In pratica

Fattura sbagliata? Ecco come rimediare

Abbiamo commesso un errore durante la compilazione di una fattura? Ecco come correre ai ripari

La fretta è una cattiva consigliera. Molto spesso si dedica poco tempo alle questioni burocratiche perché troppo presi da aspetti che si ritengono più importanti. Così si tralascia di controllare la corretta compilazione della fattura. E a volte l’errore può nascondersi dietro l’angolo. Capita infatti di scrivere come prezzo dei prodotti 100 euro anziché 102, oppure di indicare l’Iva al 21% anziché al 22%.
In qualsiasi caso occorre subito rimediare alla fattura sbagliata, altrimenti possono essere problemi seri.

 

FATTURA NON SPEDITA

Se la spedizione della fattura non è già avvenuta, si può tranquillamente rimediare all’errore stralciando il documento sbagliato e compilandone uno corretto. Infatti ai fini fiscali le fatture si considerano emesse soltanto quando sono state spedite o consegnate al cliente.
Se quindi si era già stampata la fattura, ma ancora non effettuata la consegna, si può correggere al computer l’errore e ristampare il documento.

 

FATTURA SPEDITA

Se, invece, la fattura era stata già spedita al cliente, non ci si può limitare a correggere l’errore a video, ma occorre seguire un’altra strada.
In particolare, il corretto comportamento è diverso a seconda se l’importo sbagliato sia inferiore o superiore a quello reale.

  1. Nel primo caso (si è scritto in fattura un importo di 100 anziché di 200, pertanto è stata addebitata un Iva minore al cliente) c’è l’obbligo di emettere una fattura integrativa (chiamata nota di addebito) per la differenza tra i due importi (nell’esempio 100 euro), addebitando anche l’Iva che prima non era stata calcolata.
  2. Nel secondo caso (si è scritto in fattura un importo di 200 anziché di 100, pertanto è stata addebitata al cliente un’Iva maggiore di quella dovuta) si può emettere una nota di accredito per la differenza tra i due importi (nell’esempio 100 euro), stornando anche la maggiore Iva prima calcolata.

La nota di accredito ha una struttura simile alla fattura e deve essere emessa entro un anno dall’operazione a cui si riferisce, vale a dire entro un anno dalla consegna del bene o dalla prestazione del servizio.

 

DATA SBAGLIATA

Se gli importi della fattura sono corretti, ma è sbagliata la data o il numero progressivo ed è stato già spedito il documento al cliente, si può rimediare chiedendo direttamente al cliente di effettuare la correzione.
Per fare ciò si deve spedire una lettera scritta al cliente con la segnalazione dell’errore (per esempio numero progressivo 7 anziché 8, oppure data 7 settembre anziché 7 novembre) e la richiesta di sostituire nel documento l’indicazione sbagliata con quella corretta. Questa modalità può essere seguita soltanto quando l’errore non incide sull’importo della fattura o sull’Iva da versare.

 

LE SANZIONI

Se non si corregge l’errore si rischia una multa salata.Per esempio, nel caso di fattura con dati inesatti che non influenzano il calcolo dell’Iva (è il caso del numero progressivo del documento oppure del numero di partita Iva del cliente) la sanzione può variare da 258 euro a 2.065 euro, con una riduzione a soli 25,80 euro se l’errore viene corretto entro il termine di presentazione della dichiarazione Iva annuale.

Un errore in fattura può comportare multe fino a 2.065 euro.

Se invece l’errore riguarda il calcolo dell’Iva la sanzione può oscillare dal 100 al 200% dell’imposta non fatturata con un minimo 516 euro. La multa si riduce al 10% dell’imposta non fatturata (minimo di 51,60 euro) se l’errore è corretto entro il termine della dichiarazione Iva annuale.

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