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L’infografica animata corre sul web. Intervista a Racoon Studio

Scopro Racoon Studio attraverso i canali social di un’amica che condivide spesso le loro produzioni. Incuriosito, vado a dare un’occhiata al sito Web, scoprendo che questa piccola realtà milanese ha sfornato dei video per diversi brand come Juventus, Polaroid, Vans, Tim, Elica e tantissimi altri. A colpirmi sono soprattutto i video di animazione e una …

Scopro Racoon Studio attraverso i canali social di un’amica che condivide spesso le loro produzioni. Incuriosito, vado a dare un’occhiata al sito Web, scoprendo che questa piccola realtà milanese ha sfornato dei video per diversi brand come Juventus, Polaroid, Vans, Tim, Elica e tantissimi altri. A colpirmi sono soprattutto i video di animazione e una mini serie dal titolo accattivante “Mo te lo spiego”. Decido così di fare una chiacchierata con Riccardo Galimberti, socio fondatore.

Partiamo da una domanda banale (e soprattutto una mia curiosità). Vi chiamate Racoon ossia procione. Da dove nasce?

Quando con Pietro (Pietro Polentes è socio fondatore con Riccardo Galimberti di Racoon Studio Ndr) abbiamo deciso di buttarci in quest’avventura dovevamo, come tutti, trovare un logo e un nome che ci rappresentasse. La scelta è caduta su un animale, ma non volevamo una figura troppo nobile o troppo blasonata, anzi cercavamo un animale che rappresentasse al meglio la nostra attitudine e il nostro background. Abbiamo pensato subito al procione, che è un animale furbo, versatile e intelligente, capace di adattarsi alle situazioni e che sa cavarsela ovunque e comunque. Se non ha a disposizione il cibo in natura, trova le più ingegnose soluzioni pur di sopravvivere, come rovistare nella spazzatura: è uno che sa cavarsela, che viene dalla strada, un po’ come noi.

Questa è in sintesi anche la nostra filosofia aziendale, trarre sempre il meglio da ogni occasione. Inoltre ci piaceva molto anche il suono della parola in inglese: “racoon” e quindi il cerchio si è chiuso.

Oggi le immagini e i video sono diventati una forma di comunicazione essenziale per qualsiasi azienda, piccola o grande che sia. I termini quali: video virali, stories, youtuber, sono entrati a tutti gli effetti nel linguaggio di tutti i giorni. Come avete vissuto nella vostra professione questa accelerata nell’uso dei video come forma principale di comunicazione?

Abbiamo vissuto questo cambiamento in prima persona. Agli inizi della nostra carriera tutti i nostri lavori avevano come finalità la messa in onda in televisione, quindi la realizzazione dei video doveva tener conto delle dinamiche e dei tempi di questo mezzo. Pian piano il mercato si è spostato sul Web, dove tutto è cambiato. Basti pensare che solo una decina di anni fa le aziende investivano budget molto importanti nelle produzioni per realizzare poche campagne all’anno, ed erano necessarie settimane di lavorazione per la realizzazione del singolo spot di animazione, la cui messa in onda poteva durare diversi mesi.

Oggi i ritmi sono serrati. Molte aziende preferiscono creare un maggior numero di contenuti, probabilmente dedicando budget più ridotti. Ora per i video promozionali è impensabile parlare di mesi di programmazione: molto spesso i video vivono e muoiono nel “tempo di uno scroll” e i contenuti devono essere tantissimi.

Oggi per i video promozionali è impensabile parlare di mesi di programmazione: molto spesso i video vivono e muoiono nel “tempo di uno scroll” e i contenuti devono essere tantissimi.

La conseguenza è che oggi la produzione è diventata molto più veloce: grande quantità nel minor tempo possibile. Il rischio reale è quello di concentrarsi meno sulla qualità e il gusto visivo pur di stare nei tempi. Dal mio punto di vista questa è proprio la vera sfida: trovare nuove soluzioni per mantenere sempre uno standard alto nonostante le nuove variabili.

Io vivo ogni cambiamento in modo positivo. Il Web ha aperto nuovi scenari, la richiesta dei contenuti è aumentata esponenzialmente e si sono aperti nuovi mercati, credo che tutto questo possa essere vista come una grande opportunità per noi addetti ai lavori.

Ieri e oggi. Com’è cambiata la vostra professione? E come vedi il domani?

Il nostro mercato, parlo nello specifico del settore che produce contenuti di animazione e motion graphics a scopo pubblicitario, è giunto a un bivio. Da una parte troviamo la strada della standardizzazione, con contenuti a basso budget e con tempi di realizzazione ridotti all’osso, che per forza di cosa porteranno a un’omologazione delle produzioni. Tenderei a definirlo un mercato all’ingrosso. Dall’altra parte la strada delle eccellenze artigianali. Noi stiamo percorrendo questa. Il nostro obiettivo è la qualità. Vorremmo che il nostro studio fosse percepito come una sorta di sartoria, dove ogni progetto è costruito come un abito su misura per il cliente.

Parlando di animazione il confronto con l’estero è sempre dietro l’angolo. Come siamo messi in Italia?

Al momento direi molto bene. Nel nostro paese esistono numerose realtà che hanno realizzato lavori eccellenti che nulla hanno da invidiare all’estero, anzi. Ci sono numerosissimi studi che creano di continuo progetti spettacolari sia da un punto di vista artistico che tecnico, e che fanno da reference in tutto il mondo, e posso sinceramente dirmi orgoglioso di far parte di questa realtà.

Da dove nasce l’idea dei video “Mo te lo spiego?”

Da una necessità. Era il 2013 e stavamo vivendo un momento particolare dove sentivamo l’esigenza di tornare alle origini, di respirare nuovo ossigeno e di una boccata di linfa vitale. L’infografica animata, che se vogliamo può essere considerata come l’unione tra motion graphics e character animation, è stato il linguaggio che ha dato vita al nostro progetto più amato, la serie “Mo te lo spiego”. Lo scopo era di raccontare avvenimenti ed eventi di cultura popolare a nostro modo, con il nostro personale registro stilistico e col nostro tipo riconoscibile di storytelling, il tutto strappando un sorriso agli utenti e soprattutto promuovendo il nostro lavoro e lo studio. Oggi l’infografica animata è uno dei nostri pilastri portanti.

Tu insegni anche allo IED. Che sogni professionali hanno i tuoi studenti?

La maggior parte dei miei studenti ambisce a trasformare la propria passione in una vera professione, e riuscire a creare una carriera che abbia sempre il disegno e la creatività come punto di partenza del proprio lavoro.

Che consiglio ti senti di dare a un tuo studente?

Quello di non avere confini fisici e mentali. Valutare il mercato nella sua globalità. E non smetterò mai di porre l’accento sull’importanza della qualità, l’unica carta vincente in un settore in cui la concorrenza è veramente spietata. Credo fermamente che in ogni settore il lavoro ben fatto alla fine ripaghi sempre.

Il mio consiglio è di non porsi confini fisici e mentali. Valutare sempre il mercato nella sua globalità

Noi parliamo di startup. Quanto sono importanti i video per un’azienda che sta nascendo?

Sono fondamentali. L’avvento del concetto di startup e la nascita dei linguaggi video viaggiano sugli stessi binari e si alimentano a vicenda. Oggi il modo migliore per comunicare in maniera diretta agli utenti che cosa può offrire una nuova realtà aziendale è sicuramente il video, attraverso il quale spiegare l’attività. L’obiettivo deve essere quello di intrattenere spiegando, e questo è alla base dell’intento di “Mo te lo spiego”.

Il video è un mezzo diretto, veloce ed efficace per incuriosire un possibile cliente. A tal proposito, uno dei nostri ultimi lavori l’abbiamo realizzato proprio per una startup, Weople: la prima banca per investire, proteggere e recuperare valore dai nostri dati personali.

 

WEOPLE from RACOON_STUDIO on Vimeo.

Giornalista hi-tech e formatore. Dopo la laurea con tesi sulle relazioni on-line nel 2001, ha lavorato per una dozzina d'anni nel settore dell’editoria informatica (Computer Idea, Il Mio Computer e altri). Ha scritto 16 tra saggi e manuali su Internet, PC, smartphone e social (su tutti Facebook e LinkedIn) ed è direttore della collana "Fai da tech" di Ledizioni. Attualmente si occupa di formazione sui temi del digitale. Sito Web: www.gianluigibonanomi.com

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