Crowdfunding

Come capire se una startup è pronta per il crowdfunding

Quando una startup ha bisogno di fondi spesso l'unico modo per recuperarli è aprire il capitale e raccogliere tramite equity crowdfunding. Anche se si tratta di uno strumento accessibile a tutti, ci vogliono le carte in regola per usarlo bene.

Come capire se la tua startup è pronta per il crowdfunding? Il crowdfunding ha aperto interessanti opportunità per tutti gli imprenditori, attuali o aspiranti tali, che desiderano realizzare la propria idea di business. Avere una buona idea però (ovviamente) non è sufficiente a garantire il successo della raccolta su una piattaforma di crowdfunding.
Certo, una delle caratteristiche più interessanti del crowdfunding è che chiunque può almeno provare ad accedere a questa opportunità. Ma, sopratutto se parliamo di equity crowdfunding, sono necessarie tutta una serie di caratteristiche e documenti per raccogliere i fondi. Altrimenti un portale serio non prenderà mai in considerazione di ospitare la campagna.

La startup è pronta se ha tutti gli asset necessari

Alcuni aspetti tecnici molto importanti sono difficili da affrontare e richiedono l’aiuto di un professionista. Stiamo parlando ad esempio dello statuto  e di altri elementi per i quali è opportuno rivolgersi a un notaio, a un avvocato o a un commercialista competenti in materia. Vediamo invece quali sono gli elementi più legati al business di cui possono occuparsi, se ne hanno le competenze, direttamente i founder.

La cosa migliore da fare, in prima battuta, è quella di procedere con maggiore consapevolezza attraverso l’analisi di alcuni step preliminari. Condividiamone insieme cinque, quelli che consideriamo essere i più importanti.

Queste stesse domande che pubblichiamo di seguito vengono spesso fatte ai founder dai consulenti della piattaforma incaricati di valutare il progetto di business e le sue possibilità di intercettare l’interesse dei potenziali investitori. Se non ci si prepara prima, saranno loro a drecretare che la startup pronta non lo è…

1.Il Business plan è redatto nel modo corretto?

La prima cosa che bisogna chiedersi è se il business plan è pronto e condivisibile, sia con dei professionisti sia con persone che non si intendono del settore nello specifico ma potrebbero desiderare di investirci dei fondi. Per una campagna di crowdfunding di successo, infatti, è fondamentale raccontare in modo chiaro, preciso e con tanto di numeri quali sono i dettagli dell’offerta.

Le persone interessate, infatti, devono poter comprendere in che cosa stanno investendo e per quale motivo. Il business plan serve a comunicare perché e come un’indea imprenditoriale arriverà al successo e in quale modo si svilupperà grazie ai fondi raccolti.

Molto spesso le startup che affrontano la loro prima campagna di equity crowdfunding sul web non hanno ancora fatturato, lo sappiamo bene. Ma nel business plan possono andare a raccontare nel dettaglio chi sono i loro clienti potenziali, le dimensioni del mercato, le eventuali partnership che si potrebbero creare eccetera. Qui mettiamo a disposizione la prima puntata di una guida proprio sul business plan.

Il business plan, oltre a essere molto chiaro da capire perché la crowd è composta da persone molto diverse tra loro, dovrebbe sempre essere anche graficamente bello e curato. Se non c’è un business plan, meglio metterlo a punto prima di contattare un portale di equity crowdfunding. Stessa cosa se il business plan è un insieme disordinato di fogli poco coerenti tra loro.

Mai proporsi per raccogliere fondi in crowdfunding senza una business plan curato nel dettaglio

2.Cosa rende unica la tua offerta?

Una startup pronta ad aprire il capitale deve necessariamente essere in grado di spiegare ciò che rende unico il prodotto o il servizio offerto. Non si tratta di un di più ma di qualcosa di essenziale per avere successo, sia quando si fa crowdfunding sia quando (più in generale) si vende qualcosa.

Senza Unique Selling Proposition e senza un messaggio che differenzi la startup rispetto ai concorrenti, il rischio di confondersi nella massa e fallire la raccolta diventa molto alto. Quindi bisogna chedersi sotto quali punti di vista il business della startup è diverso dai principali concorrenti del settore, a meno che non si tratti di un Blue Ocean Market. Quando si opera in Blue Ocean Market è comunque fondamentale esplicitarlo e dire chiaramente che concorrenza non ce n’è e perché il prodotto o il servizio sono nuovi.

Una volta delineati i contorni della Unique Selling proposition bisogna esercitarsi a raccontarla in modo comprensibile sia con poche parole sia con discorsi più articolati. Gli investitori avranno moltissime domande in proposito. E ancora prima degli investitori le avranno i professionisti della piattaforma.

3.Quali sono le dimensioni del mercato?

Durante le campagne di crowdfunding, e in particolar modo in quelle di equity crowdfunding, è ben probabile che vi sia la partecipazione di qualche investitore che desidera “scommettere” sul business, partecipando con una quota non marginale. Tuttavia, in termini numerici, una buona parte degli investimenti arriverà da persone interessate ad acquistare il prodotto o a usare il servizio. Proprio all’interno della community di investitori si trovano spesso i primi clienti, o viceversa. Per quelle startup che hanno già iniziato a fatturare sono i primi clienti, gli early adopter, che potrebbero scegliere di investire per consentire all’azienda di continuare con la sua offerta. Tra le startup di cui abbiamo parlato su queste pagine Carne Genuina, ad esempio, ha trovato tanti investitori tra i suoi clienti.

Più in generale, qualunque business che voglia avere le carte in regola per andare avanti dovrebbe sempre conoscere la dimensione del suo mercato. Sapere cioè quanti sono i suoi clienti potenziali. Le questioni da porsi per circostanziare il tema sono molte. Ad esempio:

  • la domanda per quello specifico prodotto è già sviluppata?
  • Come viene soddisfatta dai concorrenti?
  • Oppure la domanda è latente e non ancora pienamente esplicitata?
  • In quest’ultimo caso come stimolare la domanda latente?

Tutte queste informazioni vanno sempre aggiunte al business plan.

Una buona parte degli investimenti arriverà da persone interessate ad acquistare il prodotto o a usare il servizio

4.Di quanti soldi ha bisogno la startup?

Non esistono, in linea di massima, obiettivi predeterminati per le campagne di crowdfunding o di equity crowdfunding, applicabili in modo uniforme a tutte le idee di impresa che desiderano attingere risorse in questo modo.

Piuttosto è fondamentale domandarsi di quanti soldi la società ha realmente bisogno per dare forma al progetto e portarlo avanti negli step subito successivi. Bisogna anche capire se ci sono strumenti alternativi o complementari (oltre al crowdfunding) per soddisfare il fabbisogno finanziario.

Calibrare attentamente le modalità con cui si può colmare il gap finanziario è una delle chiavi di successo del progetto di crowdfunding e di startup. Chiedere troppo o troppo poco sono entrambi errori che portano al fallimento della campagna e in diversi casi anche della startup stessa. Perché si rischia di diluirsi troppo cedendo un numero eccessivo di quote. Oppure di ritrovarsi, dopo tanta fatica, a non avere i soldi sufficienti a mantenere le promesse fatte agli investitori.

5.Cosa puoi offrire agli investitori?

A meno che non si stia realizzando una campagna di crowdfunding basata sulle donazioni, gli investitori si aspettano sempre qualcosa in cambio del loro sostegno. Nel caso dell’equity crowdfunding parliamo di quote, in quello del lending di una restituizione dei fondi con gli interessi, mentre in ambito reward crowdfunding ci vuole una ricompensa, che spesso è il prodotto o un abbonamento al servizio.

Prima della campagna è importante comunicare con gli investitori per raccontare le qualità uniche della startup e risolvere tutti i loro dubbi. Dopo la campagna, a fondi raccolti, è doveroso continuare a comunicare con chi ha investito per dare aggiornamenti costanti sugli sviluppi del business. In questa seconda fase c’è spesso un sostegno da parte del portale di crowdfunding (ma non sempre).

Startup pronta oppure no

Chi è in grado di rispondere compiutamente a queste domande, probabilmente è founder di una startup pronta ad affrontare il difficile percorso che porta al successo di una campagna di crowdfunding. A patto che siano pronti anche i documenti tecnici e che gli aspetti legali siano stati verificati da qualcuno di competente.

C’è una consapevolezza molto importante da “portarsi a casa”: gli errori che si possono commettere prima, dopo e durante una campagna di equity crowdfunding sono moltissimi, soprattutto in termini di comunicazione, ed è importante conoscerli per evitare di fare passi falsi.

In caso contrario, meglio aspettare, continuando a sviluppare l’idea e gli asset necessari. Ricordiamoci infatti che una campagna fallita costituisce una vera e propria “macchia” nella storia della startup. Macchia che può mettere l’azienda in difficoltà ogniqualvolta andrà a chiedere fondi a potenziali investitori, che si tratti della crowd oppure no.

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