono disponibili i dati attualizzati per almeno i primi tre anni successivi all’operazione di ECF, per un totale di 216 osservazioni su 298 complessive (pari al 72% del totale dei round effettuati nel medesimo periodo).

I dati condivisi sullo stato di salute riguardano le aziende, indipendentemente dal numero di round effettuati, che hanno concluso con successo almeno una raccolta di equity crowdfunding tra gennaio 2014 e dicembre 2019, di cui sono disponibili i dati attualizzati per almeno i primi tre anni successivi all’operazione di ECF, per un totale di 192 osservazioni su 274 complessive (il 70% del totale delle aziende considerabili).

Le analisi di performance e dello stato di salute per valutare il successo delle startup italiane coprono un arco temporale pari appunto ai tre anni successivi alla raccolta di ECF. Come primo anno di riferimento gli autori hanno considetato l’anno in cui è avvenuta la raccolta se questa risulta conclusa entro il 31 ottobre. Per saperne di più www.bizplace.it.

Diplomata al liceo classico e laureata in biotecnologie industriali, da 13 anni lavora nel mondo dell'editoria di settore online e su carta stampata. Collabora durante le fasi di ideazione e rilancio di prodotti editoriali e si occupa di correzione di bozze, editing e revisione di articoli, saggi e romanzi.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio